Bosch e un altro Rinascimento – Palazzo reale Milano

 

Milano, Palazzo Reale dopo circa cinque anni di studi e approfondimenti sul tema, va in scena dal 9 novembre fino al 12 marzo 2023, una sorprendente mostra su Hieronymus Bosch, il grande genio fiammingo, artista che ci catapulta ogni volta nel suo mondo fantastico a volte contemporaneo, a volte gotico e grottesco, ma con sorpresa fortemente Rinascimentale. Ecco il perché del titolo: “Bosch e un altro Rinascimento”.

La mostra sembra portare con sé una doppia finalità, da un latofar conoscere al pubblico italiano le novità apportate da questo estroso pittore, dall’altro creare una proposta o meglio una ipotesi scientifico-critica su come l’idea che noi abbiamo del Rinascimento sia troppo semplicistica. Siamo abituati infatti, a concepire questa fase artistico-letteraria come elogio di Firenze e Roma, con l’uomo al centro dell’universo, lo studio dell’anatomia e soprattutto un ideale di perfezione estetica formale che discende dallo studio delle sculture antiche e dei classici. In realtà, ed è la mostra in questione a svelarcelo, è possibile parlare anche di un Rinascimento o meglio di una pluralità di Rinascimenti fantasiosi e onirici, distribuiti in tutta Europa, tutti da scoprire ed approfondire, i quali nascono in parte dalla mente di Bosch e dei suoi seguaci.

Si tratta di una mostra di ricerca, non si è infatti partiti da una collezione pubblica o privata, non c’è stato un nucleo preformato, ma si è trattato di un lavoro estremamente complesso con una lunga fase di ricerca con opere provenienti da collezioni di tutto il mondo. Non si può parlare di una mostra incentrata solo su Bosch perché le sue opere autografe e certe sono solamente una ventina, e i musei spesso sono restii al prestito. Sorprende eccezionalmente però, la possibilità di averne ben cinque. L’allestimento consiste quindi nel confronto con altre opere dei suoi seguaci per ricreare una lettura organica del suo pensiero e delle novità linguistiche apportate. Oltre a questo sono esposte sculture, arazzi, incisioni, bronzetti e volumi antichi, inclusi circa trenta oggetti preziosi provenienti da Wunderkammern.

È inoltre ben chiaro l’intento dei curatori di mettere in risalto la fortuna che l’artista ha avuto in Italia e in Spagna molto di più che nella sua regione di provenienza, il Brabante tra il Belgio e i Paesi Bassi precisamente a Bosco Ducale dove viveva. La grande fortuna che il pittore ha avuto in questi paesi è certamente in parte dovuta alla dominazione degli Asburgo che in quell’epoca controllavano con i loro grandi imperi coloniali, l’Italia, la Spagna e parte dell’America Latina. Il “fenomeno Bosch” così muove i suoi primi passi nel mondo Mediterraneo trovando un più fertile terreno e maggiore disponibilità.

I curatori della mostra hanno realizzato un impianto ben definito con numerose sale in cui le opere dialogano tra loro combinandosi e influenzandosi a vicenda. Sottolineo la prima sala: classica e anticlassica concepita in rapporto dialettico, approfondendo il tema della fortuna della grottesca in Italia e in Spagna collegandosi di diritto in quel mondo grottesco e tardogotico che è presente nella pittura di Bosch. Le stesse grottesche che Vasari prettamente classico, delineava come negative forme artistiche, ma che in realtà ebbero un largo seguito anche tra i più grandi, basti pensare a Raffaello e al suo periodo romano.

Un tema estremamente connotativo e molto caro a Bosch è sicuramente quello delle famose Tentazioni di Sant’Antonio riprodotto grazie a varie opere e incisioni di altri artisti, in cui il santo si mostra come Cristo collegandosi alla sua Passione. E in questo senso occhio al retro delle tele.. andate alla ricerca di un particolare molto interessante, troverete due opere della Passione di Cristo in cui appunto, sant’Antonio diventa veicolo della salvezza indicando Cristo che nello stesso tempo indica se stesso come Salvatore. 

