Un Antonio Canova nel giardino di casa?
Un Antonio Canova nel giardino di casa? Incredibile ma vero!! Questo è quanto accaduto qualche tempo fa’ in Inghilterra.


Piccolo cenno sulla vita di Antonio Canova
E’ doveroso fare un piccolo cenno biografico sull’artista e il suo tempo.
Antonio Canova nasce a Possagno, vicino Trieste, nel 1757 e muore a Venezia nel 1822.
Figlio di uno scalpellino comincia il suo apprendistato presso una bottega a Venezia e da li a poco inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti.
Nel 1779 parte alla volta di Roma e qui ammira per la prima volta l’arte antica dei romani; ed è proprio questo che lo porta ad elaborare il suo stile artistico.
Antonio Canova vive in pieno Illuminismo; un movimento politico, sociale, culturale e filosofico che si sviluppa in Europa nel XVIII secolo, in cui si evidenziano i valori di libertà, uguaglianza, fratellanza e tolleranza che poi sfoceranno in Francia nella Rivoluzione Francese.
Anche il fenomeno artistico si modifica sull’onda del nuovo movimento di pensiero; nasce così, come reazione all’arte del tardo Barocco e al Roccoccò, il periodo Neoclassico, creando un profondo rinnovamento della cultura e della società.
L’età adulta
Nuovi interessi sono rivolti all’archeologia, alla ritrovata ispirazione dall’arte greco – romana con l’aggiunta di nuove scoperte come gli scavi di Ercolano e Pompei.
Canova è considerato il massimo esponente del periodo Neoclassico nonché il maggior scultore del suo tempo.
A differenza degli altri artisti suoi contemporanei, lui non fu mai politicamente impegnato, anzi riteneva che l’arte doveva essere sopra ad ogni cosa e rimanere indipendente dalle pressioni esterne.
Artista moderato, con un carattere schivo e assai religioso fu considerato da molti come colui che fece risorgere l’antico in scultura e venne paragonato ai grandi scultori della Grecia antica.


Canova è uno dei più originali interpreti del Neoclassicismo; il Winckelmann definiva lo scultore veneto di “nobile semplicità e quieta bellezza”,
le sue opere sono animate da un sentimento interiore e controllate dall’intelletto e dalla razionalità.
Le sue sculture sono considerate tra le più belle ed apprezzate per via del loro equilibrio,
la loro levigatezza e la capacità di raggiungere l’ideale di bellezza nella perfezione del marmo.


Il Canova era solito usare una cera rosa per ricoprire le sue opere e conferire loro un’idea ancora più reale dell’incarnato.
Non tutti sanno che ebbe un altro ruolo assai importate nella storia. Fu l’artefice del reclutamento di tutte le opere saccheggiate durante l’occupazione francese. Una missione diplomatica molto delicata che gli venne commissionata dallo Stato Pontificio dopo la caduta di Napoleone nel 1815.
Il Canova, in tutta la sua produzione artistica, si cimenta con diversi temi,
dai soggetti mitologici come Amore e Psiche o le Tre Grazie, ai soggetti religiosi passando alla raffigurazione di personaggi illustri del suo tempo.




Considerato un’artista contemporaneo per il suo metodo di lavoro, sviluppa una tecnica capace
di replicare numerose volte i suoi soggetti in modo tale da poter soddisfare le esigenze e i gusti dei suoi clienti.
Abile scultore per la tecnica, originale nell’esecuzione, moderno e innovativo per il suo tempo.


Tornando alla storia di questa statua ritrovata in giardino, cerchiamo di fare chiarezza su quanto accaduto…
La Maddalena Giacente
Il Canova realizza, tra il 1819 e il 1822, in un arco di tempo breve che lo vede
prossimo alla morte, la Maddalena Penitente detta anche Maddalena Giacente.
L’opera gli viene commissionata nel 1819 dal Primo Ministro Britannico, Lord di Liverpool Robert Banks Jenkinson, per un prezzo di dodicimila sterline.
Nel 1852 la statua venne battuta all’asta da Christie’s e acquistata da William Ward e poi rivenduta nuovamente a Sir Herbert Smith.
Inoltre venne esposta in numerose mostre pubbliche del Regno Unito.
Alcune ricerche compiute nel corso del tempo vedono la statua riportata in un inventario del 10 agosto del 1869
come donazione all’Accademia per mano di Pietro Lazzerini, che ebbe l’incarico personale di donarla, dopo la morte delle scultore Paolo Triscornia.
Da quel momento se ne persero le tracce e l’attribuzione che accompagnava la statua;
così il ricordo di quest’opera si perde nella notte dei tempi, arrivando a pensare che fosse andata perduta per sempre.
L’acquisizione da parte di Violet Van Der Elst
Nel 1938 ricompare durante un’altra asta ma non venne riconosciuto lo stile e la mano inconfondibile del Canova. Considerata come una scultura classica, il collezionista Violet Van Der Elst la acquista e la colloca in giardino.
Successivamente, nel 1959 viene riacquista da un altro mercante d’arte e nel 2002,
ad una comune asta per sculture da giardino, una coppia di signori inglesi, ignari del suo reale valore, acquista la statua a poche migliaia di sterline per abbellire il loro giardino privato.
Strano caso del destino a 200 anni dell’anniversario della morte del grande scultore, La Maddalena Giacente riappare, posizionata come elemento decorativo in un giardino privato.
Non ci sono dubbi, è l’opera che tutti credevano ormai perduta del grande Antonio Canova.
Il direttore del dipartimento internazionale di scultura di Chiristie’s, Donald Johnston,
conferma che il viso e la maniera in cui era solito realizzare mani e piedi, con una sorta di dolce curva, è assolutamente opera del grande maestro.
A luglio verrà nuovamente battuta all’asta per una cifra compresa tra i 5 e gli 8 milioni di sterline.


Della Maddalena Giacente esiste una copia in gesso conservata alla Gipsoteca Canoviana di Possagno, con l’annotazione “1819 nel mese di settembre“
ed esiste anche un altro bozzetto realizzato in terra cruda.
Descrizione dell’opera


La Maddalena ci appare come una Santa penitente.
La figura è rappresentata distesa, il suo corpo è abbandonato su una roccia e privo di sensi;
solo le gambe sono coperte da un morbido panno che accompagna la linea dei fianchi.
La testa reclinata su di un lato, lo sguardo estatico con una lacrima che solca il
viso e la bocca leggermente socchiusa ad accompagnare l’abbandono e il dolore di chi ha perduto per sempre ogni forza fisica ed emotiva.


In alcune circostanze, il destino che ci tocca in sorte è assai strano;
chissà se la vicenda della Maddalena Giacente non abbia a che fare in qualche modo con la sua storia, tanto discussa e travagliata che avvolge la figura della donna che l’ha vista protagonista di tante vicende, da prostituta redenta a compagna di Gesù.
Articolo di: Marina Nuzzi