Fernando Botero: Vita e opere dell’artista
Fernando Botero «La mia opera deriva da tante cose: l’arte etrusca, quella precolombiana, quella popolare. È un misto, una specie di cocktail che si forma nella mia mente. Ma quando la gente guarda gli viene in mente un solo nome: Botero. Questo è un Botero e non c‘è bisogno di aggiungere altro. È un’opera solo mia.»
Fernando Botero
Queste sono le parole dell’artista colombiano Fernando Botero, rilasciate in un’intervista ad Euronews.
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Fernando Botero è sicuramente uno degli artisti contemporanei più conosciuti, e riconoscibili al primo colpo d’occhio, perché il suo stile è inconfondibile.
Tutti conoscono le forme dilatate, tondeggianti e sinuose di Botero, diventate proverbiali e segno distintivo della sua arte.
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Fernando Botero, classe 1932 nasce a Medellin in Colombia.
All’età di 16 anni disegna le illustrazioni per i supplementi di “El Colombiano“, il giornale più importante della sua città natale.
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Nel 1948 espone per la prima volta a Medellín.
Nel 1952 vince, con l’opera “Sulla Costa”, il secondo premio al IX Salone degli artisti colombiani, organizzato presso la Biblioteca Nazionale di Bogotà.
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Decide di utilizzare il premio in denaro per un viaggio studio in Europa, dove visita la Spagna entrando in contatto, al Museo del Prado, con le opere di Francisco Goya e Tiziano.
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Successivamente si sposta a Parigi, dove conosce l’arte d’avanguardia francese.
L’ultima tappa di questo Grand Tour contemporaneo lo porta in Italia, dove ammira e studia i maggiori artisti italiani come Giotto, Andrea Mantegna e Piero della Francesca.
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Questi artisti che lo affascinano ed ispirano particolarmente, tanto da riprodurre diverse copie dei loro capolavori, come ad esempio nel 1998 il dittico dei Duchi di Urbino riproposto nel suo tipico stile tondeggiante.
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Nel 1955 Botero ritorna in patria dove inizia ad esporre le sue opere, riceve però forti critiche perché il suo stile è distante da quello colombiano, che in quegli anni è fortemente influenzato dall’avanguardia francese, stile che Fernando Botero ha volutamente respinto.
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A causa di queste incomprensioni l’artista Colombiano si trasferisce in Messico, ed è proprio lì che scatta la scintilla, è lì che scopre per la prima volta la possibilità di espandere e dilatare il volume delle forme.
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Fernando Botero – prime opere


Nel percorrere le tappe del lavoro artistico di Botero si scopre che la prima figura alla quale l’artista applica questa sua “dilatazione” è un mandolino.
Si tratta dell’opera conosciuta come Natura Morta con mandolino, mentre la dipingeva Botero si rese conto di aver disegnato il foro di risonanza dello strumento troppo piccolo rispetto alle dimensioni reali, tanto da fare risultare il mandolino tozzo e allargato.
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L’artista rimase attratto da questa forma dilatata e non naturale, che gli evocava una profonda sensualità.
Da qui nacque il suo stile, unico, fondato sull’uso di forme dilatate, che danno vita a figure “grosse” quasi al limite della deformità.
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Questa linea stilistica caratterizzerá l’intero lavoro di Botero, sia come pittore che come scultore, creando quello che potremmo definire il suo marchio di fabbrica.


Nel 1958 Vince il primo premio al XI salone degli artisti colombiani con l’opera “La camera degli sposi“. Nello stesso anno, espone a Washington, alla Gres Gallery, e le sue opere vengono vendute tutte il giorno stesso dell’inaugurazione.
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Dall’anno successivo, il 1959 inizia un periodo difficile per Botero; viene nominato alla Biennale colombiana, nomina che scatena aspre critiche, tanto da costringere l’artista ad abbandonare il proprio Paese.
La Gres Gallery di Washington, galleria che fino ad allora l’aveva sostenuto, e presso la quale aveva esposto non lo sostiene.
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Nel 1961 il Museum of Modern Art di New York decide di acquistare il quadro la Monna Lisa all’età di dodici anni, viene organizzata anche la sua prima mostra newyorkese che purtroppo si dimostra un fallimento.
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Nel 1963 si trasferisce nell’East Side, ed affitta un nuovo studio a New York. Si appassiona a Pieter Paul Rubens, e inizia a collezionare opere d’arte, che più tardi donerà al museo di Bogotá, che ha finanziato e che porta il suo nome.
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Il 1966 è l’anno in cui viene organizzata la sua prima mostra personale in Europa, esattamente in Germania.
Un’altra mostra, viene organizzata al Milwaukee Art Center, e riceve critiche positive. Da questo momento Botero inizia ad esporre regolarmente tra Europa, New York e Bogotá.
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Nel 1969 espone a Parigi, dove si stabilisce nel 1973 continuando a dedicarsi alla scultura.
A metà degli anni ‘70 per un paio d’anni si dedica quasi esclusivamente alla scultura. Tanto che nel 1983 decide di prendere una casa a Pietrasanta, per essere vicino alle cave di marmo.
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In questi anni Botero si afferma come artista di fama mondiale, ed iniziano un susseguirsi di mostre personali e antologiche.
Questo idilliaco momento di successo è però macchiato dalla tragica scomparsa in un incidente stradale del terzo figlio Pedro, al quale dedicherà molte opere.
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La prima, dipinta dopo la sua scomparsa, raffigura un bambino su un cavallo, la forte malinconia si percepisce dallo sguardo affranto dell’animale.
Il successo di Botero lo porta ad esporre in tutto il mondo:
nel 1992 espone delle enormi sculture sugli Champs-Elysee, nel 1994 organizza diverse mostre in spazi pubblici di diverse città, tra cui:
Park Avenue a New-York, Michigan Evenue di Chicago, nel 1999 a Firenze.
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L’attentato – Fernando Botero
Nel 1995 un attentato terroristico, nella sua città natale, distrugge The Bird scultura monumentale in bronzo, l’artista dona una seconda scultura alla città da posizionare accanto a quella distrutta.


