Opere d’arte Horror
Opere d’arte Horror
Opere d’arte Horror: Il bello dell’arte è che non è necessario essere degli esperti per poterla apprezzare, bisogna lasciarsi andare alle emozioni che può provocare. L’arte può commuovere, ispirare, entusiasmare, disturbare e anche…terrorizzare.
Alcuni dipinti inquietanti non sono necessariamente macabri, sono in grado tuttavia di turbare profondamente chi li osserva.
E’ MEGLIO ESSERE O APPARIRE?


Il ritratto di Dorian Gray di Ivan Albright – 1943 – Opere d’arte Horror
Opere d’arte Horror: Questo dipinto rappresenta sotto forma di immagine il modo tagliente di affrontare le verità della vita di Oscar Wilde. E’ la storia di un uomo che vende l’anima al diavolo per mantenere la sua giovinezza e quindi intatta la sua bellezza. Dorian adotta uno stile di vita libertino, ma le malefatte, l’età e il tempo non alterano mai il suo aspetto fisico; mentre il suo ritratto invecchia e si deteriora, mostrando anche la sua corruzione interiore.
E’ UN SOGNO O ANSIA???


L’incubo di Johann Heinrich Fussli – 1781 – Opere d’arte Horror
Opere d’arte Horror: Il dipinto venne esposto nel 1782 alla Royal Academy di Londra dove “suscitò…un insolito interesse”, tanto che l’artista realizzò diverse versioni di quest’opera. Per Fussli il modello di riferimento non è il bello ideale, ma la teatralità anche inquietante di Michelangelo. Amava sperimentare e indagare la mente umana; considerava affascinante la rappresentazione dei sogni che egli definiva “una delle regioni meno esplorate dell’arte”.
Probabilmente Fussli, nato in Svizzera, si ispirò alla mitologia germanica che raccontava di demoni e streghe che si palesavano alle persone soprattutto di notte. Nel suo INCUBO, rappresenta una donna riversa su un letto il cui sonno viene tormentato da un essere mostruoso, il coboldo (un folletto un po’ irriverente), che si materializza gravandole sul petto, mentre da una tenda rossa appare uno spettrale cavallo dagli occhi sgranati. Entrambe le figure emanano una luce fredda e ultraterrena.
La presenza della cavalla spettrale è giustificata dall’etimologia della parola inglese nightmare (che significa incubo), formata dall’unione di night (notte) e mare (cavallina). E’ un’immagine onirica carica di simboli; un preludio alla futura psicanalisi. La composizione rimane tuttavia di stampo classico: la morbidezza dello scialle sul giaciglio e l’anatomia della fanciulla levigata dai chiaroscuri accademici e dai bagliori di luce.
IL MITO PUNISCE LA BELLEZZA


Medusa di Pieter Paul Rubens 1617-1618
Medusa era una delle tre GORGONI, e nella mitologia greca era considerata l’allegoria della prudenza e della sapienza.
Era la minore di tre sorelle, di così bell’aspetto da far innamorare il dio del mare Poseidone, che la sedusse nel tempio di Atena. La dea offesa da tale violazione, punì la giovane che non aveva nascosto la sua vanità; le deturpò il volto con una chioma di vipere velenose al posto della sua splendida capigliatura. Non solo, anche il suo sguardò diventò diabolico tanto da pietrificare chi la guardava. Solo Perseo incaricato da Atena, riuscì con uno stratagemma ad ucciderla recidendole il capo.
Nella tela di Rubens la testa della Gorgona è riversa a terra. Gli occhi sbarrati ed iniettati di sangue, le labbra viola, il volto atterrito, la ferita putrida di vermi, rendono la figura con i segni orribili della morte umana e terrena. Medusa è un cadavere che ha ancora sul volto l’incredulità di chi non è riuscito a reagire e la sua disperazione è visibile nel groviglio dei serpenti che sembrano a loro volta impazziti.
La leggenda racconta che ogni stilla di sangue che fosse caduta al suolo avrebbe generato un serpente, mentre quella caduta in mare avrebbe dato vita ad un ramo di corallo.
IL QUADRO MALEDETTO


