Artisti famosi che non sapevi fossero morti poveri
Introduzione
“– Come si chiama tuo padre?
– Geppetto.
– E che mestiere fa?
– Il povero.
– Guadagna molto?
– Guadagna tanto, quanto ci vuole per non aver mai un centesimo in tasca. Si
figuri che per comprarmi l’Abbecedario della scuola dové vendere l’unica casacca
che aveva addosso: una casacca che, fra toppe e rimendi, era tutta una piaga.”
Con questo triste dialogo fra Pinocchio e Mangiafoco sul “mestiere del povero” si
apre il dodicesimo capitolo del celeberrimo romanzo di Carlo Collodi. La figura
dell’artigiano, dedito al suo lavoro ma perennemente indigente, è purtroppo vicina
alla situazione storica di tanti pittori e artisti che, oggi famosi e ben quotati nel
mercato, hanno vissuto una vita di stenti e sono morti in povertà.


Giacomo Balla
Il pittore torinese pagherà con una morte in povertà la sua scelta artistica e
politica. Dal 1914 rinnega il suo periodo figurativo per dedicarsi totalmente al
Futurismo di cui firma anche diversi manifesti. In questi anni ama usare lo
pseudonimo Futur-Balla e il suo credo politico è fortemente orientato al fascismo,
ideologia che tocca la sua arte e lo porta anche a realizzare una statuetta in bronzo
per Mussolini dall’emblematico titolo: “Sono venuto a dare un governo all’Italia”.
Nel dopoguerra la sua ideologia politica lo portò a subire ostracismo, il pittore già
nel 1937 si era allontanato dalle sue idee figurative: con una pubblica lettera al
periodico Perseo aveva rinnegato il Futurismo e successivamente si ritirò
totalmente dalla vita pubblica e morì nel 1958 in una situazione economica
tutt’altro che florida.


Jean-Honoré Fragonard
Una sorte simile a quella di Giacomo Balla è quella toccata, molti anni prima, al
pittore francese Fragonard, famoso per le sue opere sottilmente erotiche, ironiche
ed emblematiche della leggerezza del rococò. Questo suo modo di dipingere,
apprezzato soprattutto dai nobili, gli procurò dapprima una notevole fortuna
economica ma, dopo la rivoluzione francese, il suo stile ritenuto troppo frivolo e
all’antica, non incontra più il gusto dei compratori. Nel periodo post rivoluzionario,
lavora come conservatore al Louvre, grazie all’aiuto dell’amico Jacques-Louis
David, ma nel 1805 il Primo Impero opera una vera e propria epurazione dei
Conservatori a mezzo di decreto, il pittore, totalmente indigente. cade in una
profonda depressione e muore l’anno seguente, nel 1806.


Amedeo Modigliani
Una vita da vero bohémienne quella di Modigliani: di nascita nobile da parte di
madre e di famiglia molto agiata, si trasferisce dalla natia Livorno a Parigi dal 1906
fino alla prematura morte avvenuta nel 1920. Nella capitale francese ebbe amicizie
illustri di artisti e intellettuali quali Picasso, Diego Rivera, Jean Cocteau e
soprattutto Maurice Utrillo.
Totalmente preso dalla suo genio creativo, si adattò a vivere persino in case
diroccate, poiché come scrisse l’amico Léopold Sturzwage, in uno scritto sul
pittore:”Accettava senza lottare, senza sofferenza, la sua povertà leggendaria
poiché non attribuiva importanza ai beni terreni che definiva catene”. La sua pittura
filiforme e sofisticata non incontrò però il gusto dell’epoca e il pittore, provato
anche da droga e alcool morì a soli trentasei anni. Per le sue esequie gli amici
furono costretti a fare una colletta data la totale povertà in cui era vissuto l’artista.


Jan Vermeer
Il pittore di Delft, oggi famosissimo per le sue scene borghesi del secolo d’oro
olandese, è sicuramente un nome noto e celebrato tanto da essere al centro di
molti tentativi di falsificazione. Ricordiamo fra i suoi quadri la celebre “Ragazza con
il turbante” e gli splendidi “La lattaia”, “L’astronomo” o “La merlettaia”, solo per
citare qualche frammento di quelle scene di vita quotidiana che sapeva
immortalare. In vita però la sua attività artistica, inizialmente molto apprezzata, subì
un brusco arresto, soprattutto a causa del crollo delle committenze in seguito alla
guerra franco-olandese del 1672. Non conosciamo molto della sua biografia ma
sappiamo per certo che la moglie disse che la morte dell’artista era stata
improvvisa e repentina, a causa dello stress derivato dai suoi problemi economici e
personali. Vermeer morirà a soli quarantatré anni, nel 1675, lasciando molti debiti,
una moglie e quindici figli.


Rembrandt van Rijn
Una vita felice, piena di successo e di ricchezze quella del pittore olandese famoso
per “La ronda di notte” e tanti altri capolavori. Il suo grande talento e la fortuna
commerciale delle sue opere gli permettevano di comprare opere d’arte, oggetti
preziosi e case sempre più lussuose. Una vita agiata che però si sfalda, come visto
per Vermeer, per gli effetti della guerra Anglo Olandese, iniziata dal1652, oltre che
per una serie di lutti famigliari che portano l’artista a diventare sempre più solo e
ad avere difficoltà nel gestire il suo lavoro e le sue sostanze. L’artista fa una
pubblica dichiarazione di insolvenza nel 1653 e, infine, fra il 1656 ed il 1659 il
pittore è costretto a vendere tutto ciò che possiede per fare fronte ai creditori.
Un’opera proprio del 1659, Mosè con le tavole della legge, oggi conservato a
Berlino, può essere letta come figurazione del profeta che pieno di rabbia sta per
scagliare per terra le tavole, traduzione pittorica della frustrazione provata
dall’artista negli anni ultimi della sua vita.
Concludiamo questa carrellata di tristi vicende umane con un caso del tutto
particolare, quello di Michelangelo Buonarroti: forse il pittore più famoso ed
importante del rinascimento non era ovviamente povero, anzi possedeva
probabilmente un patrimonio veramente ragguardevole, ma il suo biografo, il
pittore Ascanio Condivi, ci parla di un uomo attentissimo alle spese, che viveva
quasi in uno stato di povertà, in una casa priva di mobili di lusso e che usava
talmente tanto gli stivali prima di cambiarli da togliersi la pelle con essi. Forse
questo suo essere così parsimonioso era un modo di vivere il suo cristianesimo o
forse, secondo recenti ipotesi degli studiosi, un modo per permettere alla sua
famiglia di mantenere un certo prestigio sociale, tramite le proprietà. In ogni caso
possiamo dire che anche il più famoso dei pittori, Michelangelo è morto
praticamente in una povertà fittizia.
Articolo di Giorgio Panigati – Instagram: Lessisabore80