Giacomo Manzù – Biografia e opere principali

Ecco a voi un articolo tutto italiano, un viaggio alla scoperta di Giacomo Manzoni, detto Manzu’, scultore di fama del 900’.

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Giacomo Manzù occupa un posto importante nella tradizione degli scultori classici e può anche essere citato nello stesso respiro come scultore tradizionali meritori di tutti i tempi.

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Ha effettivamente contribuito alla qualità della scultura.

Manzù ha ricevuto numerosi premi sia in Italia che all’estero.

Giacomo Manzù

Giacomo Manzù Biografia

Giacomo Manzù nasce a Bergamo il 22 dicembre 1908, dodicesimo di quattordici fratelli. Figlio di un calzolaio, nasce già con un destino segnato in qualche modo, dato dalla povertà.

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Infatti frequenterà le scuole fino alla seconda elementare e poi verrà mandato a lavorare per aiutare la famiglia.

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Ad appena undici anni, comincia a lavorare presso come intagliatore e doratore a Dossena, dove emergono subito le sue doti nel plasmare la materia.

In questo periodo si dedica al disegno e alla modellazione di sculture aventi come soggetto gli animali.

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Intanto realizza le sue prime opere in bronzo, si dedica al disegno, all’incisione, all’illustrazione ed alla pittura, superando l’iniziale ispirazione all’arte egizia e minoica del «primitivismo», allora molto diffuso.

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Giacomo Manzù Carriera

Dopo un breve soggiorno a Parigi nel ‘29, nel 1930 si stabilisce a Milano dove l’architetto Giovanni Muzio gli commissiona la decorazione della Cappella dell’Università Cattolica di Milano.

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Lavoro che lo impegnò per due anni.

Nel 1932 prende parte a una mostra collettiva alla Galleria del Milione e nel 1933 espone una serie di busti alla Triennale.

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Nel 1934, alla Galleria della Cometa di Roma, Giacomo Manzu’ tiene la sua prima grande mostra, insieme ad Alighi Susso con il quale divide lo studio.

Con l’opera “Gesù e le Pie Donne” Manzù vince il premio Grazioli dell’Accademia di Brera per lo sbalzo e il cesello.

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 IL DISCOSTAMENTO DALLA TRADIZIONE DEL 900’


Nel 1936 Giacomo Manzù si reca a Parigi, con l’amico Sassu dove visita il Musée Rodin, conosce gli impressionisti e sviluppa i primi germi di ribellione antinovecentistica che lo porteranno ad aderire al movimento di “Corrente“.

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Nel 1939 inizia a produrre una serie di bassorilievi  in bronzo (stiacciato fiorentino), le Deposizioni e le Crocifissioni per la serie Cristo nella nostra umanità, in cui il tema sacro della morte di Gesù Cristo viene usato per simboleggiare prima la brutalità del regime fascista e poi gli orrori della guerra.

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 L’esposizione delle opere, tenutasi a Milano nel 1942, verrà severamente criticata dalle autorità politiche ed ecclesiastiche.

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Nel 1941 Giacomo Manzù ottiene la cattedra di scultura all’Accademia di Brera, dove insegna fino al 1954, quando si dimette per dissensi sul programma di studio.

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Nel 1945 si stabilisce a Milano e nel 1946 l’incontro con Alice Lampugnani è all’origine dell’importante opera “Grande ritratto di signora” e di un centinaio di disegni che lo terranno occupato per due anni.

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Manzù prosegue l’insegnamento all’Accademia estiva di Salisurgo dove incontra Inge Schabel che diviene la compagna della sua vita: lei e sua sorella Sonja saranno le modelle dei suoi futuri lavori.

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Impegnato per lunghi anni alla creazione dei disegni preparatori, dei bozzetti e di tre porte di cattedrali fra cui la “Porta della Morte” per San Pietro a Roma, Giacomo Manzù ritorna alla figura a tutto tondo ed a temi più intimi come “Passi di danza“, “Pattinatori” e gli “Amanti.

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Giacomo Manzù si è occupato anche di teatro disegnando scenografie e costumi, tra cui quelli notevoli per l’ “Oedipus rex” di Igor  Stravinskji nel 1965, per “Tristano e Isotta” di Richard Wagnernel 1971 e per il “Macbeth” di Giuseppe Verdi nel 1985

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MORTE

Lo scultore muore a Roma vicino ad Ardea, il 17 gennaio 1991.

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i Cardinali di Giacomo Manzù

Giacomo Manzù

Cardinale in bronzo (310x95cm)

Chiunque guardi un catalogo delle stupende opere di Manzù può notare che appare quasi costantemente uno dei suoi soggetti preferiti.

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Questo era la figura del cardinale o cardinalino come lo chiamano gli esperti d’arte familiarmente a seconda delle dimensioni della scultura.

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Piccoli cardinali in trono, grandi cardinali eretti e cosi via.

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Giacomo Manzù

“Cardinale seduto in bronzo” (215cm)

Manzù ha notato che la figura del Cardinale, nella dignità dei suoi paramenti solenni ha una forma significativa, allungata verso l’alto. Come per esempio le guglie di una antica Chiesa Gotica, elementi che esprimono in quel loro slanciarsi e affinarsi verso l’alto il distacco dalle cose terrene.

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I Cardinali di Manzù sono il simbolo di un alta spiritualità. Hanno tutti l’espressione grave e assorta di chi deve custodire un prezioso dono; sono chiusi nella loro veste a triangolo come in una corazza di riserbo, riflesso di un equilibrio interiore e di una profonda dignità morale.

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Giacomo Manzù

“Crocifissione con soldato”  1970 rilievo in bronzo (51,5x70cm) 

Crocifissione con soldato fa parte di una serie di otto bassorilievi, realizzati forse su commissione di un industriale tessile biellese, intitolata “Cristo nella nostra umanità“.

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 L’artista ha diviso la scena verticalmente in due parti per mezzo del sottile montante della croce.

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A sinistra penzola il corpo senza vita della vittima, attaccato solo per il polso alla sbarra orizzontale.

Dalla parte opposta c’è il carnefice che, sebbene nudo, mostra due elementi che ne caratterizzano con chiarezza il ruolo: una spada e un elmetto.

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Il fatto che l’elmetto abbia la foggia di un kepì, il tipico copricapo usato dall’esercito tedesco durante la Prima Guerra Mondiale riconduceva immediatamente lo spettatore di fronte all’attualità della storia, ovvero all’occupazione tedesca dell’Europa nel corso del secondo conflitto mondiale, proprio negli anni in cui Manzù realizzava i bassorilievi.

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Le vicende di Cristo, soprattutto quelle più toccanti della crocifissione e della deposizione, offrirono quindi all’artista l’occasione per rappresentare la tragica condizione dell’uomo contemporaneo e per dichiarare la propria avversione alla guerra.

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CONCLUSIONE

Possiamo dire che Manzù nella sua vita riscatterà la classe sociale da cui proveniva, diventando famoso e onorato in Italia e all’estero.

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E nonostante le rigidità del potere della chiesa, riuscirà a lasciar trapelare attraverso la sua arte il dissenso per il vissuto sociale e politico del periodo, facendo dell’arte uno strumento di ribellione e spiritualità.

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Articolo di: PSICHE

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