I segreti della Cappella Sistina
I segreti della Cappella Sistina
I segreti della Cappella Sistina: La Cappella Sistina fa parte delle cappelle del Palazzo Apostolico.
La cappella si trova nella Città del Vaticano, dove risiede ufficialmente il Papa. Inizialmente fu la cappella del forte vaticano chiamata “Cappella Magna” e solo in un secondo momento, acquisirà il nome di “Cappella Sistina”. Da allora viene utilizzata per i riti più solenni del mondo cattolico e per le cerimonie papali.
Per i restauri e il rifacimento vengono chiamati numerosi pittori con il compito di eseguire le varie opere. Su tutti spiccano i nomi di Sandro Botticelli, Pietro Perugino, Pinturicchio, Domenico Ghirlandaio e Michelangelo.
Sulla sinistra dell’altare, vi sono 6 scene sulla vita di Mosè mentre a destra 6 episodi sulla vita di Gesù oltre ai ritratti dei papi. In opposizione all’altare, si trova la Resurrezione e la contesa tra angeli e demoni per il corpo di Mosè.
I segreti della Cappella Sistina: In particolare, Michelangelo si occupa della decorazione della volta della cappella e del Giudizio Universale affrescato sul muro dell’altare. Grandiose le dimensioni della Cappella: 40m di lunghezza, oltre 13m di larghezza e 21m alla sommità della volta.
Papa Sisto IV, morto nel 1484, non vedrà il rifacimento completo della Cappella Sistina avvenuto verso la metà del 1500, tra numerose vicissitudini.
Perché la Cappella Sistina si chiama “Sistina”?
In origine, la Cappella si chiamava “Cappella Magna” perché era la Cappella più importante del Palazzo Apostolico. Tra il 1475 e il 1481, papa Sisto IV della Rovere, uomo astuto, di grandi ambizioni e molto colto, dedito alla lettura dei libri e dell’arte, decide di intervenire sulla Cappella. Così, egli vuole iniziare una grande opera di ricostruzione e decorazione della “Cappella Palatina”, la quale, costruita nel Medioevo, versava ormai in gravi condizioni. Ed è proprio da papa Sisto IV che la cappella eredita il nome di “Sistina”.


Michelangelo era un pittore o uno scultore? – I segreti della Cappella Sistina
La vera passione di Michelangelo era la scultura e non la pittura.
L’artista, dopo aver rifiutato più volte l’incarico, accettò di lavorare perché chiamato direttamente dal Papa.
A consigliare questa scelta al Papa è stato Bramante il quale conosceva molto bene le difficoltà di Michelangelo nella pittura e, di conseguenza, un cattivo lavoro avrebbe permesso all’amico Raffaello di entrare nella cerchia del Pontefice.
Michelangelo però, si trovò davanti ad un altro problema che era quello della costruzione dei ponteggi per raggiungere l’altezza di 21 metri. Chiese dunque consiglio a Bramante il quale propose una soluzione abbastanza curiosa: creare una struttura attaccata al soffitto. Questo gli avrebbe dato l’opportunità a Bramante di concludere i lavori chiudendo i buchi provocati dalla struttura. Michelangelo però capì che l’idea di Bramante non lo agevolava e quindi decise di proseguire per la sua strada creando un ponteggio mobile in legno. Tale invenzione si rivelerà talmente efficace da essere utilizzato anche in altre circostanze.


Cosa si nasconde di segreto nel “Giudizio universale”?
I segreti della Cappella Sistina: Dopo diverse vicende, papa Paolo III Farnese confermò a Michelangelo l’incarico per il rinnovamento della parete dietro l’altare.
Nasce così il Giudizio Universale affrescato tra il 1536 e il 1541. Una magnifica opera che presenta una struttura a spirale e, al centro, Cristo giudice e Maria.
Pur essendo un’opera con temi dottrinali di forte sentimento religioso, Michelangelo non rinuncia alla rappresentazione di figure nude. Queste immagini, all’interno dell’opera, diventano un mezzo indispensabile per manifestare la resurrezione della carne.
Ecco ad esempio che in alto a destra, vi sono delle figure nude di uomini e donne ritratti in atteggiamenti molto affettuosi, così come un giovinetto intento a baciare la barba di un anziano.
Michelangelo ha dipinto quell’opera in età avanzata e non aveva più problemi nell’esprimere con tutta libertà la sua posizione in materia sessuale.
E poiché l’artista sapeva molto bene che un episodio del genere sarebbe stato giudicato scandaloso per il mondo cristiano dell’epoca, si è preoccupato di nasconderlo con cura per non essere scoperto.


