Le opere d’arte più scandalose della Storia

Quali sono le opere d’arte più scandalose della Storia?

Le opere d’arte più scandalose della Storia: Nella Storia dell’arte molti sono gli artisti che hanno prodotto opere definite “immorali”

per contenuti o per uso di tecniche decisamente anticlassiche, o molto più semplicemente irriverenti e contestate perché sono riuscite a scandalizzare l’ opinione pubblica.

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Da Goya a Banksy, in un arco temporale che oscilla tra sperimentazioni di tecniche alternative e nuove ricerche avanguardistiche,  abbiamo selezionato per voi 10 opere a nostro parere più scandalose, svelandone motivi e curiosità.

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Nudi femminili svincolati dalla “salvifica” appartenenza iconografica ad una divinità, “Mangiatrici di uomini” e “Femme fatale” consapevoli del loro fascino e protagoniste di un riscatto tutto al femminile.

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Rappresentazioni con chiare connotazioni erotico-sessuali miracolosamente sfuggite al Tribunale della Santa Inquisizione o dichiarate oscene a tutt’oggi,

perchè ritenute pornografiche, con conseguente divieto di pubblicazione sui Social.

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 Opere avanguardistiche, irriverenti, blasfeme e antiaccademiche per definizione, nelle quali la perdita degli standard classici ha provocato e provoca a tutt’oggi forti reazioni avverse subendo pesanti condanne morali.

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Ci piace pensare che da questa lettura il vostro senso critico possa aiutarci a trovare nuovi spunti di ricerca e nuove angolazioni di lettura dell’opera, del resto il senso dell’opera d’arte è quello di interfacciarsi con l’osservatore,

per questo motivo vi invitiamo a lasciare commenti, opinioni e pareri.

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Maja Vestida e Maja Desnuda, Francisco Goya

Maja Vestida e Maja Desnuda, Francisco Goya, 1800

Iniziamo con la prima fra le opere d’arte più scandalose della Storia:

Realizzati su commissione la coppia di quadri rappresentava un vero e proprio “ Gioco scandaloso” : il quadro della donna vestita , infatti,

doveva coprire quello con il nudo e solo nel bel mezzo della serata goliardica , la sua inaspettata apparizione , avrebbe sorpreso gli ospiti  totalmente ignari dello scambio.

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Ma il quadro della Maja Desnuda, proprio per i suoi contenuti erotico-sessuali cosi espliciti,

senza alcun riferimento letterario o mitologico, non potè sfuggire all’ira dell’ Inquisizione spagnola che prontamente lo sequestrò,

occultandone per un secolo le tracce. E così, solamente 100 anni dopo il sequestro,  il suo ritrovamento in una stanza nascosta dell’ Accademia di San Fernando restituì alla gloria l’ opera insieme alla sua gemella “ Vestida”. 

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Ciò che aveva destato profondi turbamenti in chiunque la osservava era sicuramente legato a quello sguardo sicuro e senza vergogna che la modella rivolge allo spettatore:

un evidente spartiacque tra l’arte Neoclassica e Romantica di cui Goya si fa portavoce diventandone inequivocabilmente  il protagonista indiscusso.

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Curioso l’utilizzo di due modelle differenti per la realizzazione delle due opere : non si sa niente sulla loro identità, di certo si somigliano, ma si rivelano da un’ attenta osservazione diverse. La Maja Vestida risulta più alta e slanciata, mentre la Maja desnuda appare più bassa e minuta nella corporatura.

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Di certo le due opere hanno rappresentato un’assoluta novità nel panorama della Storia dell’ Arte proprio perché la Maja Desnuda è il primo nudo in pittura che non rappresenta personaggi mitologici, storici o biblici.

 “L’Origine del Mondo”,  Gustave Courbet

Il Sonno e “L’Origine del Mondo”,  Gustave Courbet, 1866

Il Realismo di Gustave Courbet connota tutte le sue opere rendendo ovviamente “Scandalose e Libertine” ( ecco perché molte di queste vengono considerate alcune delle opere d’arte più scandalose della Storia) le rappresentazioni di nudi femminili,

come in questa opera “Il Sonno” che raffigura una chiara scena di lesbismo e che pertanto  non le consentì di essere esposta pubblicamente per molto tempo.

