Bacco nella storia dell’arte

Bacco: tra mito e storia

Bacco nella storia dell’arte: Si sa, sin dall’antichità, la vite, il grano e l’ulivo hanno accompagnato coi loro frutti, la storia dell’essere umano.

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E l’uomo classico ha saputo identificare la vite, l’uva e il vino, nella figura di Dioniso-Bacco, il suo protettore e principale incarnazione.

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Per onorarlo di questi vitali alimenti, si sono tramandati a tal proposito, nel corso dei secoli, miti pervenutici sino ad oggi, anche attraverso le fonti artistiche.

Grazie ad artisti come Leonardo Da Vinci, Michelangelo Buonarroti, Caravaggio infatti, possiamo ammirare il dio Bacco, nelle sue grazie più perfette.

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Origini.

Bacco nella storia dell’arte: Originariamente identificato come un dio arcaico della vegetazione, chiamato Liber Pater, successivamente gli furono associati come segni identificativi l’estasi, il vino, l’ebbrezza e la liberazione dei sensi.

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Dio dalla doppia natura (e scopriremo dopo il perché), multiforme nella sua essenza, maschile e femminile, animale e divinità, tragico e comico. Dioniso incarna, con il suo delirio mistico, il mistero animalesco primordiale insito nell’uomo.

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La nascita di Bacco.

Bacco nella storia dell’arte: Tante sono le storie intorno alla nascita di Dionisio, tra loro intricate e contrastanti.

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Infatti, sebbene il nome di suo padre, Zeus, sia all’unisono confermato da tutte le teorie, quello della genitrice, migra dalle diverse interpretazioni degli autori mitografi. Demetra, Io, Lete, Dione, Persefone, questi sono alcuni dei tanti nomi che vengono citati.

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Noi rimaniamo fedeli però, alla versione più celebre del mito, quella che vede Bacco figlio di Zeus e Semele (i cui genitori erano Armonia e Cadmo, re di Tebe).

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Secondo altre fonti invece, il padre degli dei, raccolti i resti del corpicino di Zagreo, generato dal fratello Ade e dalla nipote Persefone e ucciso dai Titani, cucinò il cuore del fanciullo in un brodo che fece bere alla giovane Semele, sua amante.

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Questo ennesimo tradimento di Zeus non rimase un segreto ed Era, sua consorte legittima, adirata, si vendicò su Semele, instillando invidia nelle sorelle della giovane, la quale, incinta, subì le loro angherie, criticandone il fatto che fosse già incinta di ignoti e non sposata, per questo motivo di vergogna.

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Bacco nella storia dell’arte: Nel mentre, la regina degli dei, approfittando di questi contrasti, assunse l’aspetto di Beroe, la vecchia nutrice di Semele, la quale si confidò sulla paternità del bambino. L’anziana mise in guardia la giovane, consigliandole di chiedere all’amante di rivelarle la propria identità, smettendo di ingannarla. Così accadde.

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Come previsto, Zeus tornò da Semele per unirsi ancora una volta con lei e questa, ricordando l’ammonimento della nutrice, pregò il dio di dirle il suo nome. Il padre degli dei si rifiutò e di conseguenza la giovane gli negò di giacere con lei.

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Infuriato, Zeus, manifestò la sua potenza tra fulmini e folgori, tanto che incenerirono Semele.

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Gea, la Terra, impietosita della fanciulla, fece crescere intorno al feto dell’edera fresca, feto che Zeus strappò dal grembo della madre e cucì nella propria coscia. Tre mesi dopo, nacque Dionisio, che significa letteralmente ‘’nato due volte’’ o ‘’fanciullo dalla doppia porta’’ e venne affidato alle Iadi, ninfe dei boschi che crebbero amorevolmente il piccolo, come rappresenta il pittore francese Jacques François Courtin nel suo Dionisio consegnato alla ninfa Nisa.

Bacco nella storia dell'arte
Dionisio consegnato alla ninfa Nisa

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Bacco nelle rappresentazioni artistiche di Michelangelo, Leonardo e Caravaggio

Bacco nella storia dell'arte
Bacco – Michelangelo

La scultura marmorea michelangiolesca

Bacco nella storia dell’arte: Databile al 1496-1497, il Bacco di Michelangelo è conservata nel Museo nazionale del Bargello a Firenze.

