Curiosità sulla “Notte stellata” di Van Gogh

La “Notte Stellata”, “De Sterrennacht” (olandese), è una delle opere più famose di Vincent Van Gogh e della storia dell’arte.

Un’opera ad olio di circa 92×74 cm. che raffigura una veduta del cielo notturno blu-arancio, mentre i cipressi delimitano il campo dell’immagine a sinistra. 

Al centro si può vedere il villaggio di Saint-Rémy-de-Provence, un comune francese nel cuore della Provenza, con un caratteristico campanile a punta, dei campi di grano e un uliveto. Le case sono illuminate, un tocco pittorico che Vincent van Gogh amava aggiungere come un segno di vita. 

Sulla destra, l’orizzonte si alza verso la catena montuosa delle Alpilles. Circa due terzi dell’area dell’immagine è occupata dal cielo notturno. Undici stelle e una luna a forma di mezzaluna, abbracciate dall’energia cosmica rappresentata in onde al centro del quadro, completano l’insolita invenzione pittorica dell’artista.

Van Gogh lavora a questo dipinto negli ultimi mesi della sua vita quando la sua salute mentale è ormai compromessa. In questo capolavoro, il pittore esprime il suo complesso mondo interiore con una forza espressiva straordinariamente penetrante. 

Particolare della luna 

Quando è stato dipinto?

“Questa mattina dalla mia finestra ho guardato a lungo la campagna prima del sorgere del Sole, e non c’era che la stella del mattino, che sembrava molto grande.”

Sembra che il dipinto sia stato eseguito poco prima dell’alba del 19 giugno 1889, durante l’anno di permanenza nell’ospedale psichiatrico di Saint-Rémy-de-Provence.

Vincent fa riferimento a tale opera in alcune lettere inviate al fratello Théo in cui esprimeva tutta la sua felicità per aver realizzato “un paesaggio con gli ulivi e anche uno studio di un cielo stellato”.

Queste lettere contengono, però, delle controversie cronologiche che contribuiscono ad aumentare il mistero attorno alla datazione dell’opera. Facendo ricorso all’astronomia e allo studio del cielo di quel periodo, si evince che Venere, alla fine di maggio e ai primi di giugno di quell’anno, era al massimo della luminosità ed osservabile prima dell’alba, come sostenuto anche da Van Gogh.

E, sempre dall’osservazione diretta del cielo, si scopre che il giorno 19 giugno 1889 la Luna era ai tre quarti, e non al primo quarto, come invece appare nel dipinto. L’astrofisico francese, Jean Pierre Luminet si spinge oltre confermando che il cielo rappresentato è compatibile con la mappa celeste del 25 maggio 1889 precisando anche l’ora: le 4.40 del mattino.

Sarà vero? Non lo sappiamo. Senz’altro è stato dipinto tra la fine di maggio e il mese di giugno. 

Dove posso vederlo?

Nel corso degli anni, questo quadro è passato nelle mani di molte persone più o meno vicine alla cerchia del pittore.

Dopo qualche mese dalla realizzazione, il 28 settembre 1889, Vincent invia il quadro, assieme ad altri 9 dipinti, al fratello Théo, mercante d’arte che viveva a Parigi. Un anno dopo Van Gogh muore e nel gennaio 1891 muore anche il fratello; il capolavoro, ancora non considerato tale, passa nelle mani della cognata olandese Johanna Gezina van Gogh-Bonger, anch’essa pittrice.

Nel 1900, l’opera viene acquistata dal poeta Julien Leclercq per poi divenire nel 1901 di proprietà dell’artista post-impressionista Émile Schuffenecker, un vecchio amico di Gauguin.

Successivamente l’opera ritorna alla cognata Johanna e poi venduto alla galleria Oldenzeel nel 1906.

Ma le vicissitudini dell’opera non sono ancora finite: nello stesso anno Georgette P. van Stolk, ricca gentildonna di Rotterdam, acquista il quadro.

Lo possiede fino al 1938 per poi venderlo al gallerista francese Paul Rosenberg.

Infine nel 1941, la “Notte Stellata” trova la sua collocazione definitiva presso il Museum of Modern Art di New York, dove si trova tuttora.

Villaggio

Perché ha dipinto proprio quel paesaggio?

Molte sono le teorie nate attorno al paesaggio dell’opera. Innanzitutto si dice che sia lo scorcio visibile dalla finestra della sua camera ma se analizziamo bene il dipinto, ci rendiamo subito conto di come non sia possibile: non sono visibili, ad esempio, le sbarre alle finestra del manicomio in cui Vincent era ricoverato in quegli anni. In una lettera inviata al fratello Theo nel 1889, scrive così:

“Attraverso le grate di ferro della finestra, riesco a vedere un campo di grano… sul quale, nel mattino, riesco a vedere il sole che sorge in tutto il suo splendore.”

Certo le sbarre avrebbero senz’altro rovinato il dipinto ma avrebbero dato più realismo all’opera. In secondo luogo, in lontananza, si scorge un piccolo villaggio con il tipico campanile olandese dove piccole luci illuminano il buio della notte rendendo vivo il paesaggio notturno. Secondo le testimonianze dell’epoca, sarebbe stato impossibile vedere tale paesaggio dalla finestra del manicomio. Sembra, quindi, che Vincent si sia ispirato ai paesaggi della natia Olanda e dunque, non ha riprodotto fedelmente il paesaggio che vi era attorno a lui ma l’ha reinterpretato sulla base dei ricordi personali legati alla sua terra. 

Il simbolismo nella Notte stellata

Cosa simboleggia il dipinto?