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Commissionata dal diplomatico turco-egiziano Halil Serif Pasa, fu tenuta nascosta nella sua stanza da bagno fino a quando, a causa dei debiti di gioco, il proprietario fu costretto a venderla.

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 così accadde anche per il suo grande capolavoro “L’Origine del mondo”, che non vi propongo oggi visivamente per motivi di censura, ma che ha rappresentato un crocevia nella Storia dell’ arte perchè al limite della pornografia.

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Poco sappiamo dei successivi proprietari, di certo è che prima di arrivare al Museo D’Orsay di Parigi, dove oggi potete ammirarlo , è stato di proprietà del famosissimo psicanalista Jacques Lacan.

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Gustave Courbet

In questa opera Courbet si abbandona ad un impressionante realismo , non smettendo mai di ritoccarla audacemente  e proponendo una visione ravvicinata dell’ organo riproduttivo femminile che paradossalmente lo celebra come incipit  dell’origine del mondo.

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In verità grazie alla grande abilità tecnica di Courbet, ereditata dai maestri del tonalismo veneto, mai questa immagine potrà essere annoverata tra le immagini pornografiche e il quadro risulta oggi esposto senza censura alcuna al Museo d’Orsay di Parigi,

occupando il posto che merita e turbando lo sguardo di chi lo scandalo ce lo  ha già  nei propri occhi.

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Ciononostante nel 2011 sul social Facebook un professore parigino , amante come me dell’ arte moderna, dopo aver postato sul suo profilo l’immagine di una mostra con sullo sfondo il dipinto L’Origine del Mondo,

si è visto sospendere la propria pagina perché accusato di aver pubblicato e diffuso un’immagine pornografica.

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La reazione del professore è stata celere e immediata rivolgendosi al tribunale e denunziando una violazione della libertà di espressione.

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Siamo nel 2022, e vi assicuro che il problema si porrebbe ancora una volta, perciò invito tutti a ricercare l’immagine per poter essere giudici imparziali e contribuire , col vostro parere, a delineare il confine tra arte e pornografia.

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Colazione sull'erba, Edouard Manet

Colazione sull’erba, Edouard Manet, 1863

Fra le opere d’arte più scandalose della Storia troviamo anche “Colazione sull’erba”: Quest’opera famosa,

oggi ammirata e conosciuta, al tempo provocò un’aspra critica da parte degli accademici perché era un chiaro attacco provocatorio alla borghesia e  alla morale del tempo. 

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In essa è raffigurata una donna dall’espressione ammiccante e consapevole della propria nudità, insieme a due uomini vestiti con abiti borghesi,

che stanno facendo un pic-nic nel prato, mentre un’altra donna nuda, sullo sfondo è intenta a bagnarsi nel fiume.

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Edouard Manet

L’ira della critica si rivolge non solo ai soggetti femminili nudi, nella storia dell’arte il nudo di donna era tollerato solo se appartenente a divinità o  personaggi mitologici,

ma alla scena in sé, voluta da Manet per sottolineare l’apparente perbenismo di una società borghese che di fatto nasconde dietro la maschera dell’ apparenza la degenerazione di etica e costumi.

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Dura la critica anche sulla tecnica grossolana e sulla prospettiva, che risulta priva di regole, così anche sulle proporzioni delle figure, del resto le opere Impressioniste sono note per avere tra le loro caratteristiche il totale rifiuto delle regole classiche

e di portare avanti una pittura fatta di “impressioni”, dalle quali scaturisce la vera visione della realtà e dell’essere.

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Sera nel corso Karl Johann ‒ Edvard  Munch

Sera nel corso Karl Johann ‒ Edvard  Munch, 1894

Il dipinto proposto , di chiara matrice espressionista, è in sé il ritratto scandaloso e scandalizzante della società del tempo e della Borghesia. Esposto a Berlino nel 1902 con il titolo “ Strada” suscitò inevitabili critiche e opposizioni dovute all’ irriverenza con la quale Munch si rivolge alla classe dominante paragonandola a degli zombie che avanzano in processione imprigionati da norme e convenzioni. Ma perché questa è una delle opere d’arte più scandalose della Storia?

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La massa anonima, riconoscibile solo dai cilindri lucenti e dagli effimeri cappellini come appartenente alla classe borghese, si spinge verso l’osservatore con fare minaccioso. Le cupe espressioni e gli sguardi persi nel vuoto in effetti manifestano una certa inquietudine, propria di chi indossando una maschera non può che riflettere la falsità dell’esistenza che vive e del sistema che rappresenta.

