Il Doppio ritratto dei duchi di Urbino – Spiegazione
Il doppio ritratto dei duchi di Urbino
Il doppio ritratto dei duchi di Urbino è tra le effigi più celebri del Rinascimento italiano.
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Venne dipinto intorno agli anni ’60 del 1400 dal pittore Piero della Francesca, durante un soggiorno alla corte di Federico da Montefeltro, all’epoca centro di cultura umanistica tra i più importanti e raffinati d’Europa.
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L’artista
Piero di Benedetto de’ Franceschi, noto come Piero della Francesca (1416-1492), fu una delle personalità più emblematiche del Rinascimento italiano, esponente della seconda generazione di pittori-umanisti.
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Realizzò opere nelle quali riuscì ad inserire più livelli di lettura, armonizzando i valori intellettuali e spirituali del tempo.
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Piero della Francesca è un punto di congiunzione tra la prospettiva geometrica del Brunelleschi, l’uso della luce di Beato Angelico, la plasticità del Masaccio e la minuziosità dei fiamminghi.
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La sua produzione artistica è caratterizzata dalla monumentalità delle figure che sono rappresentate in modo fortemente realistico, un uso della luce fortemente espressivo, e una semplificazione geometrica nelle composizioni e nei volumi.
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Varie ubicazioni del doppio ritratto dei duchi di Urbino
La corte era animata dalla presenza di artisti fiamminghi prediletti dal Duca, che, come vedremo, influenzeranno la pittura di Piero della Francesca.
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L’opera si trovava in origine nella sala delle udienze del Palazzo ducale di Urbino, e giunse a Firenze nel 1631 con l’eredità di Vittoria della Rovere, moglie del gran duca Federico
II, per passare agli Uffizi nel 1773, dove è esposta tutt’oggi.
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Scopo del dittico
Il doppio ritratto dei duchi di Urbino, realizzato sull’esempio dei dittici romani, è un olio su tavola dipinto su entrambi i lati, è probabile che inizialmente fosse unito da una cerniera, per poterlo aprire come un libro, lasciando nella parte esterna i trionfi e in quella interna i ritratti.
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Questo ci fa supporre che non fosse pensato e realizzato per l’esposizione pubblica con intenti celebrativi, ma fosse un dipinto privato del duca.
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Descrizione della posa dei soggetti
Sul lato anteriore troviamo le figure dei duchi dipinte da Piero della Francesca di profilo, soluzione compositiva che prende origine dalla numismatica, ma che risponde anche ad un’esigenza materiale, dal momento che il duca Federico era privo dell’occhio destro, e non poteva essere ritratto in nessun’altra posa.
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Infatti, lo si può vedere raffigurato di profilo anche nella Pala di Montefeltro, oggi esposta a Brera, nella quale è rappresentato in ginocchio ai piedi della Madonna.
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L’artista colloca le figure dei duchi in primo piano di fronte ai loro vasti possedimenti, non inserisce alcun elemento architettonico a delimitare lo spazio tra le figure e il paesaggio sullo sfondo.
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La luce che illumina i soggetti è chiara e cristallina, i colori sulle superfici cambiano in base alla variazione della luce, creando quell’uniformità compositiva, che accompagna lo sguardo, in un passaggio graduale e non brusco, tra primo piano e paesaggio sullo sfondo.
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Piero della Francesca dipinge con precisione ogni minimo dettaglio, i volti dei duchi sono rappresentati con estrema oggettività.
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L’artista sfrutta i procedimenti pittorici dell’arte fiamminga, con cui entra in contatto a corte, utilizzando la pittura ad olio che gli permette una rappresentazione minuziosa.
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Gli elementi dell’opera:


La Duchessa
Il ritratto della Duchessa ha una colorazione chiara, la sua pelle ha un candore ceruleo, come prevedeva l’etichetta del tempo;
infatti, una pelle chiara era segno di nobiltà; una seconda ipotesi è che questo chiarore/pallore è dovuto al fatto che il ritratto sia stato eseguito dopo la prematura morte della duchessa Battista.
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Il volto è raffigurato con una fronte altissima, e un’acconciatura molto elaborata.
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Il dettaglio più minuzioso reso da Piero è la brillantezza delle perle e delle gemme, reso possibile grazie all’uso dei colori ad olio.
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Il Duca
Il ritratto di Federico è fortemente naturalistico:
la sua figura appare possente, messa in risalto dal forte rosso della veste e della berretta, con lo sguardo fiero e lontano.
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Piero della Francesca dipinge con estremo realismo il volto del duca:
la pelle è dipinta nei minimi particolari, vengono riportate dettagliatamente rughe ed i nei, non idealizza neanche il naso, che rotto durante un torneo in cui aveva perso anche l’occhio destro, appare adunco.
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I trionfi
Sul lato posteriore delle due tavole sono dipinti i Trionfi delle virtù , allegorie che celebrano le qualità morali dei due personaggi ritratti:
un’abitudine tipicamente umanistica, che si ispirano ai Trionfi di Petrarca.
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Il duca e la duchessa siedono su carri allegorici che sembrano muovere l’uno verso l’altro, e ciascuno accompagnato da quattro virtù.
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Sul lato di Battista la duchessa è rappresentata mentre legge un libro, forse preghiere, seduta su un carro trainato da due unicorni, simboli di castità.
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Al suo fianco sono rappresentate le virtù femminili:
la Castità vista di spalle, la Temperanza di fronte.
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Invece davanti ci sono la Carità col pellicano e la Fede con la veste rossa con calice e ostia.
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Di fronte, quasi ad andarle incontro alla duchessa c’è il duca raffigurato mentre viene incoronato di alloro dalla Vittoria alata, e le virtù cardinali che lo scortano sul carro.
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La Giustizia seduta frontalmente con la spada e la bilancia, la Prudenza di profilo che tiene in mano uno specchio, la Fortezza con una colonna spezzata, ed infine di spalle la Temperanza.
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Nella parte inferiore è riportata un’iscrizione latina, nella quale si parla di Battista al passato,
questo ci porta a pensare che il ritratto sia stato eseguito dopo la morte della duchessa per parto, avvenuta 1472 all’età di soli ventisei anni.
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