Tintoretto, un grande maestro del Rinascimento veneziano.


BIOGRAFIA
Gli studi
Jacopo Robusti, secondo alcuni Jacopo Comin, nacque nel 1518 a Venezia.
Considerato uno tra i più grandi pittori del manierismo veneto del Rinascimento e di tutti i tempi, fu noto come “Tintoretto”, dal mestiere del padre, tintore di tessuti. La sua biografia scritta da Carlo Ridolfi racconta della mitica rivalità tra due maestri: nel 1530 il giovane Tintoretto andò a bottega dal famoso Tiziano che, vedendo un bozzetto dell’allievo, lo cacciò intuendo che sarebbe stato un promettente rivale.
I primi successi
Se dal 1539 Tintoretto si firma con il titolo di maestro, aprendo uno studio indipendente presso campo san Cassiàn nel sestiere di San Polo, nel 1541 riceve dal nobile Vettor Pisani l’incarico di realizzare le Metamorfosi di Ovidio. Nel 1548 realizza Il miracolo di San Marco, per cui fu lodato molto:
«(…) le cere, l’arie e le viste de le turbe, che la circondano, sono tanto simili agli effetti ch’esse fanno in tale opera, che lo spettacolo pare più tosto vero che finto»
(Pietro Aretino)
Le Grandi scuole Veneziane


San Marco libera uno schiavo, 1548, Gallerie dell’Accademia, Venezia.
Dipinge grandi tele dipinge per le Scuole a Venezia, che gareggiavano tra loro non solo in opere pie, ma anche in magnificenza delle decorazioni: Tintoretto realizza palcoscenici dai contrasti forti e antinaturalistici in cui vanno in scena gli episodi miracolosi dalla gestualità drammatica.
Fino al 1566 lavora per la Scuola grande di San Marco, dove realizza San Marco salva un saraceno, Trafugamento del corpo di san Marco e Ritrovamento del corpo di san Marco.
Nel 1549, la Scuola Grande di San Rocco, di cui da sempre voleva far parte, gli assegna la prima commissione: San Rocco risana gli appestati, per la chiesa adiacente alla Scuola.
Per la commissione successiva, il pittore si misurò col suo acerrimo rivale: Tiziano, geloso del suo successo, si rifece vivo come membro della scuola e si offrì di eseguire delle opere per l’albergo.
Nel 1565, con 85 voti a favore e 19 contrari, fu nominato membro della Scuola: venne incaricato dell’esecuzione di un ciclo di dipinti per le pareti della sala dell’Albergo sulla Passione di Gesù.
Per le due tele del soffitto, eseguite nel 1577, Tintoretto prese spunto dall’orazione che il doge Alvise I Mocenigo tenne a San Marco alla popolazione colpita dalla pestilenza. Per la sua grande devozione a San Marco, Tintoretto chiese 100 ducati annui, somma di molto inferiore a quella percepita, per esempio, da Tiziano quando era al servizio degli Asburgo.
La maturità
Dalla metà del secolo la Repubblica di Venezia era in declino a causa dalla scoperta delle Americhe e delle nuove rotte commerciali, delle sconfitte contro i Turchi e la Lega di Cambrai. Ma con la Controriforma e il rinnovamento degli edifici religiosi, le richieste di opere continuavano a pieno ritmo. Tintoretto e di Paolo Veronese sono i due nomi maggiori del panorama artistico veneziano.
In questo periodo Tintoretto si dedicò a cicli decorativi per chiese, scuole e per Palazzo Ducale, scorci e prospettive dinamiche come Le Storie della Genesi, realizzate per la Scuola della Trinità nei primi del 1550.
ll 6 marzo del 1566, sotto la protezione di Cosimo I, venne nominato membro della prestigiosa Accademia delle arti del disegno, nata a Firenze per volere di Vasari, che raggruppava sotto di sé gli artisti più importanti del tempo.
La ricostruzione di Palazzo Ducale


