Opere d’arte che nascondono segreti

Opere che nascondono segreti

Opere che nascondono segreti: Molti dei dipinti più famosi dell’arte nascondono, codici segreti, non sempre riconoscibili e per questo suscitano la curiosità di studiosi e appassionati d’arte. La curiosità è il sale della conoscenza, il più potente motore del cervello umano.

Ma quali sono i quadri che propongono misteri e simbologie?

Ne abbiamo scelti alcuni fra i più conosciuti.

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LA GIOCONDA di LEONARDO da VINCI

Particolare della MONNA LISA di Leonardo da Vinci

Il mistero di una delle opere più famose di Leonardo, la Gioconda, riguarda solitamente il suo sorriso enigmatico; tuttavia, osservando gli occhi al microscopio, alcuni studiosi hanno scoperto dei numeri e delle lettere che potrebbero rappresentare una sorta di ‘codice da Vinci’: nell’occhio destro appaiono le lettere LV, che potrebbero indicare il suo nome, mentre nel sinistro vi sono alcuni simboli non facilmente definibili: forse la sigla CE o una lettera B. Dietro la figura della donna, invece, sembrerebbero esserci i numeri 149, e un quarto numero parzialmente cancellato: il che potrebbe suggerire il fatto che Leonardo abbia dipinto il quadro mentre era a Milano nel 1490.

Leonardo da Vinci – Ritratto di Lisa Gherardini sposa di Francesco del Giocondo, detta Monna Lisa o la Gioconda,    1503-1519         cm77x53

Nel dipinto è stato individuato inoltre il rapporto aureo, nella diposizione dei lineamenti del viso, nell’area che va dal collo a sopra le mani e in quella che va dalla scollatura dell’abito fino a sotto le mani.

Nel 1509 il frate francescano e matematico rinascimentale Luca Pacioli scrisse il trattato De divina proportione’, successivamente illustrato proprio da Leonardo da Vinci. In questo testo Pacioli ricercò nella proporzione dei numeri i principi ispiratori in architettura, scienza e natura: il cosiddetto numero aureo o proporzione divina. Utilizzando la sezione aurea nei suoi dipinti Leonardo scoprì che, guardando le opere, si poteva creare un sentimento di ordine e armonia.

I CONIUGI ARNOLFINI di JAN VAN EYCK

Jan van Eyck – Ritratto di Giovanni Arnolfini e sua moglie   1434      cm 82×59,5

Jan van Eyck fu un pittore fiammingo del Quattrocento e come altri artisti della regione compresa fra Belgio e Paesi Bassi, fu impegnato nel tentativo di riprodurre nel modo più fedele possibile la realtà, soffermandosi su ogni piccolo particolare.

Questo dipinto sembra una normale scena di vita famigliare, in realtà è uno degli enigmi meglio custoditi della Storia dell’Arte. Nel saggio pubblicato da Skira nel 2017 dal titolo “Il mistero Arnolfini”, il francese J.P. Postel, considera la donna addirittura come l’apparizione di un fantasma.

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CHI SONO I PROTAGONISTI?

Lo scopo principale di quest’opera è quello di sottolineare la ricchezza e lo status sociale di questa famiglia nelle Fiandre del XV secolo. La coppia, riccamente abbigliata, ha una posa piuttosto cerimoniosa, quasi ieratica.

Giovanni Arnolfini, ricco mercante fiorentino residente a Bruges, viene ritratto in compagnia della sua prima moglie Costanza. L’opera ha avuto un’esistenza molto travagliata: dopo vare traversie nei Paesi Bassi, il dipinto venne portato in Spagna per poi andare in Francia e infine in Inghilterra dove è tutt’ora esposto alla National Gallery.

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QUALI SONO I DUBBI?

