Intervista a Man Ray

 Introduzione

Emmanuel Radnitzky, in arte Man Ray nacque a Philadelphia nell’agosto del 1890 da una famiglia di umili origini ebraiche e morì a Parigi il 18 novemnbre 1976 e fu sepolto nel cimitero di Montparnasse. Sin da giovane dimostrò di possedere un temperamento artistico che lo portò nel corso della sua vita a fondare il movimento artistico detto: Surrealismo. Pittore, grafico, illustratore, regista, fotografo, scultore, trascorse la maggior parte della sua vita a Parigi conoscendo tantissimi artisti dell’epoca come Duchamp, Picasso, Dalì, Gertrude Stein. 

Perchè scelse di chiamarsi Man Ray

Nel 1908 Emmanuel terminò il suo percorso formativo rifiutando la borsa di studio per la facoltà di architettura perchè attratto dalle gallerie d’arte e i musei di Manhattan. Divenendo un assiduo visitatore della Galleria 291 di Alfred Stieglitz, dove fu introdotto al concetto di fotografia. Nel 1912 la famiglia Radnitzky cambia il proprio cognome in “Ray” ed Emmanuel decide di adottare una versione abbreviata del proprio nome, “Man”. Da questo momento in poi firmerà le sue opere con lo pseudonimo: Man Ray ovvero “Uomo Raggio”.

Quali sono i suoi primi lavori

A New York da giovane comprò la sua prima macchina fotografica usandola per immortalare le sue opere pittoriche lavorando come grafico e illustratore per alcune riviste. Nel 1915 il collezionista Walter Arensberg lo presenta a Marcel Duchamp, di cui diverrà grande amico ed insieme cercarono di diffondere il Dadaismo, movimento artistico nato in Europa come rifiuto dell’arte tradizionale, in America con scarso successo. Nel 1919 dipinse le sue prime aerografie, immagini prodotte con un’aeropenna, uno strumento di ritocco di uso comune per un grafico disegnatore.

Parigi e il Surrealismo

Nel 1920 si recò a Parigi stabilendosi nel quartiere bohemienne di Montparnasse. Il suo amico Duchamp gli presentò i grandi artisti dell’epoca, come James Joyce, Gertrude Stein, Jean Cocteau e molti altri che rapiti dalla sua bravura di ritrattista posarono di fronte alla sua macchina fotografica. Rivoluzionandola per sempre. A causa dello scoppio della  guerra mondiale fu costretto ad abbandonare la ville lumiere per poi ritornarvici in seguito. 

Che tecnica usava per creare le sue opere

L’artista per uno scherzo del destino creò le “rayografie”, in omaggio al suo cognome! Mentre sviluppava alcune fotografie in camera oscura, un foglio di carta vergine, accidentalmente, finì in mezzo agli altri e dato che continuava a non comparirvi nulla, vi poggiò una serie di oggetti di vetro sul foglio ancora a mollo e accese la luce, ottenendo delle immagini deformate, effetti di luce onirici da plasmare a proprio piacere. Essendo uno sperimentatore inventò “la solarizzazione” che consisteva nel ricreare un’ alone di luce attorno alla figura per far risaltare le sagome del modello o dell’oggetto desiderato. Nel 1924 nacque il movimento del Surrealismo. Sogno e realtà fusi in unica anima, le sue parole furono “E` la luce che crea. Io mi siedo davanti al foglio di carta sensibile e penso”.

Quale fu la sua musa più amata

Durante il suo soggiorno parigino conobbe la pittrice, cantante, modella dalle mille vite Alice Prin in arte Kiki de Montparnasse. La ritrasse nella famosissima foto “Le Violon d’Ingres” un omaggio al pittore neoclassico Jean Auguste Dominique Ingres che amava suonare il violino. La modella mostra la schiena nuda dove si possono notare le due effe realizzate successivamente a mano con il pennello atte a ricordare lo strumento musicale. Si nota un forte contrasto con lo sfondo scuro, una scala di grigi inusuali per il momento storico in cui fu scattata la foto considerata certamente scandalosa.

Curiosità

Il 14 maggio 2022 si è svolta a New York presso Christie’s l’asta intitolata:The Surrealist World of Rosalind Gersten Jacobs e Melvin Jacobs. L’opera “Le violon d’Ingres” è stata battuta per una cifra di circa 12 milioni di dollari segnando un record assoluto per una fotografia, Importante dal momento che si tratta dello sviluppo del negativo originale. il motivo è da ricercare nel fatto che la famiglia Jacobs conobbe e sostenne la carriera artistica fino alla morte di Man Ray.

Articolo di Tiziana Gissi 

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2 pensieri riguardo “Intervista a Man Ray

  • Settembre 18, 2022 in 8:11 pm
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    Come sempre leggere i tuoi scritti mi affascina e incuriosisce. I miei complimenti!

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  • Settembre 22, 2022 in 10:24 am
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    articolo interessante e stuzzicante.Complimenti

    Rispondi

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