L’arte di Botero non è priva di rimandi o critiche a fatti di cronaca contemporanea, tanto che l’artista colombiano tratta diversi temi politici, realizza una serie di dipinti sulla violenza in Colombia.
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Nel 2004 dipinge la serie di dipinti sulle torture avvenute nella prigione di Abu Ghraib in Iraq. Ha creato diverse tele su dittatori e dittature che infestavano l’America Latina.
Ad oggi Botero è uno degli artisti più conosciuti e discussi, che divide nettamente la critica, tra chi lo apprezza e chi lo trova infantile lontano dai canoni dell’arte contemporanea.
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Fernando Botero è un artista altamente figurativo, legato alla realtà che però non rappresenta, perché tutto ciò che crea è dilatato, voluminoso, tondeggiante, rendendo ogni soggetto irreale.
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La vita e l’arte di Botero sono state raccontate recentemente dal regista Don Millar, che nel 2020 ha realizzato un documentario sull’artista colombiano dal titolo Botero-Una ricerca senza fine.


Il documentario raccoglie materiale inedito, foto e video che riprendono l’artista, le sue mostre e le sue opere, in questo documentario Botero si rivela nella più intima e profonda anima artistica.
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«Credo che il volume sia un elemento fondante, plastico e sensuale nella pittura».
Fernando Botero
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Opere di Fernando Botero:


Ballerina alla sbarra 1988, olio su tela
Quest’opera raffigura una ballerina alla sbarra, intenta a seguire una lezione di danza classica.
Lo spettatore è spiazzato dalla rappresentazione, perché il corpo della ballerina non è quello canonico:
esile e aggraziato.
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Botero rappresenta la danzatrice stravolgendo completamente gli standard del mondo del balletto.
Osserviamo una ballerina tonda, in carne che potrebbe apparire buffa e goffa nelle sue rotondità.
Botero nonostante il soggetto scelto mantiene il suo stile, realizza la composizione con forme piene, dilatate.
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Nonostante questo riesce a dare al corpo ingombrante della ballerina un senso di leggerezza. C’è un’estrema cura dei particolari dalle pieghe del tutù, alla stesura del colore compatta e uniforme.
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La Corrida 2002
Sono diverse le opere che Botero dedica alla corrida, visto che lui stesso stava per diventare un torero, perché all’età di 13 anni lo zio lo iscrisse ad una scuola di tauromachia.
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Questa tematica riportata in diversi dipinti e ritratti di Matador e Picador ha lo scopo di descriveremo e condividere una realtà, come quella della corrida, che racconta del suo paese d’origine, la Colombia.
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I colori usati sono vivaci, protagonisti il rosso e l’arancione, vi è assenza di ombreggiature, e una dettagliata cura dei particolari.
Il toro è raffigurato quasi in modo mostruoso, questo per sottolineare e denunciare la brutalità della corrida.
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Il guerriero
La scultura in bronzo alta 4 mt, è a guardia di piazza Matteotti a Pietrasanta dal 1992, è rappresentata nello stile tondeggiante tipico dell’artista colombiano.
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I volumi gonfi ed enormi compongono il corpo del guerriero, che appare imponente.
Gli elementi distintivi del guerriero, quali lo scudo e la lancia sono sproporzionati nelle mani di questo gigante tondo.
Questo particolare rende il corpo nudo della statua ancora più irreale, di quando la dilatazione della forma non faccia già.
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Porta dell’inferno e Porta del Paradiso
Botero nel 1993 omaggia la città toscana di Pietrasanta, con due affreschi nella piccola chiesa della Misericordia.
Queste raffigurazioni rappresentano l’inferno e il paradiso, rigorosamente interpretati secondo lo stile dilatato dell’artista colombiano.
La “Porta dell’inferno” è ambientata in un cimitero, sullo sfondo si possono vedere cappelle e loculi.
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Tra i dannati, Botero raffigura due simboli del male dell’epoca moderna, Adolf Hitler e Pablo Escobar famoso trafficante di droga colombiano.
Lucifero è al centro della scena imponente ed arrogate.
Nella “Porta del Paradiso” la Madonna domina la scena mentre schiaccia il serpente, rappresentazione simbolica di Satana.
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La scena è raffigurata all’interno del giardino del paradiso terrestre, dove c’è un angelo adagiato a terra che suona la chitarra. Vi sono anche due putti che espongono la bandiera italiana dietro la Madonna.
Ai due lati dell’affresco sono rappresentati Madre Teresa di Calcutta e lo stesso Botero, nelle vesti di un guerriero spagnolo.
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