Il carnevale nell’arte
Introduzione al carnevale nell’arte
Il carnevale nell’arte: Il carnevale è una festa dalle radici molto antiche, il termine deriverebbe dal latino “Carnem Levare” ossia togliere la carne, riferito alla tradizione cristiana del martedì grasso dove si mangiava tanto per poi prepararsi al digiuno quaresimale.
Da fonti storiche certe, l’origine del culto risalirebbe all’epoca greco romana, chiamata festa dei Saturnalia, dedicata quindi a Saturno padre di tutti gli dei, dal 17 al 23 dicembre, si incoraggiava a sovvertire l’ordine sociale prestabilito, si poteva assistere quindi ad una cena in maschera dove gli schiavi erano serviti dai propri padroni.
Nel 1296 un documento del Doge Vitale Falier attestava il carnevale a festa pubblica per cui erano ammessi travestimenti, feste di piazza e private, per tale motivo iniziarono a fiorire le prime botteghe dedicate alle maschere veneziane. È nel settecento che il carnevale conosce il momento di massimo splendore, come si può vedere in quest’opera di Pietro Longhi intitolata: Il ridotto, un olio su tela eseguita per una collezione privata


Pietro Longhi – “Il ridotto”
Il carnevale nell’arte: La scena è ambientata nel Ridotto di Ca’ Giustinian a San Marco, considerata l’unica casa da gioco autorizzata dal governo veneziano e veniva aperta ai cittadini e ai forestieri solo nel periodo di carnevale. Si nota la tipica maschere detta “bautta”, caratterizzata da un mantello nero, un cappello tricorno e la maschera bianca che copriva interamente il viso ma che permetteva tramite l’apertura della bocca di poter bere e mangiare. Le donne, indossavano la “moretta” costituito da una maschera in velluto nera con cappellino e veletta. Per indossarla era necessario reggerla tramite un bottone tenuto in bocca, siccome impediva di parlare era anche chiamata “servetta muta”. Il soggetto del ridotto è ricorrente nel portfolio dell’artista, eseguito poi in varie copie la prima e più famosa, un’incisione fu persa a causa di incuria dei proprietari.


“Minuetto di carnevale” – Tiepolo
L’atmosfera frizzante carnevalesca la ritroviamo anche in un altro quadro del pittore veneziano Tiepolo, intitolata: Minuetto di carnevale un olio su tela datato 1755. La protagonista che domina la scena è una bella dama, vestita con un abito giallo vivo, ritratta mentre accenna dei passi di danza, contornata da svariati personaggi festosi e chiassosi che accentuano la dinamicità del quadro. Lo spettatore ha quasi l’impressione di ascoltare la musica del momento… Il minuetto di Boccherini. Una composizione molto antica di origine popolare, portata a corte dalla nobildonna madame la Dauphine nel 1445. Nei secoli successivi conosce il momento di massimo splendore durante il barocco, un movimento artistico riconoscibile per l’opulenza, come si può notare dai “riccioli” musicali dell’opera.


“Il galante Arlecchino e colombina Watteau” – Antoine Watteau
Il carnevale nell’arte: Nel quadro “Il galante Arlecchino e Colombina” di Antoine Watteau, un olio su tavola, 1716. Arlecchino fa la corte alla dolce Colombina mentre sullo sfondo si stagliano personaggi secondari intenti a parlare. Una scena classica per la pittura dell’epoca, dove si prediligevano i quadri galanti, Interessante è l’uso del colore, uno sfondo scuro della tavola di legno fa risaltare il colore sfumato atta a creare un alone romantico. Certamente il richiamo alla commedia dell’arte è dichiaratamente esplicita.
. Gli attori all’epoca si univano in compagnie girovaghe recitando sia per strada sia nei teatri, dapprima a “braccio” poi con “il canovaccio” ad opera del drammaturgo veneziano Carlo Goldoni. Appaiono quelli che poi diventeranno i personaggi classici del carnevale, tanto cari ai bambini, le maschere regionali, come Arlecchino, Pulcinella, Colombina, Balanzone ecc… Ognuno con il proprio dialetto, interpretando storie all’apparenza grottesche ma che in fondo raccontano la vita vera. Affascinanti affabulatori continuano a colpire la fantasia dei bambini moderni con i teatrini allestiti durante le feste di paese.


“Ritratto o modello delle grandezze, delle letizie e meraviglie della nobilissima città di Napoli” – Giovan Battista del Tufo
Un’altra festa di carnevale importante era quello della città di Napoli che durante il regno dei Borboni divenne molto famoso, alla stessa stregua del carnevale di Venezia. Veniva festeggiato con la sfilata di carri allegorici durante la festa di S. Antonio Abate il 13 gennaio, si allestivano il palo della cuccagna, in cima erano appesi delle prelibatezze da mangiare prima del digiuno eucaristico ma la particolarità consisteva nell’ insaponare il palo per rendere più difficoltoso ed avvincente la vittoria.
Il pubblico partenopeo era talmente appassionato che per strada si allestivano banchetti per gustare la tradizionale lasagna, il castagnaccio e le chiacchiere. L’opera il “Ritratto o modello delle grandezze, delle letizie e meraviglie della nobilissima città di Napoli“ un olio su tela del nobile marchese Giovan Battista del Tufo, racconta che nel XVIil travestirsi era una festa esclusiva dell’alta aristocrazia napoletana, che partecipava ai tornei, ai balli, alla caccia al toro e ai ricevimenti pomposi della Corte Aragonese. Il popolo assisteva i saltimbanco che raccontavano le disavventure della maschera simbolo della città ovvero Pulcinella.


Pablo Picasso – “Arlecchino musicista”
Il pittore ritrae la famosa maschera mentre suona la chitarra, dallo stile cubista allontanatosi dalla rappresentazione classica del soggetto figurativo, arlecchino colpisce lo spettatore con i colori, le forme da definire con attenta e scrupolosa osservazione dell’opera. Una cosa è certa, la festa del carnevale da sempre ha colpito la fantasia di grandi e piccini, vestire i panni di un’eroe, di una principessa o un cavaliere aiuta a sognare. Pirandello diceva: imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti.
Tiziana Gissi
complimenti mi fai venire voglia d’andare a Venezia,mascherarmi e divertirmi.ciao