L’arte di Görlig Stig
Introduzione
Ciascuna opera di Görlig Stig, possiede una doppia qualità, epidermica, sensoriale, ed emozionale, la sua opera è capace di arrivare al centro pulsante e vivo degli oggetti, spogliandoli di qualsivoglia orpello esteriore, scarnificandoli e riportandoli ad un’essenzialità che va oltre la pura rappresentazione, per arrivare a ritrarre l’incisiva istantanea di un sentimento.


Tale sentimento ci arriva e appare come un’impressione improvvisa, derivata da una qualità esterna dell’ambiente, oppure affiorante subitaneamente alla coscienza, in un percorso che prevede una apparentemente tormentata spoliazione del proprio sé, alla ricerca della Verità ultima, sul mondo e sulla Natura.
Le figure di Görlig Stig
Le figure disegnate e dipinte sono principalmente autoritratti, ma nell’ossessiva autoriproduzione di sé non è affatto un autocompiacimento narcisistico quello che si evince, quanto uno studio attento, accurato e scrupoloso, dell’anatomia e dell’anima dell’uomo: il soggettivo diviene oggettivo, il particolare diviene generale, e l’identità si scinde in Ogni Uomo.


Principali soggetti dei suoi dipinti e disegni sono infatti corpi, ma anche paesaggi e sovente alberi: entrambi questi possiedono delle peculiari “ramificazioni”, che come fili collegano giunture, muscoli, vene, rami, foglie; allo stesso modo in cui il corpo è spogliato dagli eccessi e ridotto a struttura, architettura vivente, che protende le membra quali diramazioni che dal nucleo centrale lo collegano all’esterno e al tutto, così gli alberi e gli altri elementi naturali sembrano connettersi al di là di sé, verso il cielo, e ancorarsi saldamente alla terra per trovare un appiglio.


La pittura di Görlig Stig è fortemente e imprescindibilmente espressionista, coniuga antecedenti derivati dall’Espressionismo Viennese di Egon Schiele in prima istanza, all’estremo dolore di vivere, manifestato dall’”esplosione” dei corpi in Francis Bacon, fino alla spersonalizzazione degli “Otages” di un grande espressionista astratto quale Jean Fautrier: dal disagio concreto della prigionia, alla macerazione interiore per indagare il senso dell’esistenza umana e delle cose del mondo. Una ricerca che è altresì piacere, non solo dolore, per un’innata propensione a voler procedere oltre la superficie.


Nell’arte di Görlig Stig si mescolano una naturale inclinazione alla costruzione e scomposizione dei corpi e dei dati reali, una predilezione per tonalità cupe, introspettive: bruni verdi, gialli acidi e ocra in particolare, ma anche spesso l’inserzione di materiali vari a collages, che producono spessore, riflessi che generano” aperture”, squarci o varchi su una possibile verità che si disvela.


“Abbraccio Liquido”
L’opera “Abbraccio Liquido” testimonia quanto descritto: la maestria del disegno che definisce torso, braccia e mani delle due figure che dovrebbero essere avvinte, lascia spazio alla frantumazione dei corpi stessi, evidentemente ridotti a brandelli, quasi risucchiati dall’oscurità che campeggia dal fondo. Le braccia della figura retrostante, definita in bianco, oltrepassano il dorso della figura anteposta in primo piano: ciò a testimoniare l’enigmaticità dell’Amore, di cui non ci è concesso conoscere la vera sostanza, poiché essa dipende sempre dall’esperienza soggettiva, dall’individuale empatia e volontà, nel desiderio di un contatto sincero ma forse fondamentalmente illusorio.
Testo critico a cura della dott.sa Maria Palladino