Settecento: top 10 delle opere più famose (Pt.1 – Rococò)

Il Settecento nell’arte è conosciuto per lo stile Rococò, caratterizzato da linee morbide e sinuose che richiamano una certa frivolezza nelle raffigurazioni. Tuttavia, intorno alla metà di questo secolo si sviluppa una nuova forma artistica chiamata Neoclassicismo dove il ritorno ai canoni dell’arte classica trova un maggiore spunto creativo.

Sia nella pittura che nella scultura si ritrova questa dualità, lasciandoci opere innovative e piene di fascino.

Il Settecento e il Rococò

Quando pensiamo alla pittura del Settecento ci vengono subito in mente le rinomate vedute di Canaletto, artista veneziano famoso proprio in questo genere pittorico, oppure gli affreschi di Giambattista Tiepolo. Nonostante ciò, sono numerosi gli artisti attivi nel Settecento autori di opere d’arte che rappresentano al meglio la pittura di questo periodo.

Scopriamo insieme alcune tra le opere più importanti realizzate in Italia e all’estero.

1. Sebastiano Ricci: Affreschi di Ercole

Sebastiano Ricci è un artista veneto attivo tra la seconda metà del Seicento e la prima metà del Settecento.

Le sue opere rientrano in quello che può essere definito l’aspetto più frivolo del Secolo come possiamo notare dagli Affreschi di Ercole eseguiti per il Palazzo Marucelli di Firenze. Tra il 1704 e il 1708 l’artista affrescò cinque stanze del pian terreno dell’appartamento estivo.

Lo stile Rococò è ben evidente in questi affreschi: le leggiadre figure presentano linee morbide e fluide e si muovono all’interno di uno spazio illusorio aperto dove la luce calda invade le pareti, sottolineando una certa spensieratezza.

2. Rosalba Carriera: Autoritratto con ritratto della sorella

La ritrattistica trova ampio riscontro in questo periodo e Rosalba Carriera dimostra un’originalità davvero unica grazie all’utilizzo del pastello.

Rosalba nasce a Venezia da una famiglia benestante nel 1673 e dedica tutta la sua vita artistica a realizzare pitture di miniatura e ritratti, oltre a numerosissimi autoritratti, in quanto secondo la mentalità dell’epoca erano le opere che più si adattavano alle donne.

Tra le sue opere più importanti troviamo l’Autoritratto con il ritratto della sorella eseguito nel 1714 e conservato alla Galleria degli Uffizi. Qui emergono tutti gli elementi chiave della sua pittura. Grazie all’utilizzo del pastello Rosalba poteva sfumare il colore rendendolo molto delicato e questo le permetteva di mettere maggiormente in risalto i tratti dei suoi personaggi e di sé stessa.

In questo autoritratto si coglie la sua aria malinconica ma fiera di aver raggiunto grandi successi grazie al suo stile unico.

3. Giacomo Ceruti: La lavandaia

Giacomo Ceruti noto anche come Pitocchetto nasce a Milano nel 1678 ed è attivo a Brescia già a partire dagli anni Venti del Settecento. Fu soprannominato Pitocchetto per via dei soggetti che rappresentava: poveri, emarginati, vagabondi e contadini definiti appunto “pitocchi”.

La lavandaia è l’opera che lo ha reso uno degli artisti più importanti del Settecento. Dipinta nel 1740 è attualmente conservata alla pinacoteca Tosio Martinengo di Brescia. In questo dipinto la donna volge lo sguardo all’osservatore richiamandone l’attenzione. La scena è priva di ogni abbellimento in quanto rappresenta un momento di quotidianità. Ciò che ci colpisce è l’intensa umanità che appare viva e autentica.

4. William Hogart: Dopo il matrimonio

Hogart è un personaggio di spicco nell’ambiente artistico inglese. La sua originalità consiste nel voler rappresentare soggetti a lui contemporanei suggeriti da eventi realmente accaduti, infatti le sue opere rientrano nel genere che si potrebbe definire come “pittura di storia morale”.

Tra il 1743 e il 1745 realizza la serie di sei dipinti Il Matrimonio alla moda, attualmente conservati alla National Gallery di Londra. Questo ciclo racconta un’usanza molto diffusa nell’ambiente aristocratico dell’epoca.

Il ciclo narra le vicende di due giovani che sono costretti a sposarsi solo per l’interesse e l’ambizione delle famiglie. Il matrimonio fallirà ben presto e il giovane verrà ucciso dall’amante della moglie.

Dopo il matrimonio è il dipinto più famoso della serie. Proprio in questo quadro si notano gli eccessi della vita aristocratica tipica di quegli anni e mette in evidenza come il matrimonio tra i due giovani sia già in declino. La giovane donna è seduta in modo sgraziato sopra una sedia, mentre il suo sposo, forse ubriaco, è seduto dall’altra parte del tavolo e conserva nella tasca una cuffia di un’altra donna, segno che ha passato la notte fuori casa.

Con questi quadri l’artista non vuole solo ironizzare su quanto accadeva nella società, ma anche e soprattutto diffondere una morale.

5. Giovanni Battista Piranesi: Antichità Romane

Giovanni Battista Piranesi nasce a Venezia nel 1720 formandosi come architetto e vedutista. Quando arriva a Roma nel 1740 preferisce lavorare come incisore ottenendo da subito un grandissimo successo.

Nelle sue composizioni di acqueforti, gli accentuati contrasti chiaroscurali sono uniti a composizioni drammatiche dove l’interesse per l’archeologia è ben evidente. Proprio come Canaletto, Piranesi era un noto vedutista e i suoi soggetti preferiti erano i monumenti antichi e le rovine archeologiche.

Antichità Romane è la sua opera più famosa e originale: si tratta di 200 incisioni raccolte in 4 volumi stampati nel 1756 e conservati all’Accademia dei Lincei a Roma.

Il primo volume rientrava in un progetto molto più ampio che era stato commissionato all’artista dal mecenate irlandese James Caulfeild, primo conte di Charlemont. Il conte però non rispettò l’accordo riguardante il finanziamento dell’opera.

Piranesi quindi decise di donare ai Corsini questi tomi, insieme alle lettere che documentavano l’accordo non rispettato e le moltissime lastre che aveva già inciso, suscitando scandalo.

Articolo di Elena Bruno

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