La “Notte Stellata” oltre ad essere un dipinto che racchiude in sé tutto il turbinio delle emozioni che abitavano l’animo del pittore, è anche il luogo di interessanti simbolismi che vale la pena cogliere ed esaminare.

In primo luogo l’immagine della morte legata ai cipressi, il tipico albero dei cimiteri. Questo albero dalla forma idealizzata che si avvicina ad una fiamma, fa da legame tra la terra e il cielo, tra la dimensione umana e quella ultraterrena, tra la vita e la morte.

Inoltre ad un occhio attento e curioso non sfugge il rimando al calore della famiglia. L’immagine della spirale compare in cielo fra le stelle donando dinamismo e movimento ad un’atmosfera avvolgente dove la luna sembra svolgere la funzione della mamma che veglia sul sonno dei figli. Il cipresso, con la sua forma eretta, richiama la figura del padre dove forza ed energia si addolciscono nella cura dei figli. I tetti delle case evocano l’idea della stabilità familiare in cui regna sereno il riposo della calma notte. Tutto sembra parlare di amore e cura verso il bene maggiore che ciascuno di noi possiede: la discendenza umana.

Ma proviamo ora a guardare l’opera in modo diverso: con il blu come simbolo del potere dello spirito e della calma e con il giallo, il colore tanto amato da Van Gogh da arrivare a mangiare addirittura il colore nella convinzione di fare entrare in lui la felicità, come il colore della gioia e del calore. Secondo questa lettura, quest’opera potrebbe essere l’espressione della liberazione dal suo tumulto interiore? 

Vincent lo dipinge durante uno dei periodi più difficili della sua vita: mentre il paesaggio è pieno di stelle, con linee morbide che emanano un’atmosfera calma, il cielo è in subbuglio, come se riflettesse un disordine profondo e inarrestabile. Pochi mesi prima, i pensieri suicidi e le allucinazioni si erano radicalmente intensificate, spingendolo a ricoverarsi volontariamente nell’ospedale psichiatrico.

Poco prima della creazione del dipinto, in una lettera scritta al pittore Émile Bernard, così si esprime: “Quando farò finalmente questo cielo stellato a cui devo sempre pensare?” Al di là delle componenti spirituali di cui l’opera è ricca, si può facilmente notare la maestria pittorica che solo lui riesce ad emanare. Tutto è calcolato nei minimi dettagli.

Notte stellata sul Rodano

Esiste una sola “Notte Stellata”?

No. Vincent era molto attratto dal cielo notturno perché la notte lo rasserenava. In una lettera scritta al fratello Theo, così si esprimeva: “Guardare le stelle mi fa sempre sognare, così come lo fanno i puntini neri che rappresentano le città e i villaggi su una cartina”. E ancora “Mi occorre una notte stellata con dei cipressi o, forse, sopra un campo di grano maturo”. Nella “Notte stellata sul Rodano” del 1888, sullo sfondo sono visibili le case di Arles e Trinquetaille mentre a destra si intravedono le torri di Saint-Julien and Saint-Trophime. I riflessi delle luci delle stelle unite a quelle dei lampioni, creano delle suggestive strisce di linee. In basso, due innamorati, anch’essi avvolti dall’oscurità della notte, si appartano per vivere in solitudine la loro storia d’amore. È un quadro fortemente simbolico che desidera cercare in quel cielo senza nuvole, la pace e il ristoro dell’anima. 

A Van Gogh piaceva la “Notte Stellata”?

No. Sembrerà strano ma a Van Gogh non piacevano le sue opere pur avendone realizzate circa 900 oltre a molti disegni e schizzi. La “Notte Stellata” era per lui un fallimento e in una lettera scritta al fratello sostiene che gli unici dipinti che considerava veramente validi fossero “Il campo di grano”, “La montagna”, “Il frutteto”, “Gli ulivi con le colline blu”, “Il ritratto” e “L’ingresso alla cava”. “Il resto non mi dice nulla”, così ha sentenziato il pittore.

E l’astronomia cosa dice?

Van Gogh non era un  astronomo ma sapeva osservare il cielo come solo gli occhi di un artista sanno fare. Vincent nutriva una forte passione per l’astronomia tanto da leggere regolarmente la rivista °L’Astronomie”, a cura dell’amico Camille Flammarion.

Quindi la spirale di stelle che dona movimento all’intero quadro non è il frutto di una suggestione né di una folle creazione ma piuttosto la visualizzazione di uno dei principali interessi di Van Gogh. In particolare rappresenterebbe un’entità cosmica ben precisa ovvero la Galassia a spirale M51 o Galassia Messier.

Nel 1773 l’astronomo Charles Messier è stato il primo ad identificarla e la scoperta è stata poi confermata anche da William Parsons, conte di Rosse. L’astronomo, dotato di un potente telescopio, nel 1845 studiò la complessità della galassia, scoprendo che era collegata a un’altra “entità”, più piccola, battezzata M51B.

Dopo questa scoperta, hanno iniziato a circolare vari disegni che hanno poi composto un libro consultato, molto probabilmente, anche dallo stesso Vincent. Consideriamo, inoltre, che Van Gogh non era la prima volta che disegnava le costellazioni poiché anche in “Notte stellata sul Rodano” ha dipinto l’Orsa Maggiore con il Gran Carro. Il pittore olandese ha voluto dunque trasformare, nel suo più celebre quadro, le due galassie in una preghiera di ringraziamento al cielo. 

  Vincent Van Gogh 

Vincent Van Gogh: l’artista che sa rappresentare le proprie emozioni donando alle opere una profondità spirituale senza precedenti. Sicuramente in questo dipinto altamente carico, con un sentimento irrequieto e con un colore intenso, ha posto una pietra miliare per tutta la successiva pittura espressionista.

Articolo di Canti Franca

                

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