Intervista all’artista Saturno Buttò

Presentati in breve raccontando di te, da dove vieni, la tua infanzia ecc…
come ti sei approcciato al mondo dell’arte?

Sono nato e vissuto in una località balneare (Bibione) in provincia di Venezia. Una specie di
villaggio turistico allargato. Dal mio punto di vista una condizione ideale per il lavoro di pittore.
Da un lato l’estate, una stagione ricca di stimoli e spunti provenienti dal massiccio afflusso di
varia umanità, perfetta per mettere via progetti e idee. Dall’altro, le stagioni invernali,
l’assoluta tranquillità, lontano dalla confusione delle città, il posto ideale dove poter elaborare in
studio tutto quello che è stato precedentemente preparato. L’approccio al mondo dell’arte l’ho
sperimentato dal primo anno di Liceo Artistico. Dopo le scuole medie ho avuto la fortuna di
vivere un decennio di studi artistici (Liceo e Accademia di Belle arti a Venezia) che hanno avuto
un ruolo fondamentale per il mio percorso. La preparazione tecnica per il disegno
classico al Liceo e uno sviluppo di carattere concettuale negli anni dell’Accademia.

Parla del tuo stile

Il mio stile si basa esclusivamente sull’interesse, che ho maturato negli anni del Liceo Artistico,
per la rappresentazione della figura umana e all’Accademia per il ritratto. Un visione precisa la
mia, da sempre, osservare il mondo attraverso “l’occhio dell’occidente”. Continuare con quella
che è stata l’impostazione classica, dai greci al rinascimento, della forma. Una figurazione
netta e senza incertezze è quello che ho voluto e che continuo a fare tuttora.

Quali sono gli artisti che più ti piacciono e hanno influenzato la tua pittura?

Per quanto possa sembrare strano, in realtà non mi sono mai veramente fissato su determinati
autori. Ho studiato e apprezzato tutta la storia dell’arte. Ogni secolo ha i suoi “artisti di punta”
che mi piacciono. Tuttavia quando mi concentravo su alcuni di essi in particolare, era per
evitare (per quanto possibile) di farmi influenzare troppo dal loro stile. Trovo sia un “problema”
per un autore contemporaneo venir accostato ad autori del passato, soprattutto per chi
dipinge, figurativo o astratto che sia.

Quali sono le tue opere che ritieni più belle e significative?

Avrei diverse opere da citare, vuoi per ragioni tecniche oppure per i loro contenuti, che me le
fanno amare più di altre. Ma per farla semplice scelgo “The Sisters”, una tavola ad olio del
2009. La considero senz’altro tra le mie opere migliori, sia tecnicamente che concettualmente.
Un doppio ritratto, nato come commissione, particolarmente riuscito. Nel senso che coglie
perfettamente il carattere dei soggetti in posa. Una più solare e la seconda (con maschera)
dalla personalità diametralmente opposta alla prima. E con una nota “gotico-esistenzialista” a
completare (anche in termini geometrici) la composizione stessa. Una tavola che per equilibrio
formale e misura, ha dato il via ad una serie che continua ancora oggi.

Quali aspettative hai per il futuro della tua carriera da artista?

Dipingere è un esercizio che mi fa star bene. Per il futuro mi auguro solo di mantenere il più a
lungo possibile la passione che da sempre accompagna le mie giornate, lavorando e
divertendomi con la leggerezza di sempre. Il successo l’ho certamente desiderato, ma non l’ho
mai inseguito, deve essere alle mie condizioni senza nessun compromesso, così non è facile…
Si vedrà!

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