I dipinti più brutti di sempre
Quali sono i dipinti più brutti di sempre?
I dipinti più brutti di sempre: Diceva Platone circa 2300 anni fa che la bellezza è un mezzo per avvicinarsi alla perfezione, sosteneva inoltre che la bellezza è il veicolo che ci permette di passare dal finito all’infinito. Idee e pensieri che sono stati approfonditi nei secoli da filosofi, artisti, esteti e studiosi di vario genere.
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Ma se molto è stato scritto sulla bellezza, non altrettanto è stato scritto sulla BRUTTEZZA.
Se noi consideriamo il BRUTTO come contrario di BELLO, allora quel bello che per gli antichi greci era bene, giusto, armonioso, virtuoso e sacro, il brutto è tutto ciò che è male, errato, sgradevole, peccaminoso e sacrilego. Ma anche spiacevole, disgustoso, repellente, sgradito, impressionante, ridicolo o caotico.
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In sintesi: non procura piacere alla vista.
Tralasciamo tutte le altre forme di bruttezza che possono scaturire da un gesto, uno sguardo, un suono, un odore, un’emozione e concentriamoci su quanto è stato prodotto nel mondo dell’arte.


Quentin Metsys – Una vecchia donna grottesca
Questa figura femminile è stata dipinta nel 1525-1530; opera attribuita al pittore fiammingo Quentin Metsys col titolo “Una vecchia donna grottesca” noto anche come “la brutta duchessa”.
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Il pittore mette in evidenza un volto che di femminile non ha più nulla, il seno avvizzito ma esibito da una profonda scollatura e un piccolo fiore rosso tenuto nella mano destra con la precisa volontà di mostrare che in lei permaneva ancora, nonostante l’età, qualcosa di civettuolo e femminile.
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Il ritratto si presenta come una caricatura, non è chiaro se sia stata la duchessa stessa a commissionare l’opera o se la fama del suo carattere arcigno e vizioso abbia portato il pittore a descriverla in modo sgraziato. In sostanza la bruttezza esteriore diventa lo specchio di quella interiore.


Maestro del Reno Superiore – Gli amanti trapassati
Uno dei dipinti più brutti di sempre
Fra i dipinti più brutti di sempre troviamo:
Gli Amanti, trapassati sono la Morte e la Lussuria, dipinti nel XVI sec. dal Maestro del Reno Superiore, artista anonimo, forse tedesco, attivo in Alsazia. Anche se l’epoca in cui viene realizzato è passata alla storia col nome RINASCIMENTO, è ancora chiaro il vecchio, medievale messaggio religioso secondo cui la lussuria porta alla morte.
Da sempre il tradimento maschile è un peccato veniale, da capire e perdonare, mentre il tradimento di una donna è deplorevole e peccaminoso. Il pittore anche in questo caso penalizza fortemente il corpo femminile, soprattutto nelle parti che riconducono in maniera esplicita all’atto sessuale.
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Di tutte le immagini di amanti che l’arte ci ha regalato, questa è sicuramente la più meschina.


