Jasper Johns: vita, opere, curiosità

Jasper Johns (Augusta, Georgia, 1930), esponente di spicco insieme all’amico Robert Rauschenberg del movimento nordamericano del New Dada, spesso è stato impropriamente considerato un artista pop per la presenza di oggetti quotidiani e comuni nelle sue opere. Ma a differenza degli artisti della Pop Art, che pongono al centro dell’attenzione gli oggetti da cui siamo circondati, Johns conserva uno straordinario senso compositivo e pittorico, evidenziando il lento processo di costruzione dell’immagine finale.

La vita …

Jasper Johns ha trascorso la sua infanzia nel Sud della Corolina. Figlio di genitori separati, ha vissuto la sua fanciullezza prevalentemente con i nonni in un ambiente povero e rurale. Nella sue opere è evidente l’influenza della sub-cultura della provincia americana, dal momento che i suoi soggetti preferiti sono icone popolari di immediata riconoscibilità.

Nel 1948 si trasferì a New York dove lavorava come fattorino mentre studiava nella rinomata “Parson School of Design”. Tuttavia, dopo solo sei mesi, fu chiamato alle armi e si arruolò nella guerra di Corea.

… e il sodalizio artistico

Nel 1954 tornò a New York e iniziò a lavorare in una libreria, dove conobbe l’altro grande protagonista del New Dada, Robert Rauschenberg, con cui strinse una profonda amicizia. La cultura del gruppo New Dada matura nell’ambiente newyorkese influenzato dalle figure carismatiche del compositore John Cage e del coreografo Merce Cunningham. Promotori della commistione tra diverse espressioni artistiche, essi considerano l’opera d’arte un universo aperto a qualsiasi aspetto della vita. Jasper Johns fin da subito accolse le proposte creative dei due artisti, con i quali collaborò diversi anni creando scenografie, aprendosi, quindi, anche al mondo dello spettacolo.

Pittura: costruire l’immagine del reale

Dopo l’incontro con Cage e Cunningham, Johns distrusse volontariamente quasi tutti i suoi lavori precedenti e iniziò a dedicarsi alla rappresentazione di oggetti di uso comune – bandiere, bersagli, lattine, numeri – ma per realizzarli usa l’antica tecnica dell’encausto, togliendo ogni vitalità espressionista al gesto di dipingere. La pittura, in tutti i suoi aspetti tecnici e operativi, è la vera protagonista delle opere di Johns che, esaltando il processo di costruzione dell’immagine, esorta lo spettatore a riflettere sulle questioni filosofiche e linguistiche legate alla rappresentazione artistica di un elemento della realtà. Johns, infatti, vuole offrire un punto di vista inedito su oggetti comuni che ogni giorno vediamo passivamente, senza mai soffermarci ad osservarli con partecipazione e consapevolezza.

Three Flags, 1955

Ready made concettuali

Jasper Johns è giustamente considerato l’erede di Marcel Duchamp, nonostante l’aspetto pittorico sia imprescindibile nella sua opera. L’artista, infatti, si appropria del lato puramente concettuale dei lavori del maestro del Dadaismo storico, instaurando un dialogo con la realtà che ci circonda attraverso il segno grafico e la pittura. Il ready made, pertanto, non è solo un oggetto fisico, ma anche mentale.

Three Flags

Nel 1955 Johns realizzò la sua prima opera di rilievo. L’artista ha raccontato di aver sognato, una notte, di dipingere una bandiera americana. Il mattino seguente si mise alla ricerca dei materiali necessari per realizzare l’opera che, inizialmente, fu dipinta su un lenzuolo con la tecnica dell’encausto. Johns successivamente ne ha realizzato altre versioni su supporti differenti, al punto che la bandiera è diventata uno dei soggetti più noti della sua produzione artistica.

La Bandiera, come è noto, non è una vera bandiera, è solo dipinta ma, a differenza della pipa di Magritte, non è neppure la rappresentazione di una bandiera. Essa infatti è, innanzitutto, un oggetto artistico – un quadro – con delle sue caratteristiche specifiche che, per una sorta di consuetudine visiva, viene ricondotta all’idea della bandiera.

