Le statue più strane di sempre
Le statue più strane di sempre
Disseminate nelle piazze, nei musei e nei parchi di tutto il mondo, possiamo ammirare alcune delle statue più strane di sempre
Realizzate con svariati materiali e tecniche, testimoniano l’estro smisurato di alcuni artisti, che forse eccedono di creatività. Troviamo personaggi del passato, scene drammatiche oppure divertenti, oggetti giganti e tanto altro che ha come scopo principale probabilmente quello di stupire i passanti lasciandoli letteralmente esterrefatti.
Proviamo conoscerne qualcuna più da vicino!


“Le Pounce” – Le statue più strane di sempre
Le Pounce è un pollicione alto 12 metri opera dell’artista di origine francese Cèsar Baldaccini. L’opera è decisamente stravagante e fa bella mostra di sé in uno dei quartieri più rinomati e frequentati di Parigi, La Défence. Realizzata nel ’65, la scultura (per la quale l’autore ha utilizzato un calco del proprio pollice successivamente ingrandito) è un omaggio all’anatomia umana e, al contempo, simbolo di forza e di potere.


Monumento dedicato a Charles Joseph La Trobe
Nel centro di Melbourne, in Australia, si trova una delle sculture in assoluto più strane del mondo: è un monumento dedicato a Charles Joseph La Trobe, politico britannico e primo Governatore della colonia di Victoria, che ha una particolarità: è capovolto.
A dispetto della figura tradizionale, infatti, la statua, provvista di un’enorme base di marmo, poggia interamente sulla testa ed è sicuramente, per la stravaganza dell’idea, uno dei monumenti cardine dello Stato di Victoria.


The Business Man
Decisamente fuori dagli schemi, la scultura dal titolo The Business Man, collocata nel muro di Ernst and Young, un network di Los Angeles che si occupa di servizi professionali, di revisione e di organizzazione contabile, è senza dubbio una delle più strane ed originali di sempre. Raffigura un uomo d’affari in giacca, cravatta e ventiquattrore, con la testa incastrata nel muro: è evidentemente in preda alla disperazione. L’opera, nata dal talento artistico di Terry Allen in collaborazione con il poeta Phillip Levine, è stata creata negli anni Ottanta in un clima politico ed economico instabile: la scultura, infatti, rappresenta la pressione cui erano sottoposti sia i dirigenti che gli impiegati delle grandi organizzazioni bancarie statunitensi.


“Il Leccaculo”
Artista ribelle, provocatorio e controverso, David Černý ha lasciato la sua firma ovunque a Praga e le sue opere irriverenti e satiriche sono assolutamente da vedere. E’ nel piccolo giardino della Galerie Futura che si può ammirare Brown-Nosers, ovvero “Il Leccaculo”. Salendo sulla scala e guardando all’interno, capirai cosa rende questa installazione così provocatoria.
Poi ci sono i Giardini di Bomarzo, nella provincia di Viterbo, a nord di Roma, più comunemente chiamato Parco dei Mostri di Bomarzo. Qui possiamo ammirare tante sculture bizzarre che rimandano ad immagini di mostruose creature.


L.O.V.E
L.O.V.E, di Cattelan, acronimo di libertà, odio, vendetta, eternità è diventato uno dei simboli di Milano. Situata nel cuore della città, in Piazza Affari, di fronte al Palazzo della Borsa costruito durante il periodo fascista, è da interpretare come denuncia al capitalismo, metafora del fascismo attuale. Da notare inoltre che non si tratta di un dito medio, ma di un saluto fascista con le dita tagliate. Davvero geniale.


Vaartkapoen
Vaartkapoen è l’opera di Tom Frantzen e risale al 1985: è una delle statue più strane di Bruxelles. Raffigura un uomo mentre sbuca da un tombino facendo inciampare un poliziotto, in una scena che ha il sapore di una gag comica. Il nome Vartkapoen significa letteralmente “la canaglia del canale” e incarna lo spirito anarchico di Bruxelles che ha la meglio sull’autorità. Il poliziotto è stato soprannominato “Agente 22”, in onore all’Agente 15 creato dal fumettista belga Hervé. La statua si trova un po’ fuori dal centro storico, in piazza Sainctelette.


Scarpe lungo il Danubio
Scarpe lungo il Danubio è un monumento all’Olocausto toccante e suggestivo, inquieto e devastante per tenere viva la memoria dell’orrore. La scultura illustra 60 paia di scarpe in ghisa allineate su 40 metri. L’opera, realizzata dal regista Cam Togay insieme allo scultore Gyula Pauer si trova sulla sponda del Danubio dalla parte di Pest e ricorda il massacro da parte delle milizie del Partito delle Croci Frecciate, che collaborò con i nazisti per la deportazione e l’uccisione di migliaia di ebrei ungheresi. Dopo avergli fatto togliere le scarpe, considerate merce di valore, uomini, donne e bambini venivano sparati e gettati nel fiume.


The Klepies – Le statue più strane di sempre
Per realizzare The Klepies, Andy Scott ha impiegato nove anni e l’effetto “Wow” è sorprendente: due enormi teste di cavallo alte 30 metri e pesanti 600 tonnellate, ispirate a due veri cavalli Clydesdale. Le luci colorate all’interno dell’acciaio esaltano la bellezza del paesaggio scozzese. Il Kelpie è uno spirito acquatico della mitologia celtica che assumerebbe la forma di un cavallo bianco. Secondo l’artista queste creature sono i detentori della tradizione scozzese: un mondo fatto di leggende che si perdono nell’alba dei tempi.


Freedom – Le statue più strane di sempre
Un inno alla libertà intesa come raggiungimento di uno scopo attraverso la creatività. L’autore, Zenos Frudakis, sostiene di aver creato l’opera in seguito a una difficile situazione personale, ma il suo messaggio è certamente universale. Chiunque può rispecchiarsi in questa monumentale scultura che ispira ad esprimere la propria vera natura. Realizzata in bronzo, l’opera illustra i quattro stadi che un essere umano deve attraversare prima di realizzare il suo obiettivo. Un processo evolutivo per ritrovare un’identità rimasta sepolta sotto le convenzioni sociali e turbe psicologiche.
Ancora lungo potrebbe essere l’elenco, perché sono innumerevoli gli esempi di tali stranezze, che poi, chi ha stabilito cos’è la normalità? Bhe, meglio non addentrarsi troppo in questi interrogativi dal sapore filosofico. E godiamo invece dello stupore infantile che viene rievocato in chi s’imbatte in queste strabilianti creazioni.
Articolo di Antonella Graziano