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Edvard  Munch

In prospettiva sulla destra è visibile, pienamente illuminato, lo Stortinget,

il Parlamento di Cristania, l’attuale Oslo, verso il quale di spalle si dirige una sagoma scura: è lo stesso Munch che controcorrente va verso il luogo posto simbolicamente a far rispettare regole e leggi dei valori borghesi.

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L’artista dichiara la propria volontà di rimanere avulso da regole e  dal controllo sociale borghese  al quale non riconosce alcun valore e alcuna sensibilità per comprendere l’effettivo significato dell’esistenza.

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Era il 1894,  ma il dipinto di Munch, come del resto il ben più famoso “Urlo”,

manifesto dell’espressionismo,  risulta a tutt’ oggi di straordinaria attualità, poichè, malgrado siano mutati gli scenari, il conflitto sociale si è fortemente acuito confermando nel nostro secolo gli stessi disvalori prodotti in quell’epoca: ecco da dove nasce l’angoscia e perchè essa ancora si perpetua.

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 Giuditta I ‒ Gustav Klimt

Giuditta I ‒ Gustav Klimt, 1901

Questo dipinto è l’emblema del riscatto della donna sull’ autorità dell’ uomo padre/padrone,

Il manifesto della comprovata capacità femminile di utilizzare le armi seduttive per raggiungere i propri scopi.

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Giuditta è un’eroina della Bibbia, ampiamente rappresentata nella storia dell’arte precedente e ricordata per aver decapitato Oloferne grazie alle sue armi seduttive, liberando gli Israeliti dall’esercito nemico.

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L’eroina qui assume l’immagine della Femme fatale, della Mangiatrice di uomini, cioè di una donna forte, seducente e dominatrice pronta a sedurre l’uomo di potere per poi distruggerlo.

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Questa ritrovata condizione di emancipazione tutta al femminile scandalizzò non poco la società del tempo e anche la maniera tutta Klimtiana di approcciare le proprie composizioni.

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La tecnica di Klimt prevede due momenti distinti e separati di esecuzione: uno tutto accademico in cui si evince il suo modo classicheggiante di trattare l’incarnato e l’anatomia dei suoi personaggi.

Klimt

 l’altro tutto onirico, che seppur fa leva sulle visione dei mosaici Bizantini di Ravenna,

visitata dal pittore durante il suo viaggio in Italia, si traduce sulla tela con un eccesso di decorativismo e una resa bidimensionale di talune parti.

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 Lo sfondo, gli abiti, e questa tinta aurea che non rimanda più al trascendentale della divinità ma alla bellezza femminile di chi ha acquisito consapevolezza del proprio essere e guarda con atteggiamento di sfida lo spettatore,

sottolineano la sua ritrovata condizione: la Donna gioiello.

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La testa di Oloferne penzola al margine dell’angolo destro, essa si intravede appena e serve solo ad esplicitare l’ identità della donna ritratta: Giuditta con la sua forza e la sua ritrovata libertà.

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L.H.O.O.Q. La Gioconda con i baffi di Marcel Duchamp

L.H.O.O.Q. La Gioconda con i baffi di Marcel Duchamp -1919

L’opera fortemente irriverente di Marcel Duchamp denominata L.H.O.O.Q. ( Elle a chaud au cul) o più popolarmente La Gioconda coi Baffi è un ready – made (già fatto)  tutto dadaista che in totale coerenza con le idee del movimento utilizza l’immagine “icona”

della storia dell’arte rinascimentale “ La Gioconda “ di Leonardo da Vinci compiendo su di essa un’ azione dissacrante : la manipola con due baffi e un pizzetto.

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Per comprendere le opere dadaiste è necessario entrare nel “ non senso” della poetica del movimento: il loro obiettivo era quello di denigrare i valori della società occidentale ufficiale, che aveva prodotto gli orrori del primo conflitto mondiale,

infrangendo le loro regole attraverso una rivoluzione pacifica e concettuale nella quale la libertà creativa azzerava tutte le ideologie e tutti i valori del passato in quanto proprio questi avevano creato i presupposti del conflitto.

