Il diavolo nell’arte

Il diavolo nell’arte

Il diavolo nell’arte: Dal latino Diabolum, passando per il greco Diaballein, fino ad arrivare alle definizioni ebraiche Belzebù e Satana, tutti questi termini sono stati utilizzati indifferentemente per designare un unico soggetto. Avrete chiaramente capito che stiamo parlando del Diavolo, mostruosa e maligna creatura il cui unico scopo per sua natura è generare attraverso l’inganno, la menzogna e la calunnia, una separazione tra l’uomo e Dio e tra gli uomini stessi.

Creatura che esiste in ogni cultura e da ogni tempo, basti pensare (citando solo alcuni esempi) agli Egizi e al dio dell’oltretomba Seth dalle fattezze di uno sciacallo o di una capra, o ai Maya la cui divinità malefica Puch era costantemente accompagnata dai cani o dalla civetta a presagirne il malaugurio.

È così che nel corso dei secoli il Diavolo ha assunto una fisionomia specifica proprio grazie all’arte, diventando uno dei soggetti preferiti dell’immaginario soprattutto medievale, grazie a numerosi artisti che si sono sbizzarriti nella sua caratterizzazione iconografica con attributi di volta in volta sempre diversi a seconda delle epoche e delle correnti artistiche.

Solitamente il Diavolo è rappresentato all’interno di scene riguardanti il Giudizio Universale o l’Inferno soprattutto dopo la sua definizione dantesca.

Il diavolo nell’antichità

Ma attenzione, il diavolo come noi ce lo immaginiamo, sotto forma bestiale, con squame, orribili fauci, occhi sporgenti, zanne mostruose, non ha sempre avuto quei tratti definiti e spesso possiamo essere ingannati. Pensiamo ad una delle prime

rappresentazioni di arte medievale oggi ancora perfettamente conservata, risalente al VI secolo, il maestoso mosaico nella chiesa di Sant’Apollinare Nuovo a Ravenna. In uno dei pannelli viene raffigurato Cristo mentre separa le pecore (esseri buoni e docili) dalle capre (esseri negativi). La rappresentazione del diavolo e del male viene solo accennata attraverso l’uso dei colori. Il bene è rappresentato dall’angelo rosso, il male al contrario dall’angelo alla sinistra di Cristo, colorato di blu.

È possibile quindi stabilire alcuni canoni dicendo che fino all’IX secolo certamente

il Diavolo assume una fisionomia umana senza ali angeliche e senza armonia o bellezza, con l’unico intento didascalico di spaventare l’uomo e rimetterlo sulla retta via. A volte assume fattezze di un piccolo uomo

vecchio e oscuro, con naso lungo e ricurvo, artigli ai piedi, capelli scuri dai quali si diramano dei serpenti, occhi infuocati.

Il diavolo nell’XI e nel XII secolo – Il diavolo nell’arte

Il diavolo nell’arte: È soltanto nell’XI e nel XII secolo che vengono poi definiti

con maggiore attenzione i caratteri più mostruosi e animaleschi del Diavolo quali le corna, la coda, le orecchie appuntite, gli artigli, le zampe

caprine o la forma di un drago, spesso associato all’immagine della lotta tra angeli buoni o cattivi. Un esempio davvero singolare è la stupenda lunetta

nella chiesa di San Pietro al Monte Civate, in cui Cristo assiso in trono scaccia sotto ai suoi piedi il diavolo dalle fattezze di un temibile dragone.

Il testo certamente più usato per trarre spunto iconograficamente è quello della Bibbia (oltre poi all’opera successiva di Dante). Dal Libro di Enoch ad esempio si tramanda una raffigurazione alquanto bizzarra, che vede il

Diavolo come un immondo essere pronto a trasgredire Dio tanto da accoppiarsi con le donne sulla terra. Come accade per la famosa miniatura del XIV secolo oggi conservata a Parigi, legata all’episodio dell’osceno del concepimento di Merlino, nella quale una evidente

caricatura del Diavolo, sottomette la povera principessa dormiente.

È poi il Rinascimento che sfodera produzioni eccezionali legate ai temi più disparati e a volte anche singolari. Prendiamo la Deposizione di Rosso Fiorentino artista del 1500, al centro della composizione compare un inquietante mostro dalle fattezze scimmiesche, simbolo evidentemente del male. Ma attenzione l’artista aveva una scimmietta di nome Bertuccione, forse sua modella proprio per quest’opera!

Il diavolo nella città di Orvieto

Il diavolo nell’arte: Ci potrà inoltre capitare di andare in Umbria e visitare la città

di Orvieto, uscendo da un vicoletto improvvisamente ci troveremo di fronte ad un capolavoro: il Duomo. Al suo interno si erge un minuscolo scrigno di bellezza: la Cappella di San Brizio affrescata dal celebre Luca Signorelli dal 1500 al 1504. Una piccola perla rara, ritratto potente dell’escatologia cristiana, intrisa di tutto il sapere tramandato da Dante Alighieri sul

suo concetto di tripartizione tra Inferno, Purgatorio e Paradiso.

Qui possiamo ammirare alcune tra le più crude e spettacolari raffigurazioni di come doveva essere concepito a quel tempo la figura di un Diavolo. Sulla parete sinistra, in primo piano, sopra un piedistallo ammiriamo la figura dell’Anticristo dalle stesse fattezze di Cristo con sguardo sinistro e oscuro. Dietro alla sue spalle un demonio incredibilmente bello

e sensuale, dalla pelle liscia e perfetta, gli sussurra qualcosa all’orecchio, un terribile discorso che nessuno osa sentire ma solo immaginare. La mano equivoca esce dal mantello, sembrando un tutt’uno, insieme sfidano lo spettatore a domandarsi quale sia la verità e dove sia l’inganno. Solo le rosse corna tradiscono l’orrenda trama.

E ancora nel pannello dedicato all’Inferno, Signorelli esprime anche un pizzico di ironia. Ci troviamo davanti a un misto tra un baccanale e una cena Petroniana, più volte

criticato per la sua seducente e sfrontata ostentazione di una nudità dai più definita orgiastica. È qui che il pittore sceglie, tra le tante raffigurazioni diaboliche, di ritrarsi con le fattezze di un diavolo con in spalla una donna

terrorizzata, probabilmente un amore finito male, facendola sorvolare sull’oscuro cielo infernale sogghignando tra di sé.

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Anche nelle epoche successive non è mancato questo soggetto assumendo spesso connotati più umani e meno mostruosi, anzi accostandosi ad un bellissimo angelo. Sarà l’Illuminismo a ridicolizzare la figura andando contro ai valori morali di una società corrotta. Il compito delle avanguardie del 900 consisterà invece nell’ esprimere tutta la natura umana di Lucifero

con opere come quella di Franz von Stuck recentemente manifesto della bellissima mostra a Roma “Inferno”

in cui il diavolo compare in un momento di meditazione.

É proprio l’arte contemporanea alla fine che continua

a raffigurarlo sotto spoglie completamente nuove, in maniera attualissima con iconografie sempre più turbolente dedicate alla violenza, alla follia, e oggi ancor di più, alla guerra, come simbolo

del male e della perdita dei valori umani.

Articolo di Pappacena Federica

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