Paolo Borasi si racconta


Brevi cenni biografici
sono milanese, nato nel 1957, il più piccolo della mia famiglia, avendo due fratelli ed una sorella
maggiori di me di circa dieci anni. Ho trascorso un’infanzia serena. Ho cominciato a dipingere a
circa 15 anni, quando frequentavo il Liceo Classico Berchet a Milano, e mostrai alcuni miei lavori
alla Professoressa di Italiano la quale mi presentò il grande pittore Giuseppe Ajmone, il quale
insieme a Walter Lazzaro mi incoraggiò a continuare: all’epoca amavo molto i post-impressionisti, e
per diversi anni seguii quello stile, fino a quando, studiando la Storia Dell’Arte, incontrai Kandinskij
e fui come folgorato dalle sue teorie, espresse anche in libri come .”punto, linea, e superficie”, e “lo
spirituale nell’Arte”.




Ho cominciato a frequentare diverse gallerie d’Arte a Brera, parallelamente ai miei Studi, che
dopo il liceo mi portarono alla laurea in Farmacia. Entrai come Direttore nella Farmacia di famiglia
nel 1984, un mese dopo la morte di mia madre, e l’anno stesso vinsi il concorso nazionale della
rivista” Arte” di Giorgio Mondadori: dove la Giuria era presieduta da Enrico Baj, il quale lodò
l’essenza “astratta “del mio quadro apparentemente figurativo.




Lo stile e le influenze
Il mio stile è molto variabile a seconda di ciò che voglio esprimere. può passare alla minuziosa precisione di una china descrittiva alla “scrittura automatica”, al puro gesto espressivo. Gli artisti che mi hanno influenzato di più, oltre a Kandinskij, sono Mirò per l’impatto visivo, Van
Gogh per il lirismo, Sironi per la composizione.




Le opere più significative
le mie opere più significative sono probabilmente: “Ritratto di mia madre al pianoforte” del
1979,” interno con giradischi “del 2002,”la porta “del 2023,” brevi cenni sull’Universo” del 2022,”
improvvisazione in azzurro” del 2022.


NUVOLE
Questa opera si vuole porre esattamente a cavallo tra astratto e figurativo intendendo come astratto, il moto che proviene dallo spirito e come figurativo la percezione di altro da sé, quindi necessariamente il compromesso lascia infiniti spazi di ripensamento. La “scrittura automatica” e la composizione studiata in tutto il Novecento trovano un punto di incontro.
La pittura acrilica può agevolare da un lato la ricerca di nettezza nel contorni e dall’altro aderire allo spunto intimistico.


IMPROVVISAZIONI IN AZZURRO
In tutte le mie opere ho sempre cercato il nesso tra segno e colore, ed eco interiore degli stessi.
Avendo come maestri ideali Kandiskij, Klee, Mirò, ho provato a dipingere improvvisando, cercando una musicalità dei colori e delle forme che si rifacesse anche all’improvvisazione jazz.
Il segno equivale al gesto e il colore equivale ad una nota, tanto che si ricerca un’improvvisazione musicale e pure, dal punto di vista compositivo, esatta. Echi della memoria, tratti ed espressione dell’animo sono necessariamente compressi nel tempo zero della tela.
in futuro spero di dare il mio contributo ad un’arte nello stesso tempo più “esatta “e nello stesso tempo più spirituale ed appassionata.