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Una delle poche opere michelangiolesche dal soggetto profano, venne commissionata dal cardinale Raffaele Riario durante il primo soggiorno romano di Michelangelo, il quale dimostrò una notevole destrezza facendo suoi gli stilemi della statuaria classica, realizzando un’opera a tutto tondo di dimensioni leggermente maggiori del normale.

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Però l’opera venne rifiutata dal cardinale che trovò in Jacopo Galli il suo nuovo acquirente. Successivamente, tra il 1571 e il 1572, la statua passò a Francesco I de’ Medici, destinata alle raccolte granducali degli Uffizi, spostata poi al Bargello col riordino delle collezioni di scultura verso il 1865.

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La statua rappresenta Bacco ebbro, che, barcollante, tiene una coppa mentre, dietro di lui, seduto su di un tronco, un piccolo satiro, ruba l’uva che il dio pagano ha nella mano sinistra.

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Il dettaglio del satiro, spinge lo spettatore a osservare l’opera nella sua interezza e questa minuzia scultorea, venne ampiamente lodata da tutti gli scultori del tempo, per il grande realismo con cui sono stati rappresentati i personaggi.

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Realismo ulteriormente sottolineato dagli attributi di un’acerba virilità sensuale, dal volto espressivo, dai dettagli della pelle di tigre o di leopardo (animali cari a Bacco), dalla coppa decorata, e dalla ghirlanda di foglie di vite e di grappoli d’uva che gli cingono il capo.

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Bacco nella storia dell'arte
Bacco – Leonardo

Leonardo e Bacchus

Bacco nella storia dell’arte: Dipinto su un precedente San Giovanni Battista, questo Bacco è un olio su tavola trasportato su tela attribuito al genio toscano e alla sua bottega, databile tra il 1510 e il 1515, oggi conservato al Louvre di Parigi.

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Sicuramente nata come San Giovanni Battista nel deserto, in un momento non testimoniato da fonti, alla corte francese, venne trasformato nel dio pagano, forse per rispondere a quelle novità che Leonardo introdusse nella sua cifra stilistica.

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Infatti, fino al 1695 circa, i cataloghi presentava l’intitolazione cristiana St. Jean au desert che poi fu sostituita da quella pagana, Bacchus dans un paisage.

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Per avvalorare il soggetto mitologico e dare, in un certo senso lustro, alla figura rappresentata, nella seconda metà del Seicento vennero aggiunte delle foglie di vite, un tirso e forse la pelle di pantera al posto della pelliccia in pelo di cammello tipica del santo eremita.

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Circa l’autografia del dipinto invece, è sempre stata oggetto di teorie contrastanti: figurano nomi di vari allievi e seguaci per la stesura pittorica, ma sull’ideazione della composizione e la particolare resa cromatica e chiaroscurale è universalmente accettata come matrice puramente leonardesca.

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Il protagonista dell’opera è un giovane seminudo, seduto su una roccia con le gambe accavallate, coperto da un perizoma di pelliccia, che si staglia su uno sfondo colmo di alberi nodosi e un cervo che richiamano il mito della sua nascita.

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Col braccio sinistro regge il tirso (un bastone nodoso) e con la mano destra lo indica, mentre rivolge allo spettatore uno sguardo scrutatore.

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Bacco nella storia dell'arte
Bacchino malato – Caravaggio

Caravaggio, Bacchino malato e la Prefigurazione di Cristo

Bacco nella storia dell’arte: Il Bacchino malato è un olio su tela, databile, secondo ultime ricerche, al 1596-1597, oggi conservato presso la Galleria Borghese.

L’autore è forse una delle personalità più controverse della storia dell’arte, Caravaggio.

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Quest’opera fu realizzata da Caravaggio, assieme al Fanciullo con canestro di frutta, presso la bottega di Giuseppe Cesari, meglio conosciuto come il Cavalier d’Arpino, altro grande pittore di successo di quel periodo.

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Infatti, entrambi i dipinti rimarranno nella bottega di Cavalier d’Arpino fino a quando, nel 1607, per motivi fiscali, entrambi i dipinti furono requisiti dagli emissari di Papa Paolo V e consegnati al nipote del papa, accanito collezionista d’arte, il cardinale Scipione Caffarelli-Borghese.

