Madonna con Bambino e San Giovannino di Domenico Ghirlandaio


introduzione
Dibattuta l’attribuzione di “Madonna con Bambino e San Giovannino” ora a Jacopo del Sellaio ora a Sebastiano Mainardi, ora alla cerchia di Filippino Lippi ora a quella del Ghirlandaio con dei rimandi a Lorenzo di Credi, il dipinto della sala di Ercole di palazzo della Signoria meglio noto come la Madonna dell’ufo, una madonna col bambino e san Giovannino, è profondamente attenzionato più per l’iconografia che per la dibattuta paternità.
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Descrizione dell’opera
Il dipinto inscritto in un tondo, in linea con i deschi maritali ampiamente in uso nella Firenze 400esca, rispondente ai dettami della pittura umanistica, cattura l’interesse dei più per una strana presenza che si staglia in un cielo ceruleo alle spalle della madonna col bambino. Il dipinto si struttura in profondità su due piani compositivi.
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Il primo piano di “Madonna con Bambino e San Giovannino” che chiaramente risponde all’oggetto della narrazione pittorica vale a dire la Madonna col bambino e san Giovannino e un secondo piano, con cui fa da spartiacque il tronco esile di un albero, con un paesaggio ameno con una rocca e due pastori che indicano il cielo dove si staglia un oggetto misterioso che attira la loro attenzione, facendoli vivi all’interno del dipinto distratti da un qualcosa che li rende quasi alieni rispetto alla scena centrale.
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“L’ufo”
Nel 1978, durante il restauro, questo oggetto dall’aspetto metallico, di forma ovoidale, inclinato a sinistra che brilla di luce propria, pur essendo giorno, saltò agli occhi degli osservatori scatenando l’interesse di studiosi di ufologia (più propriamente i clipeologi), di esoterismo e di storici dell’arte.
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Il restauro ha altresì dimostrato che l’oggetto non è postumo all’esecuzione del dipinto, è dunque un originale. Dalle fattezze che emergono da una prima osservazione l’oggetto sembrerebbe un ufo, una navicella metallica e rilucente: un ufo nel ‘400?
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Un ufo inserito in un dipinto a soggetto sacro? Un misto di sacro e profano? Andiamo con ordine. Le posizioni degli storici dell’arte sono in netta antitesi con gli entusiasti clipeologi.
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La storia dell’arte d’altronde ci ha consegnato sul piano delle iconografie una gran quantità di oggetti di incerta identificazione, simili all’ufo del tondo, che appare come una macchia rappresa, come una nuvola scura da cui fuoriescono raggi dorati: è il caso del Ghirlandaio nella sua natività o anche della tavola di Capodimonte (uno dei sei pannelli del polittico di Santa Maria Maggiore) attribuita alla collaborazione di Masolino da Panicale e di Masaccio nonché l’Annunciazione di Carlo Crivelli.
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Il nostro tondo è ascrivibile ad un arco temporale in cui a Firenze dilagavano le moralizzanti invettive del Savonarola che certo condizionarono le scelte dei committenti d’arte che a loro volta, molto probabilmente, non dovettero lasciare grandi margini di autonomia agli artisti, quindi risulta un po’ difficile credere che in un periodo di così grevi tensioni religiose tanto un committente quanto un pittore inserissero accanto a un soggetto sacro un ufo che potesse, dato il contesto, essere letto come una profanazione.
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Una e tre stelle
Allo stesso tempo l’iterativa compresenza di questi oggetti su dipinti dove è presente la vergine è ben spiegata attraverso le sacre scritture tenendo conto di un altro fattore iconografico presente anche nel nostro tondo: sulla destra compare, infatti, una stella grande attorniata da tre stelle più piccole.
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Ecco, la stella grande rappresenta la stella della natività, creando quindi un filo conduttore con la scena in primo piano e le tre stelle rappresentano invece la verginità di Maria mantenuta prima , durante e dopo il parto.
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Stando inoltre al vangelo di Luca ai pastori sarebbe apparso l’angelo del signore giunto ad annunciare la gioia di tutto il popolo: la nascita di Cristo. Questo angelo presentandosi con le fattezze di una nuvola scura da cui fuoriuscivano dei raggi luminosi, simili alle estasi barocche, avrebbe destato lo stupore e forse lo spavento dei pastori.
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Questo ben spiegherebbe il loro atteggiamento scrutante sullo sfondo del tondo, colti con una mano sulla fronte volta a creare la giusta ombra per meglio identificare cosa si stesse parando davanti ai loro occhi e a quelli del cane.
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Il significato del dipinto
Sostanzialmente il dipinto potrebbe essere letto come contenente due scene bibliche, di cui la prima raccontata mediante normali figurazioni sacre, mentre quella in secondo piano raccontata mediante simboli cari alle sacre scritture al fine di creare la giusta sintesi tematica e compositiva.
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Questo smentirebbe completamente l’ipotesi degli ufo nel ‘400, considerando anche che la clipeologia è una pseudoscienza. In realtà alcune fonti che andrebbero ad accreditare l’avvistamento di ufo o comunque di entità avvistate nei cieli ci sono.
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È il caso di Benvenuto Cellini, orafo e scultore fiorentino, che nella sua Vita racconta di una notte d’inverno del 1537 durante la quale a Firenze avrebbe con gran stupore avvistato in cielo una trave di fuoco scintillante.
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Cosi come Luca Landucci, uno speziale fiorentino, nel suo Diario fiorentino, una sorta di cronica della quotidianità cittadina dal 1450 al 1516, racconta di molti che a Firenze nell’Agosto del 1482 avrebbero visto fiamme di fuoco per l’aria. Dunque ufo o rappresentazione simbolica? Ai posteri l’ardua sentenza.
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