Segreti e curiosità sulla Gioconda
Tra il 1503 e il 1504, Leonardo da Vinci dipinge il ritratto che diventerà il più famoso in tutto il mondo: la Gioconda. L’opera, realizzata con la tecnica a olio su tavola di legno di pioppo, nel corso dei secoli è stata più volte replicata con varie tecniche e riadattata anche in pose ironiche. Dietro a questa opera si celano segreti e curiosità amplificando l’alone di mistero che avvolge il ritratto. Ed è proprio di alcune di queste curiosità e di altro ciò di cui voglio parlarvi oggi.


La Gioconda era malata?
Tanti sono i segreti e le curiosità che si nascondono dietro a questa opera e, tra le tante, pare addirittura che la Gioconda fosse malata, ipotesi portata avanti da più studiosi.
Vito Franco, docente di anatomia, sostiene che la causa del sorriso enigmatico potrebbe rivelare una patologia di cui era affetta la donna: valori di colesterolo alti che, ovviamente, ai tempi non era possibile diagnosticare. Secondo questa tesi, la spia che la Gioconda soffrisse veramente di colesterolo sarebbero i depositi di acidi grassi visibili sotto gli occhi. Sotto l’occhio sinistro ci sarebbero tracce di xantelasma, un accumulo di sostanze grasse causato da un alto tasso di colesterolo nel sangue. Inoltre, l’attento occhio medico, ha scorto anche un lipoma, un’altra spia di colesterolo. Inoltre, sempre secondo tale ipotesi, l’origine della malattia starebbe in un elevato consumo di cibi a base di farina, un segno di ricchezza che contraddistingueva la donna.
Anche un medico giapponese, Haruo Nakamura, sostiene questa ipotesi spingendosi addirittura oltre: la Gioconda sarebbe rimasta vittima di infarto. Sarà vero? Non lo sappiamo! L’unica cosa certa è quella di guardare il dipinto con gli occhi del turista lasciandoci avvolgere dal suo sorriso enigmatico.
Quante versioni esistono?
Si sa: la Gioconda è l’opera più studiata al mondo e per studiarla a fondo gli scienziati si sono avvalsi delle tecnologie più all’avanguardia. Sembra che dietro al famoso dipinto, si celino più versioni: ipotesi che potrebbe essere vera in quanto Leonardo, come sua abitudine, ritoccò più volte l’opera nei diversi anni. Secondo Pascal Cotte, fondatore della società di ingegneria elettronica Lumiere Technology di Parigi, dietro alla Monna Lisa che conosciamo noi oggi, ci sarebbero quattro dipinti.
Nel primo ritratto, le dimensioni della mano, della manica di destra e delle dita della mano sinistra risultano più grandi rispetto alle attuali.
Nella seconda versione sono identificabili accessori femminili solitamente utilizzate da donne facoltose come gli spilloni per capelli, un pendente a perla e altri elementi decorativi. Grazie alla tecnica dello scienziato Pascal, è stato addirittura possibile notare un ulteriore particolare: la presenza di una piccola forcina a destra del capo (impossibile da vedere ad occhio nudo). È un oggetto particolare perché a quell’epoca non era di moda ed è un altro chiaro indizio che l’opera abbia subito più ritocchi.
Nella versione successiva degli spilloni e delle perle non vi sono più tracce e Leonardo ritocca anche l’acconciatura, il vestito, i lineamenti del volto e il naso.
Si giunge poi, all’ultima versione che conosciamo tutti noi.


Dove è seduta la Gioconda?
Il colore scuro del dipinto rende difficile vedere la sedia su cui posa la Monna Lisa. Guardando attentamente, però, si scorge una sedia chiamata “a pozzetto”. È un tipo di sedia usata nel XV secolo nelle camere delle famiglie signorili compresa la corte milanese. È parzialmente visibile sotto le mani poste sul poggiabraccio: tale posizione rende possibile una torsione del busto che ruota leggermente verso sinistra.
Curiosità nella curiosità: oggi esiste la sedia “Gioconda”, una versione moderna con schienale avvolgente, che riprende quella dipinta da Leonardo.