Sant’Antonio Abate è così quindi non solo un motivo religioso, ma anche un grande espediente iconografico. 

È quindi in una prospettiva nuova che vanno lette tali opere, basti pensare che il bellissimo Giardino delle Delizie gentilmente prestatodal Prado, continua ancora oggi a far parlare di sé, si rischia, noi fruitori, di leggerlo ai limiti dell’eresia, ma al contrario va capito e riscoperto così come  fece il grande esponente del surrealismo Andrè Breton. Sarà un un caso che proprio in questo periodo a Palazzo Reale è allestita anche un’altra mostra su Marx Ernst? Direi proprio di no!


Altra grandissima opera è il Trittico di Bruges che non rappresenta solo una bellezza da osservare. Grazie all’Ambasciata di Bruxelles è stato possibile avere in concessione l’opera a dimostrazione della grande collaborazione culturale tra paesi. Qui non siamo in presenza di un dipinto qualsiasi che raffigura un Giudizio Finale con l’Inferno e il Paradiso. Bosch non fa vedere i morti che aspettano il Giudizio ma ci presenta una estensione dell’Inferno. Il mondo terreno in cui aspettiamo il nostro Giudizio è già un Inferno, un mondo peccaminoso, e questa è una novità rispetto alle precedenti raffigurazioni del tema.

Non solo, è il capostipite di una enorme diffusione dell’iconografia  del Giudizio Finale che si estende fino all’America Latina grazie alla Dinastia degli Asburgo, i cui regnanti volevano cristianizzare i vasti possedimenti anche oltreoceano fino al Perù, alla Bolivia… Tutto ciò fortunatamente è stato possibile grazie alle stampe e alla grande loro circolazione, tema anche questo in mostra a Milano.

Si delinea così la figura di Bosch, uomo di fede, grande moralista e critico della società del suo tempo, osservatore disincantato della realtà che dietro ogni personaggio vedeva un lato negativo, rappresentandolo con elementi grotteschi. Tanti sono infatti, i personaggi del clero rappresentati in forma critica nelle sue opere. Le sue sono interpretazioni eretiche, ma con una finalità didattica come tutta la cultura del Tardomedioevo sacro, ben condivisa dalle classi più abbienti.

Cosa aspettarci dunque dalla mostra oltre a tanti capolavori? Oltre a mostriciattoli e elementi innovativi metto in luce due dettagli da cercare con attenzione:

1. Perché tanti strumenti musicali? che valenza simbolica hanno?

Sono esempi negativi di ciò che è effimero e piacevole superficialmente, del tempo speso inutilmente non come quello di Sant’Antonio che rappresenta la via da imitare; lui che non si fa condizionare, è un santo meditativo che leggeva testi sacri mentre tutto intorno era pieno di tentazioni. In questo senso è fondamentale il rimando al santo.

2. Perché gli incendi?

Si tratta di una connotazione ideografica, come elemento alternativo che ricorda la distruzione di Sodoma e i peccati delle umanità (Dürer rappresenta la fuga di Lot e delle sue figlie come punizione di Dio). L’ incendio è così contrapposto al mondo sereno, all’alba. Condanna del peccato ma salvezza e speranza cristiana.

Non vorrei svelare troppi dettagli per questo vi invito a Milano a scoprire con in vostri occhi attraverso la lente di Bosch. Ciò che è certo è che si tratti di una mostra tutta da osservare nei minimi particolari. Prendetevi quindi tutto il tempo necessario, il tempo lungo della meditazione. È una mostra che ci insegna di nuovo ad osservare meditando, noi che oggi viviamo nel tempo della fretta e della tecnologia, prendiamoci qualche ora per contemplare ogni più piccolo dettaglio, ogni singolo e stupendo particolare…

Pappacena Federica

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