Curiosità su Jackson Pollock
Curiosità su Jackson Pollock
Curiosità su Jackson Pollock: Jackson Pollock, nato il 28 gennaio 1912 a Cody nello stato del Wyoming, è oggi il rappresentante più emblematico della “action painting” o Espressionismo Astratto.
È colui che meglio incarna il rapporto essenziale tra arte e vita, così come il groviglio e la complessità dell’esistenza, che si risolve soltanto nel momento magico dell’azione artistica.
Trascorre la sua gioventù in Arizona e in California e nel 1928 inizia lo studio della pittura alla Manual Arts High School di Los Angeles. Nel 1930, gli anni della grave crisi economica, si trasferisce a New York per raggiungere il fratello Charles e qui prosegue i suoi studi all’Art Students League con il pittore Thomas Hart Benton, l’artista che ha maggiormente rappresentato la quotidianità della vita americana.
New York diventerà poi la sua città raggiungendo lì i suoi massimi risultati. Fondamentale sarà nel 1941 l’incontro con Peggy Guggenheim.
Muore l’11 agosto 1956 in un incidente automobilistico a Springs-Long Island.
Jackson Pollock sapeva disegnare?
Spesso i grandi artisti nascono come autodidatti ma nel nostro caso di oggi non è proprio così: un aneddoto attribuito a Robert Motherwell ci dice che “Pollock non sa disegnare”. Questa scarsa abilità grafica è stata confermata anche dalla famiglia e sembra che il problema sia attribuibile ad una nascita traumatica a causa di un’asfissia perinatale associata ad una malformazione del dito medio della mano destra dovuta ad un incidente con un’accetta avuto nel 1923. Anche nel confronto con il fratello, il grande muralista Charles Cecil Pollock, Jackson presenta numerose difficoltà nelle tecniche pittoriche, come confermato dalla madre Stella. E comunque, senza dubbio, il suo stile era molto diverso da quello insegnato nelle Accademie e, forse per questo, è stato giudicato “incapace di disegnare”.


In cosa consiste l’action painting?
Curiosità su Jackson Pollock: L’action painting, ovvero la pittura d’azione, è una tecnica particolare. Anziché guidare il colore con un pennello, l’artista lo lancia sul quadro lasciando che inizi a gocciolare naturalmente. È la tecnica del dripping (sgocciolamento), del far colare dall’alto o stendere vernici e colori trasformando l’atto della creazione dell’opera come parte integrante del lavoro. In questa foto, tratta da una serie famosissima del fotografo Hans Namuth nel 1950, si vede come Pollock esegue la tecnica, raccogliendo con un largo pennello il colore dal barattolo e camminando sulla tela. Una tecnica con pennellate ampie e dinamiche creando un’energia selvaggia che lascia sbalordito l’osservatore. L’idea di dipingere a terra, camminando attorno e sulla tela, stravolge completamente l’idea di “pittura da cavalletto”, e non è soltanto una necessità data dalla dimensione della tela, ma una precisa scelta ideale.
Chi sono state le donne di Jackson Pollock?
Jackson Pollock e Lee Krasner si sono incontrati per la prima volta nel 1936 durante una festa organizzata dal sindacato degli artisti.
Il vero amore, però, è sbocciato soltanto qualche anno dopo, nel 1942. Questa volta l’occasione è stata una mostra collettiva organizzata dall’artista bielorusso John Graham a New York.
Lee era ormai un’artista già conosciuta sul palcoscenico contemporaneo americano e, entrata nello studio di Pollock, rimane colpita dalla suo mondo pittorico. Inizia così un corteggiamento molto intenso e determinato, un amore contraccambiato poiché anche Jackson rimane affascinato dal talento promettente della giovane ragazza.
Condividevano molte passioni in comune: dall’arte alla politica. Frequentavano gli stessi ambienti e le stesse gallerie fra cui quelle di Betty Parson o la Stable Gallery.
Nel 1945 si sposano e vanno ad abitare a Long Island nella Pollock-Krasner House. Per amore, Krasner decide di lasciare da parte la sua carriera artistica per dedicarsi completamente al marito.
Ma all’inizio del 1956 Jackson si innamora di Ruth Kligman, una giovane pittrice di soli 26 anni e, anche questa volta, una galleria d’arte ha fatto il resto. Sfortunatamente, solo pochi mesi dopo, il 11 agosto del 1956 la Oldsmobile di Jackson Pollock si schianta contro un albero sulla strada di Long Island, a un miglio dall’abitazione dell’artista.
Quella sera, Pollock guidava ubriaco e, in macchina con lui, c’era, oltre all’amante Ruth Kligman anche l’amica Edith Metzger. L’unica a sopravvivere allo spaventoso incidente, è stata Ruth, l’amante, così da essere poi soprannominata “la ragazza dell’auto della morte”.
La moglie Krasner è rimasta comunque accanto al marito anche dopo il suo tradimento e negli anni sessanta, le due donne si sono addirittura incontrate durante una festa.