Michelangelo e il cervello di Dio
Non vi siete mai accorti che lo sfondo di Dio creatore assomiglia a un cervello?
Il primo a notare ciò è stato un chirurgo ebreo americano, il neurologo Frank Meshberger. Egli sostiene che la figura corrisponde alla sezione sagittale della corteccia cerebrale. Inoltre, Frank, ha descritto, con minuzia di particolari, la perfetta somiglianza: il lembo di stoffa verde corrisponde con l’arteria vertebrale mentre la gamba dell’angelo divide l’ipofisi anteriore da quella posteriore.
Michelangelo, oltre ad essere un pittore di grande fama, era appassionato di anatomia. Questa sua inclinazione, lo portava a riprodurre parti del corpo nei suoi dipinti.
In questo caso, però, il cervello non rappresentava soltanto una parte del corpo ma era considerato come il bene più prezioso, il dono di Dio per eccellenza.
In tutto ciò non dimentichiamo la grande influenza che la filosofia neoplatonica esercitava sugli artisti di quell’epoca. Michelangelo conosceva molto bene le idee di Marsilio Ficino e, nella sua opera, sono riflessi i pensieri del filosofo e umanista dell’epoca. Nei suoi pensieri la bellezza era intesa come un modo per elevarsi a Dio e l’intelletto umano non è nient’altro che l’immagine di quello divino. È quindi possibile che Michelangelo abbia voluto equiparare il dono dell’intelletto a quello dell’anima.
Teniamo inoltre presente che la filosofia neoplatonica sostiene che nessun insegnamento può essere trasmesso attraverso concetti ma deve essere raggiunto per intuizione. E il concetto di Dio è talmente grande da essere colto dalla mente dell’uomo solo creando delle immagini per cercare di intuirne il concetto.
Qui, dunque, Michelangelo trasmette al visitatore l’immagine di Dio attraverso la creazione del cervello.


Dove si trova il ritratto di Michelangelo nella Cappella Sistina?
Guardando la figura centrale di Gesù nell’atto di giudicare, leggermente spostato a destra verso il basso, si vede una figura che tiene in mano la propria pelle: chi è? È san Bartolomeo, uno dei dodici apostoli.
È rappresentato mentre, con una mano, tiene il coltello che è lo strumento con il quale è stato scuoiato vivo e nell’altra tiene la pelle che gli è stata tolta.
E proprio sulla pelle strappata c’è l’autoritratto di Michelangelo. Molte sono le ipotesi che circolano su questa immagine: la prima è che tale immagine sia dettata dall’età avanzata di Michelangelo che rende più difficile portare a termine il dipinto aggravato anche dal momento di profonda crisi spirituale che sta vivendo.
Per altri, invece, il volto di san Bartolomeo incarna quello dello scrittore Pietro Aretino, un grande nemico di Michelangelo. Fra i due non scorreva buon sangue a tal punto che avrebbero litigato anche sul Giudizio Universale. Quindi, secondo questa versione, l’artista si sarebbe raffigurato sulla pelle strappata per simboleggiare gli attacchi che Aretino avrebbe condotto nei suoi confronti fino a “spellarlo vivo”.


Perché la Cappella Sistina è piena di simboli cabalistici?
Sono molti gli esempi di simboli legati alla mistica ebraica e alla Cabala, un complesso di dottrine ebraiche mistiche ed esoteriche. La Cabala, ha la funzione di portare alla luce il significato nascosto della Bibbia ebraica anche attraverso lo studio dei numeri, considerati la lingua della Creazione. E Michelangelo si è divertito a disseminare lungo tutta la Cappella Sistina una serie di allusioni al mondo ebraico. Già il profilo della Cappella ci riporta alla mente il profilo delle Tavole della Legge consegnate da Dio a Mosè, fulcro della storia degli ebrei. Alcuni studiosi hanno notato che le misure della Cappella Sistina coincidono con le misure e le proporzioni del leggendario tempio del Re Salomone, situato in Gerusalemme. L’uguaglianza delle misure, indicate con precisione nell’Antico Testamento, servono forse per trasmettere il messaggio che il Papa è il diretto erede della saggezza e sapienza di Salomone.


Inoltre si ritrovano numerose lettere ebraiche come la ghimel (ג) rintracciabile nell’episodio di Davide e Golia o la Chet (ח) nella scena di Giuditta. Le gambe e le dita di Giona, invece, formano il numero cinque come i cinque libri del Pentateuco che componevano la Torah, la Legge per gli ebrei. Perché? Molto probabilmente Michelangelo ha raffigurato tale simbologia perché influenzato dalle conoscenze di Marsilio Ficino, il filosofo neoplatonico molto vicino all’artista.
La Cappella Sistina: un’opera che merita di essere visitata. È la Bibbia dei poveri che ha permesso a tantissimi fedeli analfabeti di quell’epoca di conoscere il progetto di salvezza di Dio attraverso la lettura delle immagini.
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articolo di: CANTI FRANCA