Matthias Grunewald – Le tentazioni di Sant’Antonio
In questo dipinto vengono rappresentate fra il 1512 e il 1516 le battaglie di Sant’Antonio Abate contro il demonio.
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L’artista è stato ispirato dal resoconto del vescovo Atanasio di Alessandria che scrisse una biografia del santo anacoreta:
“Il posto sembrò esser sconquassato da un terremoto, ed i demoni, quasi abbattessero le quattro mura del ricovero sembravano penetrare attraverso esse, ed apparire in forma di bestie e di cose striscianti. Il posto si riempì improvvisamente di forme di leoni, orsi, leopardi, tori, serpenti, aspidi, scorpioni, ed ognuna di esse si muoveva in accordo alla sua natura”.
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Il santo è posizionato al centro, anziano, trascinato per i capelli, le varie creature mostruose rappresentano le tentazioni. In primo piano la figura del demone che si palesa come un povero malato col ventre gonfio e con orrende piaghe, pustole e bubboni in tutto il corpo. La figura dolente diventa la metafora della condizione di assoluta disperazione in cui l’uomo malato di demonio può precipitare.
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Francisco Goya – Saturno che divora i suoi figli
Fra i dipinti più brutti di sempre troviamo questo, che appartiene al ciclo “le pitture nere” dipinte da Goya fra il 1819 e il 1824 nella Quinta del Sordo, la casa del pittore. In queste opere predomina il colore scuro e le figure appaiono come fantasmi o incubi che incutono paura o quantomeno una profonda inquietudine perché aprono le porte di regni terribili e sconosciuti. Saturno è rappresentato come un mostro che divora uno dei suoi figli.
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I greci consideravano Saturno una divinità identificata con Kronos, il Tempo. Questo nel racconto mitologico è un dio superiore a tutti gli altri e, temendo che qualcuno, anche i suoi figli, lo potesse un giorno soppiantare, comincia a divorarli uno ad uno. Per Goya è dunque il tempo l’entità con cui bisogna fare i conti, sapendo tuttavia che non riusciremo mai a penetrarne i segreti per poterlo sconfiggere.
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San Nicola – Abbazia di Novalesa
Gli affreschi della cappella di Sant’Eldrado alla Novalesa sono una delle più belle testimonianze pittoriche del Piemonte del XII sec. Questi affreschi raccontano storie di santi e di venerazione, un mondo di credenze popolari arrivate fino ai nostri giorni.
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Novalesa fu un importante centro di spiritualità; per secoli è stato punto di passaggio, uno dei transiti obbligati da e verso la Francia.
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Eldrado fu santo e taumaturgo e nei pressi della cappella a lui intitolata si trova una fonte le cui acque curerebbero gli occhi.
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Gli straordinari affreschi del sec.XII, d’ispirazione bizantina che decorano la piccola cappella che gli è dedicata, rappresentano alcune scene della vita di San Nicola (270-343) : vescovo di Myra, nell’attuale Turchia. Nel 1087 alcuni mercanti italiani trafugarono i resti del santo e li portarono a Bari; successivamente un dito del santo fu rubato e portato in Piemonte a Novalesa: ecco il motivo per cui è sorta la cappella.
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Detto questo osserviamo il particolare dell’affresco sul soffitto:
San Nicola avvolto in fasce rifiuta il venerdì il latte materno, per rispetto delle disposizioni ecclesiastiche che, per quel giorno, imponevano digiuno e penitenza.
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Ma come gli è venuto in mente al pittore di pensare che un bambino, per di più non ancora santo, potesse rifiutarsi di mangiare e staccarsi dal seno materno?
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Anche se le immagini documentano un’epoca lontana, i bambini sicuramente mangiavano se affamati, alla faccia delle regole della Chiesa. Ecco perché lo abbiamo inserito fra i dipinti più brutti di sempre
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Forse al pittore è mancato il tempo per andare alla fonte dell’acqua santa!


Oskar Kokoschka – L’uovo rosso
Satira, ironia e sconvolgente realismo con cui l’artista si oppone alla guerra.
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L’uovo rosso fu dipinto fra il 1939 e il 1941. Si vede (con un po’ di fatica) un pollo arrosto (la Cecoslovacchia) che vola via e depone sul piatto un uovo rosso. Nello sfondo Praga brucia.
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Intorno al tavolo siedono Mussolini e Hitler con un elmo di carta. Sotto al tavolo un gatto col cappello di Napoleone che, con la sua coda, forma il segno di sterlina. Infine sopra ad un piedistallo il leone inglese con la scritta “In pace Munich”.
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Ma ci sono anche una madre ed il proprio bambino morenti, i soggetti più deboli, i primi a subire le conseguenze dell’insensatezza umana. Probabilmente il caos creato in questo dipinto non è altro che una trasposizione dell’operato degli uomini, e che si replica continuamente.
Ed è proprio una cosa BRUTTA!
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Articolo di: Sandra EMME