Chi era Peggy Guggenheim?
Peggy Guggenheim è una famosa e importante collezionista d’arte e mecenate statunitense. Di famiglia molto ricca di origini ebraiche, continua e amplia in tutto il mondo i musei d’arte gestiti dalla omonima fondazione creata dal nonno Solomon.
Nel 1943, Peggy commissiona un murale a Pollock per il suo appartamento newyorkese, che poi verrà donato alla University of Iowa. Nel novembre dello stesso anno, Peggy decide di allestire la prima personale di Pollock nella sua galleria Art of This Century.
La galleria era appena stata inaugurata e si trasforma subito in una delle sedi espositive più importanti della città. Peggy è intenta a far emergere i nuovi talenti tra cui anche Pollock che, proprio in questa occasione raggiunge il suo primo successo.
Guggenheim non si limita solo a promuovere l’artista e a vendere le sue opere ma addirittura gli offre uno stipendio. Nel 1950, presso l’Ala napoleonica del Museo Correr di Venezia, organizza la prima personale di Pollock in Europa.
Che cos’è lo stato di trance?
Curiosità su Jackson Pollock: Le opere di Pollock vengono create sotto l’impulso dell’inconscio trasformando la tela in un palco danzante. Tavolozza e cavalletto non fanno parte dei suoi strumenti e l’opera diventa l’espressione della sua emozione liberando tutta la sua tensione creativa. Nelle opere di Pollock, non esiste un progetto o uno schizzo preparatorio: tutto è lasciato all’istinto, all’emozione per creare un’opera che non ha un inizio e una fine ma che si sviluppa nel vortice dell’infinito che conduce nell’abisso dell’inconscio. Jackson dipinge come in uno stato di trance ovvero in uno stato dissociativo funzionale in cui la coscienza subisce importanti modificazioni percependo emozioni e sensazioni nella profondità dell’essere.


“Alchemy”: la prima opera che…
Pollock realizza “Alchemy” nel 1947 e, tale opera, detiene una serie di primati. Innanzitutto è la prima opera in cui viene applicata la tecnica del dripping. In questo quadro vengono meno i canoni tradizionali della pittura e l’opera si trasforma in una compartecipazione dell’artista che entra, anche lui stesso, a far parte del colore.
Il colore viene steso direttamente sulla tela con l’ausilio di alcuni bastoncini. La tela diventa una calamita dove colori, espressioni e sentimenti vengono attirati a sé in un turbinio di emozioni.
È anche la prima opera contemporanea ad essere restaurata in quanto Pollock non aveva previsto, per questa opera, alcuna vernice protettiva. Lo strato di polvere che si era inesorabilmente accumulata lungo i decenni non permetteva più di cogliere i colori e le sue sfumature.
Con il restauro, durato oltre un anno, si è scoperto che Jackson aveva utilizzato 19 colori con un piano ben preciso e studiato dove linee e colori si bilanciano tra di loro.
Un’opera che appare tridimensionale dove i tratti bianchi sembrano disegnare una griglia. Guardandoli con attenzione, assomigliano ad una scrittura rupestre lasciando spazio a fantasiose interpretazioni.
Pollock: genio e sregolatezza?
Jackson, fin dalla sua giovinezza, soffriva di problemi di alcolismo che lo rendevano abbastanza irrequieto. L’alcol era la causa di numerose risse e molestie nei confronti delle donne a tal punto che la sua famiglia, preoccupata per il suo comportamento, decide di farlo ricoverare in un centro specializzato in malattie nervose. Un giorno l’artista, sotto gli effetti dell’alcol, finisce con la sua auto nel giardino di un potente uomo d’affari. Il risultato è stata la distruzione totale del giardino e una veemente protesta del padrone di casa. A tutto ciò, Pollock risponde con molta ironia assicurando al proprietario che sarebbe tornato per mettere la sua firma sull’opera così da poterla vendere e ricavare grandi profitti. E sempre l’alcol è stata la causa del grave incidente stradale che gli è costato la vita.