Fra le varie ipotesi del motivo della raffigurazione la più accredita sembra essere la rappresentazione del matrimonio della coppia, forse con l’allegoria della maternità, come testimonia il colore verde della veste che all’epoca era simbolo di fertilità, e la mano della donna posta sul grembo. Ma anche se il ventre è evidentemente gonfio, non necessariamente denota una gravidanza, visto che in quegli anni, gli abiti femminili avevano tutti la caratteristica di accentuare l’addome.

Un’altra ipotesi è che non si tratti di un matrimonio ma del giuramento tra gli sposi prima del matrimonio. Tale rituale aveva valore giuridico e richiedeva la presenza di due testimoni (vedi specchio); quindi il dipinto alluderebbe al momento del fidanzamento.

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LO SPECCHIO

Sulla parete di fondo si nota uno specchio convesso che riflette, oltre ai due coniugi di spalle, anche due personaggi frontali. Lo specchio è l’elemento più chiacchierato per il fatto che riflette quattro persone: le due persone, oltre ai coniugi, sono sicuramente l’artista Van Eyck (che ha apposto la sua firma proprio sopra lo specchio), mentre la seconda persona potrebbe essere il suo assistente. Lo specchio inoltre risulta essere un’opera nell’opera: la cornice, finemente intagliata, è composta da dieci piccoli tondi che raffigurano la Via Crucis. Un oggetto di gran valore, che denota la ricchezza della famiglia.

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IL CANE

Ai piedi della coppia c’è un cagnolino di una razza molto particolare. Nell’arte il cane è ampiamente utilizzato come simbolo associandolo alla fedeltà. In questo caso, essendo posizionato tra i piedi dei proprietari rappresenta l’unione e la fedeltà della coppia.

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IL LAMPADARIO

Il lampadario che dovrebbe illuminare la stanza di una ricca famiglia ha      una sola candela, dalla parte dell’uomo, ed è accesa. Una spiegazione può essere che quest’unica candela potrebbe simboleggiare l’occhio di Dio che tutto vede. Ci sono poi altre ipotesi che vedono nella candela un messaggio: il fatto che sia dalla parte dell’uomo potrebbe sottolineare la differenza fra chi è vivo e chi è morto, infatti secondo altre ipotesi il ritratto potrebbe essere stato commissionato dal marito per ricordare la moglie morta.

ALTRI SIMBOLI

Ci sono numerosi oggetti con valore simbolico: gli zoccoli dei due personaggi, abbandonati sul pavimento poco prima di vestirsi con abiti lussuosi da cerimonia; il rosario per la preghiera sul muro, la piccola scultura di Santa Margherita, patrona delle partorienti; il giardino che si intravede dalla vetrata ad “occhi di bue” con un albero di ciliegio carico di frutti, un’allusione agli hortus conclusus medievali e alla primavera, in chiaro contrasto con gli abiti invernali. Le arance sul davanzale rappresentano infine la fertilità. Questi e altri piccoli oggetti descritti nei minimi dettagli, con significati simbolici, ma soprattutto utili per dare un senso di ospitalità e familiarità dell’ambiente.

LA TEMPESTA di GIORGIONE – Opere che nascondono segreti

Giorgione  –  Tempesta   1502-1503   cm 83×73

Poche opere sono oscure come questo capolavoro di Giorgione. A cinque secoli dalla sua esecuzione, la Tempesta è tutta un enigma.

Chi è la donna nuda che allatta il bambino sotto l’albero?

Una Madonna, una zingara, un’Eva primigenia?

Che rapporti ha con il giovane armato che si trova dall’altra sponda del fiume?

Quale sarà il suo senso?

All’interno di un ambiente naturale, ci sono due figure, a sinistra un giovane e baldanzoso soldato vestito secondo i costumi dell’epoca, sulla destra una donna seminuda che allatta un bambino.

I due personaggi non dialogano fra di loro, non si relazionano, non sembrano neppure conoscersi. Sembrano due comparse, ma sono le uniche figure! L’uomo non sta vigilando sulla famiglia come farebbe un padre, mentre la donna volge lo sguardo verso l’osservatore come se temesse per sé e per il piccolo.

