Ars Tempus


Il “tempo” dell’arte o l’arte del “tempo”?
Milano, la città che non ha mai “tempo”, la città che non si ferma mai, la città in cui tutto scorre veloce è anche la città che propone una riflessione sul “tempo” ma non attraverso conferenze e discorsi filosofici ma attraverso lo strumento più semplice alla portata di tutti: l’arte pittorica. Dall’8 al 30 giugno Art Space presenta, nella moderna galleria HUB/ART, una mostra collettiva sul “tempo”: Ars Tempus. Un evento che vede coinvolti artisti di tutto il mondo: dal Brasile alla Polonia, dal Sud Africa alla Russia, dall’Italia al Libano e tanti altri paesi. Una mostra non come tante altre e, per capirla a fondo, è necessario fermarsi per riflettere sul concetto di “tempo”. Un concetto su cui sono stati spesi fiumi di parole e con cui, ognuno di noi, deve fare i conti ogni giorno. Che cos’è il “tempo”?
È una semplice misurazione matematica o un momento opportuno da non perdere? È una linea ciclica che torna al punto di partenza o una retta che prosegue all’infinito? Nei secoli, sono stati tanti i modi di dire sul “tempo” come “non lasciare tempi morti” o peggio ancora “ammazzare il tempo” senza rendersi conto che il “tempo” è l’aspetto vitale della nostra esistenza: senza di lui noi non ci saremmo. Spesso si sente dire che “il tempo è denaro”; una ricchezza da considerare non sul piano materiale bensì da un punto di vista spirituale che comprende il piacere, la bellezza, l’arte, l’amore, la felicità… Tutte caratteristiche che donano al nostro “tempo” momenti piacevoli per trasformare la nostra esistenza in istanti di eternità.
Il tempo in “Ars tempus”
Ed è proprio questa la tematica su cui i nostri artisti si sono misurati in “Ars tempus” creando opere che ci aiutino ad una profonda riflessione su questo concetto tanto indefinibile
Antonella Pintauro ne “La scomposizione dell’essere”, presenta una porzione di bicicletta inserita in un intreccio di colori intensi e leggeri. Un tripudio di colori da cui si scatena energia e vitalità, un insieme confuso da cui emerge chiaramente la ruota della bicicletta. Il “tempo” è una ruota che gira e che lascia dietro di sé dei ricordi confusi che si trasformano in leggende. Una ruota non ha inizio e non ha fine, è un girare perenne, un continuo ritornare su sé stesso per andare avanti e solcare nuove strade, percorrere nuovi sentieri tra incroci e difficoltà. È il viaggio della vita che neppure il “tempo” può fermare poiché la ruota gira all’infinito.
Nella corsa del “tempo” si scopre la fragilità dell’essere, la debolezza della vita, la precarietà di un uomo che, consapevole della sua debolezza, mostra i muscoli. Negli anni della pandemia, l’umanità si è scoperta ancora più indifesa e Michela Longone, con le sue “Isole in transito” vuole sottolineare la vulnerabilità della vita. L’opera consiste in frammenti di carta inseriti in blocchi di cera che lentamente si disgregano. L’evoluzione della materia non è programmabile: le opere, in qualsiasi momento, possono passare da uno stadio all’altro perché rette su un equilibrio precario. Il “tempo” è un continuo divenire che tutto trasforma, è una costante imprevedibile delle nostre vite, è il protagonista principale dei cambiamenti ma l’uomo può imprimere la sua direzione.
Blaise Pascal diceva così:
“L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutte in natura, ma è una canna pensante”.
Il pensiero: quella forza invisibile che è in ciascuno di noi e che si traduce nella libertà di scelta, nella capacità di dare una direzione agli eventi.
Come la sabbia nella clessidra, così il “tempo” scivola nelle nostre mani. Il “tempo” scorre in modo inesorabile, sempre con lo stesso ritmo, sempre con la stessa scansione. La nostra percezione del suo passaggio varia: a volte è veloce, a volte è lenta ma il “tempo” se ne va sempre con lo stesso passo. A volte sembra immobile ma è proprio in quel momento che il nostro pensiero corre senza freni come un cavallo che galoppa veloce. È una corsa che non è rassegnazione ma gara verso un traguardo da raggiungere attraversando realtà sempre nuove e sempre diverse in una sfida continua contro il “tempo”. Salvatore Chiarella ne “Il tempo galoppa”, inserisce nel suo dipinto due cavalli che corrono veloci in mezzo a forme astratte, alla ricerca di un equilibrio che solo con il “tempo” possono prendere vita.
Il “tempo” può essere paragonato anche a un filo che lega il passato al presente e riporta il presente indietro nel passato. È un filo che ha bisogno di punti fissi, di memoria per avvolgersi su di esso e per realizzare l’opera della vita fatta di sogni e di desideri. L’artista String art FVG, con la realizzazione delle sue opere, ci fa riflettere sui continui passaggi del tempo. Un filo che si intreccia migliaia di volte proprio come la tecnica usata dall’artista: una base di legno, circa 300 chiodi sulla cornice e un filo che passa da un chiodo all’altro. È il paradigma della memoria che, passando da un evento all’altro, lascia traccia di sé nella nostra vita fino a completare il capolavoro dell’esistenza.
Ars tempus: una mostra unica nel suo genere che ci insegna a non perdere “tempo” ma ad imparare l’arte di usarlo bene. Una mostra da vedere e da godere presso la galleria HUB/ART in via Privata Passo Pordoi 7/3. La mostra, curata da Eva Amos e dal critico d’arte Luca Siniscalco, sarà visitabile dal 8 al 30 giugno 2022 dal lunedì al venerdì dalle ore 10 alle ore 12.30 e dalle 14 alle 18. L’ingresso è gratuito con prenotazione obbligatoria tramite email: arsartspace@gmail.com