Perché si trova al Louvre?
Semplicemente perché è stata acquistata dal re di Francia. Nel 1516, Leonardo porta con sé l’opera in Francia e Francesco I la acquisterà per 4mila ducati d’oro. Per molti anni, entra a far parte delle collezioni ufficiali dei reali francesi decorando anche la “Salle du bain” del Castello di Fontainebleau. In seguito, Luigi XVI la trasferisce a Versailles e dopo la Rivoluzione francese trova definitivamente casa al Louvre. Per un breve periodo, la famosa opera avrebbe impreziosito il muro della camera da letto di Napoleone. Durante la guerra franco-prussana, fu nascosta in un luogo sicuro di cui ancora oggi non conosciamo la vera ubicazione.
Quale tecnica ha utilizzato Leonardo?
Pascal Cotte, uno scienziato francese, utilizzando il Layer Amplification Method (LAM) applicato a delle immagini scattate con un fotocamere multispettrale è stato in grado di scoprire la tecnica che ha utilizzato Leonardo: lo “spolvero”. È una tecnica molto antica usata con frequenza anche nel Rinascimento toscano negli anni in cui Leonardo era attivo. L’artista avrebbe quindi trasferito, sulla tela di legno, lo schizzo del disegno usando polvere di carbone. Tracce di spolvero sono state trovate in modo particolare lungo l’attaccatura dei capelli e sul bordo della mano destra dove è possibile vedere i puntini ravvicinati. Tali segni ci fanno pensare che Leonardo abbia realizzato l’opera a mano libera.
Nella Gioconda è nascosto un codice?
Analizzando bene l’opera e utilizzando tutte le varie tecniche possibili, si notano delle lettere dell’alfabeto negli occhi della Monna Lisa. Secondo alcuni, nella pupilla sinistra ci sarebbero le lettere LV, facilmente riconducibili alla firma del genio toscano mentre, nella pupilla di destra, si intravedono le lettere CE, di significato oscuro. Secondo altri ci sarebbero le lettere S e L: quale sarà la verità? Altri ancora, come Silvano Vinceti, scrittore e studioso di arte, vedono sotto il ponte ritratto alle spalle della donna, un numero: il 72. Su questo numero si sono sviluppate varie teorie: il 7 nella cultura ebraica rimanda a Dio mentre il 2 porta in sé l’idea del dualismo maschio-femmina. Queste due teorie, andrebbero a richiamare la combinazione dei principi divini e umani. Insomma: la Gioconda è un vero mistero nel mistero!


Dove è stata ambientata la Gioconda?
Anche sul paesaggio che fa da contorno alla Gioconda, sono stati scritti fiumi di parole.
Inizialmente si pensava che Leonardo avesse ritratto la zona del Valdarno. Secondo gli studi condotti alla fine dello scorso secolo dal prof. Carlo Starnazzi, il ponte ritratto sarebbe il “ponte di Buriano” nei pressi di Arezzo.
Qualche anno dopo, l’Associazione Culturale “La Rocca” di Laterina, sempre nel Vadarno, ha smontato tale tesi sostenendo che il ponte fosse il “Ponte di Valle” franato nel 1703 e successivamente ricostruito in località Romito.
Lo studioso Carmelo Petronio, geologo dell’Università “Sapienza” di Roma, avrebbe invece identificato nel paesaggio ritratto quello montagnoso delle Prealpi lombarde scorgendo a destra la Valle dell’Adda e a sinistra i monti lecchesi del Resegone e il Pizzo d’Erna.
Ma le ricerche non sono ancora concluse e dopo anni di studi approfonditi, Carla Glori, ricercatrice in campo artistico, scopre che il paese sullo sfondo è Bobbio, in provincia di Piacenza. Leonardo, in quegli anni, si trovava effettivamente a Pierfrancesco, frazione di Gropparello, e dal Castello di Malaspina, è possibile godere del paesaggio poi fedelmente riprodotto.
Un team di specialisti dell’Università di Genova e del Museo di Storia Naturale di Piacenza, hanno svolto le dovute indagini confermando la scoperta della ricercatrice. Un antico ponte di Bobbio sul fiume Trebbia da cui, secondo questa tesi, Leonardo avrebbe tratto ispirazione e che sarebbe ricoperto anch’esso da misteri. Si tratta del Ponte Gobbo costruito in epoca romana e lungo circa 300 metri, che è anche conosciuto come ponte del Diavolo perché secondo una leggenda sarebbe stato costruito dal diavolo in una sola notte per permettere al monaco San Colombano di attraversare il Trebbia. In cambio il diavolo pretendeva l’anima del monaco il quale, furbescamente, ha aggirato il patto facendo passare prima un orso! Sarà finalmente questo il paese ritratto? A voi la risposta….!
La Gioconda: uno scrigno di misteri che continua ad incantare l’occhio di chiunque desidera guardarla.