Intelligenza artificiale e arte

Intelligenza artificiale e arte

Da sempre l’arte è testimone del proprio tempo, manifestazione di un’epoca e di una cultura. Ma è anche il desiderio, da parte dell’artista, di comunicare e di esprimere la sua visione del mondo. Il nuovo millennio, nato sotto l’egemonia dello sviluppo digitale, si è facilmente adeguato alle nuove tecnologie e a un innovativo modo di comunicare. L’intelligenza artificiale ormai fa parte del nostro quotidiano ed è in grado sempre più di imitare l’intelligenza umana. Se è vero che le macchine vengono istruite per eseguire ogni genere di azione, possiamo credere che essa sia in grado di operare senza il supporto umano? Un congegno fatto di circuiti elettronici può pensare? Può essere creativo o la creatività è solo una caratteristica umana? Sono queste domande che ci invitano a pensare a quanto sia complessa l’idea dell’intelligenza artificiale per il pubblico e per il mondo dell’arte. Eppure i punti di incontro tra arte e intelligenza artificiale sono sempre più numerosi.

Intelligenza artificiale e arte

Artista o scienziato?

L’uomo crea attingendo alle proprie esperienze, ai propri sentimenti, ai propri desideri. Artista e spettatore hanno un rapporto strettissimo. Quando un pittore dipinge non è solo; ha davanti a sé l’immagine di un ipotetico osservatore con cui dialoga attraverso le forme e il colore. Uno scultore davanti al suo blocco di marmo trae da esso ciò che già vede e che vuole rendere visibile agli altri.

Ci si chiede se questo possa farlo anche l’Intelligenza Artificiale se potrà un giorno operare in modo autonomo e originale.

Esiste un dibattito di enorme interesse sulla validità della creatività della macchina che coinvolge filosofi, informatici, storici dell’arte, studiosi e artisti. Gli algoritmi che consentono al calcolatore di agire, non sono altro che sequenze di caratteri alfanumerici prodotte da esperti informatici. La scienza può creare algoritmi in grado di addestrare la macchina ad eseguire ciò che l’uomo ha pensato, addirittura realizzare un’opera d’arte, anche se manca completamente l’intervento della mano di un pittore che agisce con tela e pennello. Dunque chi è il vero artista? E si può affermare che quella dell’intelligenza artificiale sia comunque arte?

Intelligenza artificiale e arte

La creatività dei robot

Uno degli strumenti più recenti nel campo della creazione digitale è chiamato GAN, Generative Adversarial Network. Consta di un algoritmo, chiamato generatore, che sfrutta un database con cui dialoga per creare delle rappresentazioni originali sfruttando un fattore random. Più il database è vasto e vario, maggiori sono le probabilità di esplorazione creativa da parte dell’algoritmo. In questo modo ogni opera realizzata con tale sistema risulta unica e irripetibile. Ma il processo generativo di un sistema di intelligenza artificiale può essere qualificato come creativo e originale? Oggi l’arte può essere definita come la capacità di creare idee nuove e dotate di valore. Gli artisti, in genere, conoscono le opere d’arte precedenti, si esercitano negli stili dominanti e poi rompono con la tradizione per dare vita a nuovi stili e nuove opere. Allo stesso modo, si potrebbe dire, una GAN assimila database di centinaia di migliaia di opere d’arte per poi creare qualcosa di originale con un’autonomia più o meno elevata. Tuttavia le immagini che in tal modo prendono forma risultano strane e surreali.

Dunque l’artista viene surclassato dalla macchina, o meglio da coloro che addestrano tale macchina, quegli scienziati che ne fanno un mezzo di espressione artistica.

Intelligenza artificiale e arte

Il gruppo Obvious – Intelligenza artificiale e arte

Il team artistico noto come Obvious si è specializzato nella creazione di opere d’arte mediante algoritmi matematici. La loro opera più celebre, intitolata Ritratto di Edmond de Belamy, è stata venduta nel 2018 a un’asta di Christie’s per 432.500 dollari. Nel ritratto del gentiluomo ottocentesco la mancanza di gran parte dei tratti del volto conferisce al dipinto uno stile vagamente espressionista. L’autore dell’opera non è un tradizionale pittore, ma, appunto, l’intelligenza artificiale istruita dal team. La firma apposta in basso a destra è la parte iniziale del codice del suo algoritmo.

Intelligenza artificiale e arte

La perplessità e la costernazione con cui è stata accolta dal pubblico e della stampa è testimonianza del fatto che forse il mondo dell’arte non è ancora pronto ad accettare l’idea di un’opera che giudica un artificiale tecnicismo.

In realtà di tecnicismo si tratta, e non del risultato di un’operazione creativa e autonoma. Il database dentro cui si è mosso l’algoritmo era costituito da immagini di quattordicimila ritratti ottocenteschi, che il sistema ha rielaborato avvicinandone i tratti essenziali. In tal caso l’intelligenza artificiale collabora con l’artista umano, ma possiede un certo grado di autonomia ed è in grado di creare in maniera almeno parzialmente indipendente.

Il machine learning – Intelligenza artificiale e arte

Il machine learning è un livello superiore di intelligenza artificiale. Un modello di machine learning esamina i dati, identifica dei modelli e utilizza tali informazioni per completare l’attività assegnata. La macchina è in grado di tenere traccia dei percorsi effettuati, di immagazzinare informazioni e di adattarsi a nuovi scenari individuando nuove imprevedibili connessioni.

Forse qualcosa di simile in un prossimo futuro sarà possibile anche nel mondo dell’arte. In fondo si tratta dello stesso rapporto tra arte e tecnica che da sempre ha legato le attività creative all’evoluzione delle strumentazioni. Possiamo pensare che un giorno i computer potranno essere veramente considerati degli artisti e riusciranno a dare autonomamente vita a forme d’arte radicalmente nuove. Ma se è vero che l’evoluzione artistica umana si pone sempre e inevitabilmente in relazione con i cambiamenti storici e sociali, questo una macchina non può farlo, essendo completamente estranea alle dinamiche del mondo.

L’arte digitale è vera arte?

Dare una valutazione estetica di questi prodotti è un compito quanto mai complesso. Dalle avanguardie novecentesche ad oggi la definizione di “arte” si è trasformata e ampliata. Tutto ciò che è nuovo, originale, inedito può essere considerato oggetto artistico. Ogni sorta di sperimentazione è un frammento di una variegata produzione che come tale viene accolta dal pubblico. Non è più la bellezza a guidare l’occhio dell’osservatore né l’oggetto artistico in sé, ma la curiosità di scoprire nuovi e ingegnosi modi per stimolare l’immaginario collettivo.

Le produzioni artistiche frutto della collaborazione tra artisti e intelligenze artificiali non vanno, quindi, valutate in sé, ma collocate sullo sfondo del difficile percorso che il digitale sta compiendo per integrarsi nel mondo della cultura e che guarda al futuro con fiducia.

Articolo di Caterina Romano

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