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Nella Gioconda con i baffi, Duchamp non vuole negare l’arte di Leonardo ma, al contrario, vuole renderle omaggio: il suo è un attacco agli estimatori superficiali e ignoranti, legati alle apparenze e alle convenzioni,

che non sanno leggere l’ opera d’arte, ma solo quello che essa rappresenta per l’ appartenenza ad un certo status.

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Per questo motivo e per molti altri il movimento Dadaista, i suoi artisti e le opere in esso prodotte rappresentano l’avanguardia di rottura col passato per definizione ed ispireranno le correnti artistiche future tra cui molte tra le contemporanee (Street art).

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Merda d'artista, Piero Manzoni

Merda d’artista, Piero Manzoni, 1962

Tra le opere più scandalose della Storia dell’arte non poteva certo mancare la Merda d’ artista di Piero Manzoni,

una provocazione pura in tutti i sensi volta a ribadire ironicamente come, nella società odierna, è sempre la firma che qualifica un’opera d’arte e ne certifica l’originalità.

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Realizzate nel maggio del 1961 e presentate al pubblico il 12 agosto alla Collettiva In villeggiatura da Pescetto,

in Liguria, le 90 scatolette metalliche del diametro di 6 cm in cui l’artista ha sigillato i propri escrementi,

30 grammi a scatoletta per l’esattezza,apponendo sul coperchio la propria firma e la data di inscatolamento.

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La critica inorridita  reagì in modo feroce contro la provocazione dell’artista definendo l’ opera irriverente e scandalosa. Ma con la sua Merda d’ artista Manzoni volle denunciare la pratica comune e ancora oggi attuale di mercificare l’arte, qualificandola con una firma prestigiosa,

a discapito dell’idea dell’arte come motore di trasformazione della propria vita e come mezzo di arricchimento culturale.

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L’artista aveva stabilito anche il prezzo di ciascuna scatoletta : 30 grammi d’oro, cioè tanto per quanto pesava la scatoletta di escrementi.

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Una trovata alla Re Mida, che trasformava in oro tutto ciò che toccava; e in effetti nel 2007, a Milano nelle sale della casa d’aste Sotheby’s, la scatoletta n. 18 è stata venduta  al prezzo di 124 mila euro e nel 2016 la scatoletta n. 69 per 275 mila euro.

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Al di là delle critiche e degli scandali direi che Piero Manzoni ci aveva visto lungo e la storia infatti continua a dargli ragione.

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 Imponderabilia , Marina Abramovic

Imponderabilia , Marina Abramovic e Ulay

Il 2 giugno 1977 , alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna, durante la Settimana Internazionale della Performance,

Marina Abramovic e Ulay sono i protagonisti della performance leggendaria intitolata Imponderabilia.

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I due stanno in piedi nudi e immobili all’ingresso principale del Museo, l’una di fronte all’altro. La Abramovic afferma che l’opera è nata dall’intenzione di usare i corpi come “Porte viventi del Museo”.

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L’opera sottolinea l’importanza che le cose imprevedibili hanno nel determinare il comportamento umano: Imponderabilia infatti significa imponderabilità, ossia l’impossibilità di prevedere.

Marina Abramovic

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Prima che la polizia intervenisse per interrompere l’evento, circa 350 persone transitarono attraverso lo stretto ingresso creato dai corpi nudi dei due performer.

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Per accedere, infatti, il visitatore era costretto a passare a fatica fra i due corpi mettendosi in posizione laterale e scegliendo quale dei due fronteggiare nell’inevitabile contatto fisico e scegliendo in un attimo a chi dei due rivolgere lo sguardo.

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  Commenta Ulay “è questo il gioco di Imponderabilia. Nel volgere di un secondo devi prendere una decisione, ancora prima di poter comprendere perché”, e  aggiunge Marina: “se non ci fossero gli artisti, non ci sarebbero i musei, noi siamo delle porte viventi”.

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Him, Maurizio Cattelan

Him, Maurizio Cattelan, 2001

Maurizio Cattelan è uno degli artisti contemporanei più provocatori nel panorama dell’arte. Nel 2001 realizza Him, un’opera in cera, resina di poliestere e capelli umani che scandalizza l’opinione pubblica

perché rappresenta un uomo inginocchiato che prega, con le mani giunte in segno di perdono e con il viso però di Adolf Hitler.