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Il titolo del dipinto è dovuto all’aspetto emaciato del soggetto che, secondo alcuni studi, sarebbe un autoritratto dello stesso Caravaggio, eseguito durante la sua convalescenza in seguito al ricovero presso l’ospedale della Consolazione, avvenuto, parrebbe, per una ferita alla gamba procuratasela a causa di un cavallo.

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È chiaro come il Merisi poté autoritrarsi: per mezzo di uno specchio. Siracconta infatti, che dal suo inventario, datato 1605, Caravaggio possedesse numerosi specchi.

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Ogni modo, le teorie che aleggiano intorno alla figura di questo Bacchino malato sono molteplici. Primo fra tutti, quella dello studioso Maurizio Calvesi, il quale ha individuato nel dio pagano una prefigurazione di Cristo, per via dell’iconologia dell’uva, uno dei simboli della Passione.

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Ma non solo. La posa michelangiolesca, quella della gamba piegata e sollevata o divaricata, assumerebbe il significato di rinascita, ma anche di vittoria e trionfo. È evidente quindi, che il trionfo in questione sarebbe quello del dio-Cristo sulla malattia e la morte.

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Una sorta di “resurrezione” appunto. Questa iconografia però, potrebbe anche richiamare alla condizione dell’artista, che ricordiamo ferito e ammalato, vincitore sulla grave condizione cui era.

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Quindi una sorta di resurrezione in chiave profana.

Ritrarsi nei panni della divinità classica significherebbe perciò,

riaffermare la propria individualità e alla voglia di ritornare ai piaceri della vita: Dionisio, dio dell’ebrezza orgiastica, dell’anarchia,

dell’abbandono senza freni ai sensi che va ad abbandonare quegli acini marciti che figurano nel grappolo di uva gialla, stretta nella mano destra.

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Collochiamo il Bacchino malato alla prima attività pittorica di Caravaggio a Roma,

in cui la descrizione naturalistica del soggetto umano o del soggetto naturale erano i protagonisti indiscussi della sua cifra stilistica.

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Bacco nella storia dell'arte
Bacco – Caravaggio

Caravaggio e il trionfo come Bacco

Realizzato tra il 1596 ed il 1598, Bacco è un altro dipinto realizzato da Caravaggio, conservato agli Uffizi di Firenze.

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L’opera fu commissionata dal cardinale Francesco Maria Bourbon del Monte, ambasciatore mediceo a Roma e protettore del Caravaggio,

per regalarlo a Ferdinando I de’ Medici in occasione della celebrazione delle nozze del figlio Cosimo II.

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Il soggetto del dipinto, come si può intuire, è nuovamente Bacco.

Seduto su una specie di triclinio, il giovane dio è coperto da un lenzuolo in forma di tunica che scopre parte del torso. In mano, in gesto offerente, porge una coppa di vino, probabilmente appena versato, visti i dettagli che si propagano nel liquido rosso scuro.

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Il volto è più paffuto e colorito, e offre un’immagine di salute e abbondanza rispetto al Bacchino malato precedentemente analizzato.

Le interpretazioni intorno al dipinto sono differenti.

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Una prima teoria potrebbe essere di matrice omosessuale,

in quanto alcuni studiosi hanno notato delle somiglianze di Bacco con il ritratto di Antinoo, l’amato di Adriano. Da qui, si richiamerebbe al rapporto tra Caravaggio e il modello, Mario Minniti.

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Per altri, invece, ancora una volta, è vedere nel dio pagano Cristo redentore che offre il vino come suo sangue, simbolo di sacrificio e redenzione. Non è azzardato infatti, pensare che Caravaggio concepisse Gesù come di un “grappolo d’uva” che viene “torchiato” e rinasce come vino.

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Tale influenza verrebbe dai testi del Comaini che in Bacco, vedeva anche lo Sposo del Cantico dei Cantici, dai capelli ricci e scuri.

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Questo richiamo cristiano, è sottolineato dal fiocco tenuto nella mano destra dal giovane,

in corrispondenza dell’ombelico, l’onfale del mondo che unisce Dio all’uomo, nobilitandolo a punto di comunione tra il divino, la natura e il terrestre.

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Articolo di: ANTONELLA BUTTAZZO

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