Da questo nasce una misteriosa tensione.

IL PAESAGGIO

Il quadro ha per protagonista un paesaggio fluviale, per l’esattezza uno scorcio di campagna veneta raffigurato in un tardo pomeriggio estivo, prima dell’arrivo di un temporale. Sullo sfondo si distende un ridente paesino, improvvisamente illuminato da un fulmine.

POSSIBILI SIGNIFICATI

Giorgione Tempesta   particolare

Opere che nascondono segreti: La Tempesta è stata nel tempo oggetto delle più disparate decodificazioni. Nel 1530, il collezionista Marcantonio Michiel descrisse l’opera come un dipinto privo di soggetto apparente,                                                             ossia semplicemente come un paesino, una zingara e un soldato sotto la tempesta. Sino ad oggi nessun altro tentativo di interpretazione è stato convincente. La donna è stata identificata, da alcuni studiosi come la “MADRE”,

simbolo della funzione nutritiva della natura, mentre l’uomo sarebbe il principio maschile che feconda la terra.

Le colonne spezzate alluderebbero alla ineluttabilità della morte.

Altri storici hanno voluto riconoscere nelle tre figure: Adamo, Eva e il loro primogenito Caino fuori dal Paradiso terrestre, mentre il fulmine sarebbe l’eco dell’ira divina.

Una recente analisi ai raggi x ha però dimostrato che sotto il soldato si trova un’altra figura di donna nuda, in seguito cancellata dall’artista.

Giorgione sostituì la seconda donna con un soldato, cambiando così radicalmente il contenuto del quadro, perché quel nudo femminile non lo interessava in quanto soggetto ma come pura immagine, rimpiazzata con un’altra più efficace. Quindi nel dipinto uomo e donna sarebbero solamente due presenze immerse nella natura.

Queste figure sono essenziali al quadro che altrimenti si ridurrebbe a una semplice e suggestiva veduta di un paese sotto la pioggia.

Lo spazio liberato dai vincoli matematici della costruzione prospettica, è veramente naturale e lo sguardo può perdersi verso il suo orizzonte, illuminato dal bagliore del lampo, condividendo la malinconia della natura. Proprio dalla contemplazione dello spettacolo naturale, percepito nei suoi valori atmosferici di luce e colore, nacque quel sentimento della bellezza tipico della pittura di Giorgione.

L’ISOLA DEI MORTI di ARNOLD BOCKLIN – Opere che nascondono segreti

Arnold Bocklin  –  L’isola dei morti   1880-1886

Tra il 1880 e il 1886 Bocklin eseguì ben cinque versioni del dipinto. Il tema è un rematore e una figura vestita di bianco in una piccola barca che scivola verso questa piccola isola misteriosa. Attraverso gli anni, l’isola è stata identificata con l’isola greca di Pontikonissi, oppure con Capri o Ischia, oppure con l’isola di San Giorgio di fronte alle coste del Montenegro.

Bocklin non disse mai se fosse un luogo reale o una sua invenzione. Pare che per dipingerla si ispirò al cimitero dove era sepolta sua figlia.

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Opere che nascondono segreti: Questo è uno dei dipinti più impenetrabili della storia dell’arte; le cinque versioni sono ognuna differente per tonalità ma con lo stesso soggetto e la stessa atmosfera. Un paesaggio onirico che evoca credenze esoteriche e miti antichi sul passaggio delle anime nell’aldilà. Noto anche per aver provocato in più di uno spettatore la sindrome di Stendhal, affascinò personaggi molto noti fra cui Gabriele D’Annunzio e Sigmund Freud.

Arnold Bocklin  –  L’isola dei morti   1880-1886

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Il dipinto di Bocklin non ha mai avuto, da parte dell’autore, una spiegazione né sulla tematica né sull’effettivo senso dell’opera. Sappiamo tuttavia che Bocklin era affascinato dalla mitologia nordica, dagli dei del Walhalla, dalle Valchirie, dai miti celtici e dalle complesse allegorie dei popoli di origine celtica.

