Francisco Goya: Tutto ciò che bisogna sapere sull’artista

Francisco Goya: «La pittura (al pari della poesia) sceglie nell’universale ciò che giudica più conveniente ai propri fini: riunisce in un unico personaggio di fantasia circostanze e caratteri che la natura offre suddivisi in parecchi, e da tale combinazione, sapientemente articolata, risulta quella felice immagine per cui un buon artefice acquista il titolo di creatore e non di imitatore servile»

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Dall’annuncio della messa in vendita dei Caprichos sul “Diario de Madrid”, 6 Febbraio 1799

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Francisco Goya

Francisco Goya Biografia

Francisco José de Goya y Lucientes (1746 1828) è considerato uno dei più grandi pittori spagnoli vissuti tra la fine del XVIII secolo e dell’inizio del XIX, quel periodo a cavallo tra due secoli, che vede il tramonto del rococò, lo sviluppo neoclassico e l’affermazione del romanticismo.

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Goya nell’immaginario collettivo è l’artista maledetto per eccellenza, tormentato e fuori dai canoni, anche se come vedremo la sua vita e la sua fama sono esattamente l’opposto.

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Goya nasce in una famiglia di classe media nel 1746 in Aragona, dapprima fu allievo di pittura di José Luzán y Martínez, e successivamente quando si trasferì a Madrid iniziò a studiare con il neoclassico Anton Raphael Mengs e il rococò Giovan Battista Tiepolo.

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Francisco Goya
Giovan Battista Tiepolo

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Dopo non essere riuscito ad entrare per diverse volte all’accademia di belle arti, nel 1770 alla morte di Tiepolo, Goya decide di allontanarsi da Madrid e si trasferisce a Roma.

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Fu un soggiorno importante e prolifico che diede modo a Goya di entrare in contatto non solo con le opere e gli artisti del passato, ma anche con figure importanti a lui contemporanee che saranno fondamentali per la sua arte, come l’incisore veneto Giovan Battista Piranesi, che influenzò profondamente la fantasia del pittore aragonese.

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Francisco Goya
Giovan Battista Piranesi

Dopo Il rientro da Roma Goya ricevette la commissione per decorare la basilica di Nostra Signora del Pilar a Saragozza, da qui si aprì la strada verso diverse committenze attraverso le quali iniziò  a consolidare la propria notorietà.

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In questo stesso periodo,1773, il pittore aragonese convola a nozze con Josefa, la sorella di Francisco Bayeu.

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1774 – L’anno fondamentale per Francisco Goya

Il 1774 fu un anno fondamentale per Goya, grazie all’oramai cognato Francisco Bayeu venne chiamato a Madrid dal soprintendente alle Belle Arti Mengs e ricevette l’incarico di eseguire i cartoni per la fabbrica reale degli arazzi di Santa Barbara.

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Negli anni tra il 1774 e il 1792 Goya produce ben sessantatré cartoni:

il successo fu tanto da permettere all’artista di affermarsi come pittore anche tra le classi aristocratiche.

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Grazie alla fama e la notorietà raggiunte, Goya nel 1786 diviene pittore di corte della corona spagnola.

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Questa prima parte della sua carriera è caratterizzata dai numerosi ritratti della famiglia reale spagnola. Rappresenta anche scene dell’aristocrazia ad essa legata, o da scene di temi popolareschi.

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Francisco Goya
“La famiglia di Carlo IV” – 1800\1801

In queste opere è possibile notare l’influenza del Tiepolo nell’uso dei colori chiarissimi e della luce, come ad esempio nel dipinto I ragazzi con mastini, 178686; mentre nel Ritratto dei duchi di Osuna con i figli del 1788,  è possibile notare come Goya si ispiri ai ritratti di corte di Velasquez.

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1793 – L’anno della malattia di Francisco Goya

Il 1793 è l’anno che segnò fortemente il pittore aragonese a causa di una malattia che lo rese sordo, questo evento si riflette  sulle opere di Goya, tanto che il suo lavoro nel tempo tenderà verso una visione cupa e pessimistica della vita, in netto contrasto con la fama e la fortuna che lo circondavano.

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Nel 1799 pubblica i Caprichos, una raccolta di incisioni satiriche, irriverenti che lo porteranno alle grandi creazioni dei suoi ultimi anni.

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Intorno al 1800 Goya dipinge le famose Majas: una vestita e una desnuda, le due tele si suppone rappresentino la duchessa d’Alba. La Maja vestita, creata forse per celare quella desnuda, ha una maggiore tenuta pittorica, rappresenta la donna con un abito, per l’epoca non convenzionale.