Il labile confine tra realtà e finzione: Painted Bronze

Un discorso simile vale anche per l’opera Painted Bronze, una coppia di lattine in bronzo dipinto, in cui Johns si diverte a creare confusione tra realtà e finzione, tra l’oggetto e la sua rappresentazione plastica. L’opera, che è una scultura, disorienta lo spettatore che ad un primo approccio non riesce a comprendere se si trova di fronte due vere lattine oppure ad una rappresentazione tridimensionale delle stesse. Nel primo caso ci troveremmo al cospetto di un vero e proprio ready made duchampiano. Invece, l’artista sottolinea ironicamente lo statuto di opera d’arte dell’oggetto attraverso il “basamento” su cui poggiano le lattine.

Painted Bronze, 1960

Dal ready made oggettuale e quello mentale

Nonostante Jasper Johns vada in direzione di una riduzione della consistenza materiale degli oggetti, a vantaggio di un alleggerimento concettuale per stimolare le facoltà mentali dello spettatore, con le sue opere assistiamo

a una specie di inversione di ruoli, perché se è vero che i ready made oggettuali in lui tendono spesso a smaterializzarsi, per contro quelli mentali tendono ad assumere una fisicità quasi tattile

F. Fabbri, 2006

In alcune opere come Alfabeto in grigio e Numeri a colori, uno più neutro e l’altro più vivace, l’intervento pittorico si combina con collage di giornali, “corrompendo” la purezza ideale di lettere e numeri a favore di un vitalismo quasi informe.  

Numbers in colors, 1958-59

L’attrazione per gli oggetti di uso quotidiano.

Influenzato dall’amico Rauschenberg, Johns mostra un interesse particolare per oggetti di uso quotidiano che introduce in alcune sue opere. Pur rimanendo prevalentemente bidimensionale, infatti, l’artista permette ai suoi ready made di aggettare un pochino, quel tanto che basta per allontanarli dal loro contesto originario. È il caso di In Memory of my feelings del 1961, un’opera pittorica ispirata all’opera di Frank O’Hara, in cui Johns inserisce un cucchiaio e una forchetta legati tra loro, metaforicamente interpretati come

Oggetti per ingoiare il mondo, quindi sottesi a un gesto di rapporto di ingestione diretta della realtà.

F. Fabbri, 2006

Anche in Fool’s House troviamo una vecchia scopa sospesa come un pendolo che, oscillando, riga la parete cromatica. All’interno dell’opera una tazzina e un asciugamano sono oggetti che rimandano a banali azioni quotidiane.

Eppure queste opere restano sostanzialmente dei dipinti, non si allontano, se non di poco, dalla bidimensionalità e dalla loro scopo di offrire un punto di vista diverso sulla realtà di ogni giorno.

Fool’s House, 1962

Jasper Johns: un artista di successo che non ama essere definito.

Protagonista della famosa “Scuola di New York”, nel 1957 Johns partecipò alla mostra “Artist of the New York School: Second Generation”, dove fu notato dal celebre gallerista Leo Castelli. Da quel momento iniziò per l’artista un periodo di grande notorietà e successo. Le sue opere raggiunsero quotazioni altissime e furono acquistate da importanti istituzioni, tra cui il “Museum of Modern Arts”.

Nonostante si sia cimentato in diverse espressioni artistiche, realizzando anche opere tridimensionali come calchi in bronzo, sculture e assemblage di oggetti quotidiani, i soggetti preferiti da Johns restano astratti e molto legati alla realtà della sua terra. Oltre alle famose bandiere, infatti, ha realizzato mappe degli Stati Uniti e bersagli. Oggetti semplici e anonimi non riprodotti in modo seriale, come accade nella Pop Art, ma a cui l’artista restituisce individualità attraverso il processo artistico.

Jasper Johns ha sempre dichiarato di non voler essere definito, ma certamente può essere considerato un’artista di passaggio tra l’Informale e una sorta di “Nuovo Realismo”, in cui si interpreta la relazione dell’uomo con la nascente società dei consumi.

Articolo di Alessandra Olivares

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