Adolf Hitler appassionato di occultismo, acquistò ad un’asta la terza versione della serie nel 1936 e la espose nel suo studio a Berlino.

CHI SONO I PROTAGONISTI DELLA SCENA?

E’ il crepuscolo: la notte cede al giorno o il giorno alla notte, perché nell’oscurità già si distingue la linea dell’orizzonte. Una barca a remi scivola sull’acqua nera, calma, immobile. Il remo è immerso, ma non solleva onde né spruzzi, al punto da rendere visibile il silenzio.                                            La barca trasporta una bara, coperta da un drappo bianco. Ritta a prua c’è una figura inquietante, fasciata da veli bianchi, come una statua o una mummia. Forse una mamma. Ma potrebbe anche essere l’anima del morto. La barca sta per approdare ad un’isola piccola, fatta di falesie e cipressi che nascondono il cimitero quasi a proteggere l’intimità dei defunti. Un nuovo Caronte che traghetta le anime.

L’immagine è apparentemente tradizionale ma combina in modo nuovo il paesaggio: il romanticismo nordico e la natura mediterranea.                          Il mondo antico è morto e l’isola dei beati non si trova. Un pittore può renderla reale solo dipingendola, imprigionando l’infinito su un riquadro di tela.

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CENA IN EMMAUS   di CARAVAGGIO – Opere che nascondono segreti

Caravaggio   –  Cena in Emmaus     1601      cm 139×195

Opere che nascondono segreti: Opere che nascondono segreti :Il dipinto rappresenta il culmine dell’azione dell’episodio descritto nel Vangelo di Luca: quando due discepoli riconoscono Cristo risorto, che si era presentato loro come un mendicante e lo avevano invitato a cena, nel   momento in cui compie la benedizione del pane e del vino, alludendo all’ultima cena. Cristo è rappresentato come il buon pastore, non riconoscibile tramite le fattezze ma piuttosto guardandone i gesti e lo svolgersi dell’avvenimento.

Scoperto un dettaglio dell’Ultima cena che ha stupito anche gli esperti. Leggi di cosa si tratta e rimarrai a bocca aperta! >>>>>https://arteinbreve.it/?s=ultima+cena

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LE REAZIONI

I due discepoli mostrano stupore: uno si aggrappa alla sedia mentre l’altro, vestito da pellegrino e con la conchiglia sul petto (simbolo di chi si mette in viaggio per fede), allarga le braccia con un gesto che mima simbolicamente la croce.

L’orchestrazione del colore e della luce induce lo spettatore a spostarsi su tutti i punti salienti della tela; il predominare del rosso, del bianco e del verde potrebbe alludere alle tre virtù teologali: Fede, Speranza e Carità.

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I SIMBOLI

In primo piano è posizionata una canestra di frutta in bilico sull’orlo del tavolo, che già Caravaggio aveva trattato singolarmente (la Canestra di Frutta del 1597), colma di uve e fichi fuori stagione (dato che, notoriamente, questi frutti maturano alcuni mesi dopo il periodo pasquale), assieme al vino, simbolo del sangue di Cristo, ed il pollo con le zampe dritte e annerite,  simbolo di morte.

IL SIMBOLO NASCOSTO

Opere che nascondono segreti: Ma la cosa più interessante è l’ombra che la frutta lascia sulla tovaglia bianca, a forma di pesce: la forma con cui si identificavano e si riconoscevano i cristiani.

In greco antico la parola PESCE si dice IXTHYC (ichtùs), le cui lettere formano l’acrostico: Iesus Christòs Theòu Uiòs Sotèr, ossia Gesù Cristo Figlio di Dio Salvatore. Inoltre il pesce, essendo un animale che vive sott’acqua senza annegare, simboleggiava il Cristo che può entrare nella morte restando vivo.

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Testo di:   Sandra  EMME

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