Giudizio universale di Michelangelo
Giudizio universale di Michelangelo
Oggi vi porto nella Cappella Sistina, nella città del Vaticano, per farvi assaporare l’opera di magistrale imperiosità, il Giudizio Universale, di Michelangelo Buonarroti (1475-1564).
Un affresco di misure imponenti (1379 x 1200 cm) realizzato tra il 1532 e il 1541.
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Fu’ commissionato da Papa Clemente VII per decorare la parete dietro l’altare della Cappella Sistina.
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Il desiderio di papa Clemente VII era dovuto in tutta probabilità alla volontà di legare anche il proprio nome all’impresa della Sistina, come avevano fatto i suoi maggiori predecessori.
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Il Papa comunque morì prima degli inizi dei lavoro. Fu Papa Paolo III Fernese, a confermare l’incarico a Michelangelo.
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Il Giudizio Universale fu dipinto da Michelangelo sulla parete di fondo della Cappella Sistina circa 30 anni dopo la realizzazione della volta.
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Per tale motivo, vennero distrutti i lavori presenti sulla parete per fare posto alla nuova opera.
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Erano affreschi del Quattrocento di Pietro Perugino intitolati Nascita e ritrovamento di Mosè, Assunta con Sisto IV inginocchiato e Natività di Cristo.
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Furono anche eliminati alcuni ritratti di Papi tra le finestre. Infine anche due lunette dipinte da Michelangelo all’epoca della volta. Si tratta di Abramo, Isacco, Giacobbe, Giuda e Fares, Esrom e Aram.
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Analisi del Giudizio universale di Michelangelo
Nel Giudizio Universale, Michelangelo rappresenta il momento in cui gli angeli suonano le trombe per lo scatenarsi dell’Apocalisse.
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Cristo resuscita i morti e chiama con sé in Paradiso i giusti ordinando agli angeli di scaraventare i dannati nell’inferno.
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Il Giudizio, sebbene volutamente strutturato evitando la tradizionale composizione dell’immagine in ordini sovrapposti, è comunque divisibile, per comodità di trattazione, in tre zone fondamentali:
GLI ANGELI CON GLI STRUMENTI DELLA PASSIONE IN ALTO NELLE NUVOLETTE
Nelle due lunette superiori del Giudizio Universale, sono presenti due gruppi di angeli: questi stanno trasportando la Croce ed altri simboli della Passione di Cristo; tali elementi alludono al sacrificio di quest’ultimo per garantire la salvezza degli uomini.
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Nella lunetta sinistra sono presenti degli angeli senza ali, chiamati angeli apteri, esteticamente perfetti, e ritratti in un momento di grande azione e movimento, mentre nella lunetta destra, è presente un altro gruppo di angeli che sta trasportando, con molta difficoltà, la colonna dove Gesù venne legato e frustato.
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IL CRISTO E LA VERGINE TRA I BEATI
Al centro del grande Giudizio Universale viene rappresentato Cristo e la Vergine circondati da profeti, sibille, apostoli e patriarchi.


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Differentemente dalla tradizione, Michelangelo sceglie di non rappresentare Gesù su un trono, ma decide di affrescarlo mentre sta avanzando, coperto unicamente da un velo; questa scelta rende Cristo molto somigliante a delle rappresentazioni pittoriche di Giove.
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La posizione delle braccia di Cristo è molto importante:
con l’arto sollevato, secondo gli studiosi, Gesù starebbe chiamando a se i beati e gli eletti, mentre con quello abbassato invece potrebbe star condannando gli empi ed i peccatori.
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Lo sguardo di Cristo è rivolto verso lo scenario circostante, con un’espressione molto concentrata; Maria è al fianco di Gesù e sta guardando i beati, mentre si trova seduta da parte, sapendo di non poter interferire con l’operato di suo figlio.
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Attorno a Cristo e la Vergine, Michelangelo dipinge una cerchia di cinquanta persone, composta prevalentemente da apostoli, santi e patriarchi.
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Nella parte più esterna invece, sempre sulla linea di Gesù e Maria, Nel gruppo di sinistra ci sono donne, vergini e personaggi fondamentali dell’Antico Testamento.
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Nel gruppo di destra ci sono degli uomini, e nel vasto gruppo, salta all’occhio il vigoroso uomo appoggiato sulla croce:
secondo alcuni si tratta dell’uomo che aiutò Cristo sulla via Crucis, mentre per altri sembrerebbe Disma, uno dei ladroni crocifissi con Gesù.