Quanto vale un’opera di Jackson Pollock?
“N.5”: l’opera di Pollock realizzata nel 1948, viene venduta nel 2006 per 140 milioni di dollari, un record per l’epoca. È un quadro astratto alto quasi un metro e trenta dove il colore sgocciolato forma sulla tela segni enigmatici.
I colori maggiormente dominanti sono il verde, il rosso, l’arancione e filamenti di bianco. Qualsiasi oggetto della vita quotidiana del pittore entra a far parte del quadro: bottoni e puntine, fiammiferi e sigarette danno vita a forme non ben identificabili.
Un’analisi attenta fatta ai raggi X ha svelato che il quadro, in effetti, nasconde una figura in piedi con un braccio alzato. Sulla vera identità di questa probabile figura sono nate varie teorie: quella che ha avuto più consensi è che sia il ritratto dell’autore stesso per soddisfare il suo desiderio di far parte dell’opera.
Curioso è anche il titolo: semplicemente “N.5”. Questa sua scelta era dettata dal desiderio di lasciare all’osservatore la libertà di fantasticare senza compromettere il suo giudizio dando un titolo all’opera.


Chi sono stati i maestri di Pollock?
Il primo grande maestro di Pollock è stato senza dubbio Thomas Hart Benton, l’artista che rappresentava la vita quotidiana del Midwest.
Dai surrealisti acquisisce la capacità di lasciar esprimere il suo Io dando libero sfogo ai suoi sentimenti.
Per un breve periodo ha guardato anche al cubismo di Picasso e alla sua composizione dello spazio.
L’incontro con David Alfaro Siqueiros e con l’arte messicana è di fondamentale importanza. David è conosciuto per i suoi murales e per i suoi laboratori dove insegnava ai giovani artisti, tra cui Pollock, la pittura d’azione. Da lui ha imparato l’arte di creare attraverso l’intuizione, il ritmo e l’azione.
Un ruolo rilevante lo gioca anche la “sand painting” ovvero la pittura di sabbia appresa dagli indigeni d’America. Si tratta di tracciare sul terreno sabbioso immagini rituali usando polveri e sabbie di colori diversi. I colori venivano fatti scivolare dalla mano ripetendo la caduta della sabbia nella clessidra. Nelle opere di Pollock, il colore sgocciolante prende il posto della sabbia colorata ma l’effetto finale è lo stesso: una danza di colori senza un inizio e senza una fine nella direzione di un espressivismo carico di Io.
Pollock va in guerra?
Curiosità su Jackson Pollock: Non è proprio così! Nel 1947, durante la Guerra Fredda tra URSS e USA, la CIA ha sfruttato l’arte di Pollock promuovendolo a livello internazionale con lo scopo di diffondere la vivacità culturale americana in contrasto alla rigidità sovietica. È stata la prima corrente americana a conquistare il grande palcoscenico dell’arte con la sua pittura intensa e tragica nello stesso tempo. L’arte di Pollock era l’espressione dell’americano di quel tempo: una persona determinata, impetuosa con un forte carattere anche se, a volte, emotivamente fragile. Tutto ciò giocava a favore del successo americano che sosteneva la libertà e la democrazia in opposizione al rigore di stampo sovietico.
L’arte di Pollock è bella o brutta?
Curiosità su Jackson Pollock: L’arte di Pollock è bella o brutta? Impossibile dare una definizione netta. Di sicuro Pollock ci insegna che non esiste più un’unica linea guida nell’arte ma ognuno esprime le proprie emozioni con pennellate più o meno istintuali. Con Pollock, la porta della stravaganza artistica si è aperta e da quel momento il concetto estetico di arte è cambiato per sempre: con la sua pittura d’azione ha cambiato definitivamente i modi di dipingere.
Articolo di Canti Franca