Le due Majas

Goya rimase profondamente colpito dai fatti di guerra della sua epoca, la brutalità con cui la spagna venne occupata dalla Francia napoleonica; tanto da portare l’artista a narrare, nel 1814, questi cruenti avvenimenti in dei suoi dipinti:

I disastri della guerra, Il 2 maggio 1808, e  Il 3 maggio 1808 quest’ultima opera è considerata uno dei massimi capolavori dell’artista aragonese, è uno dei primi dipinti che illustra esplicitamente l’orrore insensato della guerra, raffigura la repressione napoleonica che attanaglia la spagna nei primi decenni dell’800.

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Gli ultimi anni

Nelle opere della sua maturità troviamo diverse rappresentazioni pittoriche riguardanti la follia, i manicomi, le streghe, le creature fantastiche e la corruzione religiosa e politica.

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Goya arriva al culmine delle sue pitture nere tra il 18191823, periodo in cui si isola completamente in una sua casa alla periferia di Madrid.

Nel 1824 Goya lascia la Spagna e si trasferisce a Bordeaux in Francia, dove muore  nel 1828 all’età di 82 anni.

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È difficile inserire Goya in una corrente artistica ben definita e delineata, questo perché è un artista versatile.

Le sue opere riflettono contemporaneamente sia le sue visioni razionali, sia i suoi impulsi irrazionali che tendono agli ideali tipici della tradizione romantica.

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Goya è fortemente caratterizzato dalla dicotomia  tra ragione e sentimento, questo lo porta a voler superare lo stile neoclassico che tende alla perfezione, tanto che lo vediamo  raffigurare  scene di vita quotidiana, e diametralmente opposte immagini di sua fantasia.

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Goya, in questo modo crea uno stile che si svincola dagli standard  accademici e che è caratterizzato da una forte libertà espressiva e da un linguaggio vigoroso.

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Opere

Il sonno della ragione genera mostri

Il sonno della ragione genera mostri è un’acquaforte e acquatinta realizzata nel 1797, fa parte di una serie di ottanta incisioni chiamata Los caprichos, pubblicata nel 1799. Precisamente è il foglio n.43.

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In questo capriccio è rappresentato un uomo completamente addormentato, al centro della scena, con la testa appoggiata di lato su un tavolo con una scritta in lingua spagnola «El sueño de la razón produce monstruos» ovvero «Il sonno della ragione genera mostri».

È la ragione stessa che sprofondata nel sonno che crea mostri, uccelli notturni, volti ghignanti che opprimono il dormiente.

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Queste creature, come scritto nel titolo, sono in realtà prodotte dalla stessa mente dell’uomo addormentato.

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Il sabba delle streghe

è un dipinto a olio su tela realizzato nel 17971798 da Goya che fa parte della serie di Stregonerie destinate al despacho (studio) dell’Alameda, residenza di campagna dei duchi di Osuna, suoi committenti.

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L’opera raffigura un caprone con ramoscelli di quercia intrecciate tra le corna ed occhi fiammeggianti, che officia un rito di streghe. Una delle streghe, gli offre in tributo un corpulento bambino.

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Nella scena sono raffigurati cadaveri di fanciulli già sacrificati al demonio.

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Majias al balcone

Majas al balcone è un dipinto a olio su tela realizzato nel periodo tra il 1808 e il 1814.

Sono raffigurate due majas affacciate al balcone, dietro le quali si scorgono le siluette scure di due uomini.

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L’intera composizione ha una forte logica geometrica, i colori chiari e vivaci delle fanciulle sono in netto contrasto con gli scuri figuri che si trovano sullo sfondo.

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Questi dettagli ci portano a inserire il quadro nel periodo di transizione nell’evoluzione artistica di Goya, ovvero il momento in cui passa dalle rappresentazioni gioviali alla pittura nera.

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Questo quadro sarà d’ispirazione ad Édouard Manet per il suo Il balcone del 1868, oggi conservato al Musée d’Orsay di Parigi.

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“Il balcone” – Édouard Manet – 1868

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Il parasole

L’opera del 1777 rappresenta due giovani innamorati. La maja, ragazza del popolo, vestita in modo elegantemente, con accanto il fidanzato che le fa ombra con il parasole.

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Nonostante Goya stia rappresentando un tema semplice, apparentemente banale lo rende con raffinatezza cromatica. Vivacizza i colori, con campiture larghe e colori forti.

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articolo di: Giorgia Gianolla

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