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LA FINE DEI TEMPI, CON L’ASCESI DEI BEATI E LA CADUTA ALL’INFERNO DEI DANNATI
Mentre nella parte superiore di questo straordinario affresco sono rappresentati i Santi e gli eletti, nella sezione inferiore c’è una grande sezione dedicata alla rappresentazione della fine dei tempi, suddivisa in varie parti, con:
- Gli angeli con delle trombe che annunciano l’arrivo della fine dei tempi
- Il risveglio dei morti
- L’ascesa degli eletti
- La cacciata dei dannati
- La rappresentazione dell’Inferno
Michelangelo, nella descrizione di Caronte e delle altre creature infernali e quelle demoniache, trae liberamente ispirazione dalla Divina Commedia di Dante Alighieri.
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Sotto la figura di Cristo, si trova un gruppo di angeli senza ali che stanno suonando con molta forza le trombe per annunciare l’arrivo dell’Apocalisse;
alcuni di loro trasportano i libri delle Sacre Scritture e contemporaneamente, svegliati dalle trombe degli angeli, riprendono vita i morti.
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Spostando lo sguardo più in basso, si notano i cadaveri dei morti che stanno risorgendo, come se stessero riprendendo i sensi dopo un lungo sonno:
alcuni stanno letteralmente sgusciando fuori dai propri sepolcri, mentre altri stanno riacquistando pian piano tutte le proprie facoltà fisiche.
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Poco più a destra dei morti appena risorti, si notano altri cadaveri appena risvegliati che sono contesi tra angeli e demoni.


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Poco sopra a questo gruppo di persone, si può notare un altro piccolo gruppo che sta ascendendo verso il cielo:
alcuni sono sospinti verso l’alto, altri vengono trascinati, altri issati attraverso delle corde e così via.
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In netta contrapposizione al gruppo appena descritto, sul versante opposto si contano più di venti figure che stanno cadendo verso l’inferno:
si tratta dei dannati condannati agli Inferi.
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Interpretazione del Giudizio universale di Michelangelo
L’opera è una trasposizione su un piano universale dei dubbi e dei tormenti personali dell’artista di fronte alla terribile crisi della Cristianità che stava minando le radici e i presupposti dell’arte rinascimentale.
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Sicuramente i rapporti di Michelangelo con personaggi dei circoli romani in cui circolavano dottrine riformate, come Vittoria Colonna o il cardinale Reginaldo Pole ebbero un peso nell’elaborazione dell’immagine complessiva.
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Indirizzandolo verso particolari scelte iconografiche e formali: essi auspicavano una riconciliazione fra cristiani dopo una riforma interna della Chiesa stessa.
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Dal tradizionale schema iconografico, impostato a un ordinato svolgersi del Giudizio, senza esitazioni e dubbi, Michelangelo passò a un sistema basato sul caos, l’instabilità e l’angosciosa incertezza di una catastrofe immane e soverchiante.
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LA CENSURA DELL’OPERA DI MICHELANGELO
Ancora prima che l’affresco fosse completato iniziarono a registrarsi reazioni contrastanti: da una parte una sconfinata e incondizionata ammirazione, dall’altra bersaglio di aspre critiche, scandali e addirittura invettive, sia sul piano morale che formale.
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Le accuse di oscenità, di mancanza di decoro, di tradimento della verità evangelica, di errori dottrinali piovvero su Michelangelo sia dall’interno che dall’esterno della corte papale.
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Ben presto si arrivò ad adombrare, in maniera più o meno scoperta e minacciosa, anche l’imputazione di eresia per l’artista, mentre ricorrevano istigazioni a distruggere l’affresco.
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Fu’ cosi che alla fine Il 21 gennaio 1564 la Congregazione del Concilio di Trento dispose infine la copertura di ogni oscenità nel Giudizio, compito che venne affidato a Daniele da Volterra che per l’occasione si guadagnò il soprannome di “Braghettone“.
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Il suo intervento, che prese il via poco dopo la morte di Michelangelo nel 1565, fu massimamente discreto, quale grande ammiratore dell’arte del suo maestro, limitandosi rivestire con panni svolazzanti le nudità di alcune figure, con la tecnica della tempera a secco.
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CONCLUSIONE
Il Giudizio Universale di Michelangelo Buonarroti è un’opera complessa, che rappresenta i peccati e le virtù dell’essere umano.
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fonte di riflessione in tutto il mondo per capire la posizione della Chiesa, il suo forte potere e le limitazioni che portiamo ancora nel nostro inconscio collettivo.
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In questo articolo sono state citate solo alcune delle bellezze dell’affresco, che merita assolutamente un approfondimento.
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Vi auguro allora buona ricerca!
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