Il Paradiso di Tintoretto a Palazzo Ducale.
Tintoretto lavorò alla ricostruzione di Palazzo Ducale, realizzando decorazioni sul tema della personificazione di Venezia. Nel 1566 cinque tele, l’Allegoria del Silenzio e le Virtù, furono collocate nella Saletta degli Inquisitori. Lo stato gli commission un’importante incarico, una grande tela sul Giudizio Universale da collocare nella Sala dello Scrutinio: Ridolfi la descrive come: “tale il motivo, che cagionava quella pittura, che atterriva gli animi a vederla”. Assieme a questa, la rievocazione della Battaglia di Lepanto, per il doge Alvise I Mocenigo: entrambe le tele andranno distrutte nell’incendio del 1577 che devastò Palazzo Ducale.
La bottega dell’artista si occupò della decorazione della Libreria Sansoviniana, affidata a maestri come Veronese, Salviati, Andrea Schiavone: Tintoretto realizzò le cinque tele dei Filosofi.
Nel 1550, Tintoretto aveva sposato Faustina Episcopi, da cui ebbe 7 figli, ma solo la figlia illegittima Marietta ebbe abbastanza talento da seguire le orme del padre: a 16 anni era richiesta come ritrattista da committenti importanti e se nel 1567 il mercante Jacopo Strada aveva commissionato a Tiziano un proprio ritratto, per quello del figlio Ottavio si era rivolse a Marietta, che poi morì in giovane età.
Gli ultimi anni
Ad oltre 70 anni, Tintoretto si dedicò a due grandi tele per la Basilica di San Giorgio Maggiore, gli Ebrei nel deserto e la caduta della manna e un’Ultima cena: per San Giorgio, eseguì la Deposizione nel sepolcro.
Il 31 maggio1594 venne sepolto nella chiesa della Madonna dell’Orto. Secondo quanto riportato dal cartografo e committente Ottavio Fabri, per volontà testamentaria, fu disteso per terra per quaranta ore, apparentemente nel tentativo di resuscitare.
LO STILE
Per l’ energia fenomenale della sua pittura è stato soprannominato Il furioso o il terribile, così lo definì il Vasari per il suo carattere forte e l’uso drammatico della prospettiva e della luce, che lo ha reso il precursore dell’arte barocca.
Famoso per la profondità prospettica delle sue opere, prediligeva l’uso di fondi scuri per arrivare alla luce, creando effetti straordinari di chiaroscuri diventati fondamentali per l’arte di Caravaggio[3] e El Greco fino agli Impressionisti[6]
Giulio Carlo Argan scrive: Le visioni tintorettesche non sono estatiche, contemplative, rasserenanti ma, all’opposto, agitate, drammatiche, tormentate. Non placano, intensificano fino al parossismo il pathos dell’esistenza.
LE OPERE
Tentazione di Adamo ed Eva.
1550/53, olio su tela, 150 × 220 cm


Detto anche Peccato originale, realizzato intorno al 1550 – 1553 e conservato nella Gallerie dell’Accademia a Venezia, il dipinto vede protagonista il passo biblico, dal libro della Genesi: il peccato originale compiuto da Adamo ed Eva nel giardino dell’Eden. Al centro delle due figure si trova l’albero della conoscenza del Bene e del Male. Eva, ingannata dal demonio sotto forma serpente, porge il frutto proibito, Adamo, con le spalle allo spettatore, lo osserva pensieroso prima di cedere.
Sullo sfondo, la cacciata dal paradiso: l’angelo con la spada infuocata caccia Adamo ed Eva.
San Rocco in Gloria


Noto anche come Apoteosi di San Rocco, realizzato nel 1564 e conservato nella Scuola Grande di San Rocco a Venezia, raffigura raffigura San Rocco tra gli angeli e Dio con le braccia aperte.
Fu la prima opera dipinta da Tintoretto per la Scuola Grande di San Rocco: nel 1564 fu indetto un concorso per l’ovale di San Rocco in Gloria, da collocare nella sala principale dell’Albergo:
secondo Vasari, se la maggior parte degli artisti presentò schizzi, Tintoretto prese le misure, dipinse l’opera in una sola notte e la collocò direttamente ove prestabilito destando scalpore e malcontenti. Alle proteste dei confratelli, che avevano richiesto disegni e non un’opera finita, rispose che era disposto a donare loro l’opera.
Origine della Via Lattea


L’olio su tela (148×165 cm) realizzato tra il 1575 ed il 1580 e conservato nella National Gallery di Londra, fu commissionato dall’imperatore Rodolfo II e ritrae la nascita della Via Lattea secondo la mitologia greca.
Il mito narra che Zeus, approfittando del sonno della moglie Era, attaccò al seno il figlio Eracle, avuto con la mortale Alcmena, perché solo succhiando dal petto della madre degli dei, il semidio avrebbe potuto ottenere l’immortalità.
Eva si svegliò, il latte schizzò verso il cielo dando origine alla Via Lattea, mentre le gocce cadute a terra diedero origine a gigli. Il dipinto è incompleto poichè la parte inferiore della tela fu asportata in data imprecisata.
L’aquila con il fulmine, simbolo di Zeus, e due pavoni, l’uccello sacro ad Era.