The hands resit him di Bill Stoneham – 1972
Guardandolo di sfuggita potrebbe sembrare un normalissimo dipinto raffigurante due bambini sull’uscio di una porta, ma è dandogli un’occhiata più approfondita che l’inquietudine prende il sopravvento: quella che a prima vista sembrava una dolce bambina è una bambola con la bocca piegata in una triste smorfia e il vuoto al posto degli occhi. Il bambino dallo sguardo penetrante e profondo, sembra voglia comunicarci qualcosa. Pericolo, paura, terrore???
Dietro la porta, alle spalle delle due figure, si intravedono delle mani che si avvicinano al vetro: sono altri bambini che chiedono aiuto? Vogliono scappare? Hanno paura di chi o di cosa?
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Un’analisi del dipinto suggerisce che la porta rappresenterebbe il confine tra il mondo reale e quello dei sogni e delle possibilità, mentre la bambola è la guida che accompagnerà il ragazzo attraverso la porta. Le mani infine rappresenterebbero appunto la vita e le possibili alternative alla realtà.
Acquistato nel 1984 questo dipinto è stato poi abbandonato e dimenticato. Ritrovato successivamente da una coppia, venne di nuovo messo in vendita perché sembrava che bambino e bambola uscissero dal quadro e girovagassero per la stanza. Nella clausola di vendita i proprietari scrivevano che “si liberavano da ogni responsabilità”. Nel giro di poco tempo il dipinto e la sua storia ha fatto il giro del mondo, tanto che è conosciuto su eBay come il quadro maledetto.
E voi, riuscireste a passare una notte col dipinto appeso sopra il vostro letto?
L’urlo post-bellico di uomini e chiesa


Ritratto di Innocenzo X di Francis Bacon – 1953
L’artista si è fatto interprete del disagio e dell’angoscia esistenziali che gravavano sulla società europea post-bellica. I protagonisti dei suoi quadri sono la più alta espressione del mal di vivere contemporaneo, incarnano un’umanità disperata, sconfitta, incapace di riscattarsi.
Questo dipinto è una rielaborazione di un dipinto di Velazquez del 1650, che aveva ritratto papa Innocenzo X in modo molto realistico. Quindi Bacon, ispirato dal pittore spagnolo e dal film espressionista “La corazzata Potemkin” di Ejzenstein del 1925, iniziò una produzione di ben 45 quadri con la figura del papa. Attraverso questa serie, intitolata Screming Pope, Bacon ha voluto affrontare una specie di viaggio metaforico nell’interiorità dell’individuo e al tempo stesso nell’Inferno dell’esistenza.
Il volto urlante e il corpo irrigidito dall’angoscia, non è il ritratto di un singolo individuo ma presta il volto all’umanità intera. E quel grido diventa un urlo interiore, capace di far emergere la verità che va oltre all’apparenza e alla finta gioia di una guerra da poco conclusa.
IMMAGINANDO LA GUERRA


Il volto della guerra di Salvador Dalì – 1940
Massimo esponente del Surrealismo, Salvador Dalì trasmise con i suoi lavori il particolare interesse verso l’inconscio e la natura umana nelle molteplici sfaccettature. Questo dipinto è stato realizzato dal pittore quando si trovava al sicuro negli Stati Uniti.
La guerra ha da sempre influenzato le opere realizzate da artisti appartenenti a vari movimenti culturali. La guerra generatrice di morte alimenta in Dalì il tormento, la sofferenza vissuta con la guerra civile in Spagna e successivamente con la seconda guerra mondiale.
Dalla maschera della morte, collocata su un paesaggio desertico, fuoriescono dei piccoli rettili minacciosi, forse affamati ma che non trovano nulla su cui avventarsi. Le cavità occupate da teschi che a loro volta contengono altri teschi, e così in un percorso infinito in cui il male si moltiplica e si trasforma in angoscia, la vita non esiste più e tutto diventa morte.
Sir Winston Churchill negli accordi di Monaco di Baviera del 1938 disse:
“Potevano scegliere fra il disonore e la guerra . Hanno scelto il disonore e avranno la guerra”.
Articolo di Sandra EMME