Intervista a Salvador Dalì

Genialità e delirio: Intervista a Salvator Dalì

Pittore del surreale e del mondo onirico

Buongiorno Signor Dalì , vorremmo  rivolgerle qualche domanda per conoscere  più a fondo la sua arte e indagare su alcuni aspetti  della sua  personalità imprevedibile ed enigmatica

Il suo nome completo è Salvator Felipe Jacinto Dalì , nasce a  Figueras in Catalogna l’11 maggio del 1904 , ed  è  un profondo conoscitore dei grandi maestri del passato.

Quali sono stati gli eventi più significativi della sua carriera artistica?

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Salvador dalì

Nel 1921 m’iscrivo all’Accademia di belle arti di San Fernando a Madrid, dove stringo amicizia con  il poeta Federico Garcìa Lorca, ed  il regista Luis Buñuel , con i quali nasce un sodalizio artistico e intellettuale che porta alla produzione di  lavori di scenografia teatrale e cinematografica, come i due celebri film “Un chien andalou “e “L’âge d’or”.

L’anno successivo soggiorno a Parigi, dove incontro Pablo Picasso,  e vengo  espulso dall’Accademia.

Nel 1929 entro a far parte della corrente artistica del Surrealismo.

La mia  prima pittura è connotata dalle influenze futuriste , cubiste, e soprattutto dall’opera di Giorgio De Chirico, sono molti i richiami alla psicanalisi freudiana ed utilizzo una tecnica minuziosa, levigata e fredda.

Ho costruito il mio personaggio portando la provocazione a quelli che gli stessi Surrealisti giudicavano i limiti della decenza finendo per essere espulso dal loro gruppo.

Nel 1930 pubblico “La femme visible”, saggio dedicato a Gala, mia  moglie dal 1929, modella e fonte d’ispirazione per la mia arte. Questo libro segna un nuovo orientamento nel mio percorso, coniugando  un realismo quasi accademico con un delirio deformante, talvolta macabro.

Tra il 1940 e il 1948 vivo a New York, mi occupo di moda e design. In questi anni ho occasione di esporre le mie  opere al Museum of Modern Art insieme a Miró e di contribuire, con il disegno delle scene, al film di Alfred Hitchcock “Io ti salverò“.

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Signor Dalì  lei ha sviluppato   una propria personalissima tecnica di automatismo che definisce metodo paranoico critico in che cosa consiste?

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La paranoia è una malattia mentale cronica, i cui sintomi sono «delusioni sistematiche, con o senza allucinazioni dei sensi» che possono manifestarsi come «mania di persecuzione o di grandezza e di ambizione». Le immagini nascono dal torbido agitarsi dell’inconscio (la paranoia) e l’artista riesce a fissarle sulla tela grazie alla razionalizzazione del delirio (momento critico)

Il «metodo paranoico-critico» consiste nell’interpretazione e nella restituzione, la più diretta e impersonale possibili, di fenomeni deliranti.

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Continuiamo questa Intervista a Salvator Dalì: Nell’opera  Costruzione molle con fave bollite: presagio di guerra civile del 1936 ha  creato  un abominevole essere immaginario che funge da spietata allegoria della guerra, ci descriva l’opera

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Una gigantesca mano nodosa strizza con furia violenta il seno di una donna

Sul limite superiore un volto orribilmente ghignante volge in alto lo sguardo disperato

Un piede scheletrito poggia su un abbozzo di bacino, a sua volta retto da un piede ossuto

Un’altra mano poggia a terra, scarnificata e deforme mentre un microscopico uomo le si affaccia incuriosito da dietro

Al suolo c’è un caotico affastellarsi di ossa, fave bollite, strane forme minerali e un armadio

La tecnica realistica contribuisce al senso di irrealtà della scena: se simili mostri non esistono, gli abissi della nostra psiche possono produrne di peggiori !

E’ questo il messaggio che suggerisco allo spettatore.

Nell’opera Apparizione di volto e fruttiera, gioco invece con la verità di ciò che vediamo!

A seconda di come si guarda il dipinto si hanno percezioni visive diverse, a partire dalla fruttiera con pere sul tavolo.

Avvicinandosi l’occhio del cane si rivela un tunnel che attraversa un rilievo roccioso

Il muso del cane è una duna sabbiosa e il collare un ponte riflesso in un’insenatura marina.

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Il Ritratto di Isabel Styler-Tas, o Melancolia, dipinto nel 1945 a New York, raffigura la figlia di un ricco gioielliere secondo i canoni del ritratto rinascimentale doppio . Su tutto trionfa la sua grande ironia e il suo inesauribile gusto per il paradosso.

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In questa opera ,ho rappresentato la sagoma speculare della donna dipinta nel linguaggio surrealista che contrasta con il realismo quasi fotografico del ritratto

La tagliente geometria allude al carattere spigoloso e volitivo della donna che ha sul petto l’immagine pietrificata della Medusa.

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L’opera “Persistenza della memoria “ è uno dei suoi quadri più celebri, come nasce l’idea di questo capolavoro?

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La genesi del dipinto è stata raccontata nel mio libro autobiografico “Diario di un genio”; mi trovavo a casa e dopo aver cenato decisi di non andare al cinema con Gala e alcuni amici ma di ritirarmi  prima del solito. Siccome fra le pietanze della cena c’era un formaggio Camembert, cominciai a riflettere sul problema filosofico della mollezza del formaggio. Dopo un po’ mi alzai e andai nel mio  studio. Lì mi misi a guardare una tela in cui aveva dipinto un paesaggio di Port Lligat e d’improvviso mi vennero in mente due orologi molli, uno dei quali era appeso ad un ulivo. Dipinsi  il quadro in due ore.

L’idea sarebbe quella di sottolineare come la realtà in sogno o in stato di veglia sfugga sia nella definizione oggettiva del tempo che passa, sia nella definizione fisica dello spazio. Inoltre il tempo rappresentato dai quattro orologi non è un parametro affidabile ma segue la percezione e l’interpretazione che nasce dall’inconscio e che ne accelera o rallenta il movimento.

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-Bene, la ringraziamo per i preziosi  spunti di approfondimento sulla sua incredibile figura d’artista , per l’unicità del  mondo misterioso che ci rappresenta attraverso le sue opere, in cui ognuno di noi può diventare protagonista, scoprendo aspetti di sè sconosciuti .

Intervista a Salvator Dalì.

Articolo di Marianna Sesta

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