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L’installazione  dell’opera nel 2012 nell’ ex Ghetto di Varsavia destò grandissimo scandalo e forti opposizioni da parte della comunità ebraica, suscitando diverse polemiche in Polonia  e soprattutto in Israele, tanto che il Presidente del Centro “Simon Wiesenthal”,

Efraim Zuroff, si dichiarò estraneo e contrario all’ iniziativa considerandola  “una provocazione priva di senso che insulta la memoria delle vittime del nazisti”.

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Maurizio Cattelan

In realtà il Rabbino di Varsavia era stato consultato preventivamente e aveva dato parere favorevole all’installazione di Him nell’ ex Ghetto di Varsavia sostenendo l’aspetto sociologico dell’opera che avrebbe destato nello spettatore

curiosità e non poche domande morali dettate dalla provocazione.

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Uno dei tre esemplari originali della serie di Him, dopo essere stato esposto al Museo Guggenheim di New York nel 2011,

è stato venduto durante un’asta che si è tenuta l’8 maggio alla casa d’aste Christie’s a New York per 17,1 milioni di dollari,

il prezzo decisamente più alto mai raggiunto da un’ opera di Cattelan.

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La Bambina con il palloncino, Banksy

La Bambina con il palloncino, Banksy, 2002

There is always Hope” traducibile come “c’è sempre speranza”

è l’iscrizione che in origine era presente accanto all’immagine dello stencil applicato al muro dal misterioso Banksy, famosissimo street artist  contemporaneo, che ancora oggi tanto fa parlare di sè.

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L’opera scelta, La bambina con il palloncino, è un inno alla speranza ,

pur rappresentando una delicata situazione esistenziale di solitudine:

quella in cui la bambina sospinta da un vento che soffia dietro di lei, sollevando il braccio, lascia andare un palloncino rosso a forma di cuore e con lui tutto ciò che esso rappresenta.

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L’ “ Existencilist” cioè la commistione tra esistenzialismo e stencil è la poetica dalla quale muove tutta l’opera di Banksy. I suoi soggetti preferiti riguardano i disagiati,

i più fragili, gli ultimi e il suo impegno sociale si manifesta in una critica perpetua verso la società consumistica nella quale viviamo con tutti gli aspetti consequenziali che ne derivano e che arricchiscono lo scenario di argomenti da trattare come l’ emergenza ambientale, la guerra, la violenza, la povertà, l’inquinamento.

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Cosa fa Banksy?

Le sue opere vengono realizzate di notte, nel silenzio e con una tecnica veloce, lo Stencil, che consente un’esecuzione sicura dall’ intervento delle forze dell’ordine. L’opera era stata realizzata a Londra sul muro di una tipografia a Shoreditch. Nel 2014 il proprietario l’ha staccato e messo all’asta.

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 Ma dove sta lo scandalo?Nel 2018, nella famosa casa d’aste Sotheby’s,

mentre si procedeva all’ asta dell’opera, improvvisamente,

con grande sorpresa del pubblico, dalla cornice inferiore l’immagine ha cominciato a scendere tagliandosi in tante striscioline sottili. 

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L’intento di Banksy era quello di distruggere l’opera durante la vendita e aveva progettato personalmente un congegno inserito nella cornice per questo. Qualcosa però non ha funzionato e l’opera si è distrutta a metà.

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Ciò non ha comunque impedito alla casa d’ aste di completare la vendita che è stata effettuata  per oltre un milione di sterline. Ma non finisce qui : Il 14 ottobre del 2022 l’ opera semidistrutta, ribattezzata non a caso

“Love is in the Bin” (“L’amore è nel cestino”) sarà venduta per un prezzo scandaloso , 22 milioni di euro. Straordinario lo humor del banditore Oliver Barker che dopo aver chiuso le offerte,  si è sorpreso del fatto che l’opera d’arte fosse miracolosamente “ancora lì”. Avete appena visto le opere d’arte più scandalose della Storia!

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2 pensieri riguardo “Le opere d’arte più scandalose della Storia

  • Febbraio 2, 2022 in 8:56 pm
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    Articolo meraviglioso, perfetta la stesura e di ottima qualità i contenuti ❤️ complimenti, mi è stato utilissimo sia per amplificare la mia cultura personale sia come ottimo appoggio di studio scolastico

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