Le Madonne dipinte di nero
Madonne dipinte di nero: Avete mai avuto l’occasione di incontrare una raffigurazione della Vergine Maria, con il colorito della pelle nero?
Sembrerebbe strano, ma esistono centinaia di luoghi di culto dove la Madonna viene raffigurata in nero.
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soprattutto in Italia (dal Trentino alla Sicilia), in Francia (centottanta quelle censite) e in Spagna, ma anche in Russia e in Brasile, in Turchia e negli Stati Uniti, in Messico e nelle Filippine, persino a Trinidad e Tobago.


Esistono diverse teorie sull’origine di questo mistero.
Leggiamo in questo articolo alcune delle più diffuse.
LE ALTERAZIONI NEL TEMPO
Madonne dipinte di nero: Nell’ultimo convegno internazionale nel maggio 2010: «Nigra sum Culti Santuari e immagini delle Madonne nere d’Europa» si è tenuto ad Oropa e Crea, alcuni studiosi dell’argomento e rettori di santuari mariani sono stati concordi nell’affermare che originariamente il colore delle Madonne nere era di norma rosato.
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Dunque, l’annerimento delle rappresentazioni mariane era solo successivo dovuto alle condizioni ambientali e di conservazione. Un responso alquanto superficiale per diversi motivi.
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-A parità di condizione, secondo questa teoria anche per le molte Madonne dall’incarnato chiaro, si doveva verificare lo stesso processo di annerimento.
– Come le Madonne nere anche molte immagini mariane bianche sono molto antiche e nutrite di devozione. Anch’esse sono state sottoposte in passato alla polvere mossa dall’afflusso dei fedeli e venerate almeno inizialmente in piccoli luoghi di culto.
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– Inoltre il responso del convegno non spiega neanche, come mai non si sia patinato di bruno anche il policromo abbigliamento delle rappresentazioni mariane nere.
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Sembrerebbe piuttosto un tentativo di rifiutare l’immagine della Madonna nera, che pare sia sgradito alle autorità ecclesiastiche cristiane.


RAPPRESENTAZIONI DI CULTI ORIENTALI
Madonne dipinte di nero: Si suppone che le raffigurazioni bizantine che arrivarono dall’oriente in Occidente,
avessero delle caratteristiche ben precise sia a livello stilistico che teologico.
Per questo veniva raffigurata la madonna, non solo di nero, ma con altri simboli:
il trono, i globi terrestri, le corone, i gioielli e gli abiti scuri.
Madonna del Sacro Monte di Viggiano (Lucania)
IL NERO A LIVELLO SIMBOLICO
Il colore nero, in questo contesto, è altamente simbolico. È la Prima Materia, l’ingrediente base che permette all’Alchimista la realizzazione della Grande Opera, la realizzazione della Pietra Filosofale,
nella prima e cruciale fase detta, appunto, “nigredo”.
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Non a caso, rivela l’adepto Fulcanelli nel suo “Mistero delle Cattedrali”, le parole “materia” e “madre” hanno la stessa radice,
“mater”, che sancisce il connubio tra la Grande Madre, la Madre di Dio e la Prima Materia dell’Opera.
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È, altresì, la “morte spirituale” dei filosofi e dei grandi mistici, la “morte in sé” che precede la rinascita,
il ritorno alla luce, l’unione spirituale con il principio divino, tutti concetti che in un modo o nell’altro,
sotto forma di allegorie o di dottrine segrete, hanno da sempre caratterizzato il sapere dell’uomo.
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Ritroviamo queste tematiche, opportunamente celate e velate da immagini simboliche,
nelle leggende locali che solitamente accompagnano il culto di una Madonna Nera e che ne tramandano il ritrovamento miracoloso.
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Protagonisti della scoperta, che avviene sempre in circostanze eccezionali, sono umili personaggi, pastori o contadini. Il ritrovamento è spesso legato ad un elemento di forte valenza tellurica, come una grotta o una sorgente d’acqua. Non a caso, infatti, nelle immediate vicinanze del luogo di ritrovamento si trovano sorgenti dalle proprietà miracolose o “pietre della fertilità”.
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NIGRA SUM SED FORMOSA
Un motto in latino che accompagna spesso le rappresentazioni della Madonna Nera è “Nigra sum sed formosa”,
che significa “Sono nera ma bella” (esso è presente, ad es., sul basamento che sorregge la statua della Vergine nel santuario di Tindari, in prov. di Palermo).


Di fatto, esso è un versetto tratto dal “Cantico dei Cantici”, detto anche “Canto di Salomone”, uno dei più inusuali testi contenuti nella Bibbia ebraica e in quella cristiana.
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Si tratta, infatti, di un poema erotico in otto canti, che canta l’amore del re Salomone,
famoso per la sua saggezza, ed una bella “Sulammita”, identificata con la Regina di Saba.
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Il testo venne composto non prima del IV sec. a.C.
e fu tra gli ultimi ad essere inserito nel canone biblico, addirittura nel I sec. d.C..
La coincidenza con la nascita del Cristianesimo primitivo ha fatto sì che molti
tra i primi commentatori cristiani paragonassero la sposa del cantico a Maria Maddalena. Ancora oggi, nel messale della chiesa cristiana, un passo del Cantico dei Cantici viene letto durante la messa nel giorno dedicato alla Maddalena (22 Luglio).
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Nonostante l’origine “profana” del Cantico, sia l’Ebraismo, sia il Cristianesimo, hanno sempre tenuto in gran considerazione il Cantico di Salomone,
l’uno proponendolo ai fedeli come allegoria dell’amore di Dio per il popolo ebraico, l’altro come metafora dell’amore di Gesù per la Chiesa, chiamata “Sposa di Cristo“.
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