Giuseppe Flangini, il pittore psicologo

Giuseppe Flangini, Autoritratto, 1925

Giuseppe Flangini nasce a Verona il 12 ottobre del 1898 ed è il primo di cinque figli. I genitori Silvio Flangini e Maria Sterza appartenevano al ceto medio borghese, molto dediti alla religione cattolica e con un consistente bagaglio culturale.

Il nonno materno, Alessandro Sterza, durante l’Exposition di Bruxelles del 1897, è stato insignito della medaglia d’oro per l’invenzione della lampada ad acetilene. Dopo il diploma alla scuola Normale Alessandro Manzoni di Verona, nel 1917 Giuseppe viene chiamato alle armi per combattere la prima guerra mondiale. Nel 1919, alla conclusione della guerra, Flangini inizia la sua carriera professionale come insegnante di scuola elementare a Verona.

Nel 1921 partecipa all’Esposizione Sociale di Belle Arti di Verona con un’opera intitolata “Preghiera” e sarà presente alla manifestazione fino al 1961. In questi anni iniziano anche i suoi primi viaggi all’estero. Il Nord Europa e in modo particolare il Belgio e l’Olanda  diventano, per lui, luoghi familiari. In Vallonia risiedono i familiari della moglie fuggiti da Verona per le loro convinzioni politiche e qui hanno trovato impiego nelle miniere.

Durante la Seconda Guerra mondiale, deve scontare un breve periodo di prigionia ragion per cui decide di lasciare Verona per approdare a Milano. A Milano incomincia a respirare l’aria del fervore artistico milanese stringendo amicizie con personaggi altolocati del tempo come i pittori Francesco de Rocchi, Cesare Monti e Carlo Carrà, insegnante dell’Accademia di Brera. Nel 1961, all’età di 63 anni, muore improvvisamente a causa di una malattia chiamata “saturnismo” nome che gli antichi alchimisti associavano al dio Saturno. I colori, pieni di piombo, che lui amava stendere sul braccio e sulla mano per usarli con più facilità, gli hanno procurato un’intossicazione che lo ha condotto velocemente alla morte. 

Enigma II – Arlecchino, 1945-46

Perché dipingeva maschere?

Intorno al 1933, durante un periodo di permanenza a Ostenda, Flangini entra in contatto con il famoso pittore belga James Ensor. Ed è proprio in questi anni che inizia la sua riflessione sulle maschere, sembra su suggerimento dell’artista belga. La maschera è l’emblema di qualcosa di effimero ma che nasconde, nello stesso tempo, uno sguardo affettuoso e dolce. Dietro alla maschera si cela il desiderio ingenuo e semplice di vivere la vita nella quotidianità. I volti distesi e i colori non sgargianti ci indicano la non aggressività di queste figure. Ma soprattutto per Flangini, dipingere maschere diventa una riflessione sul rapporto stretto che si instaura con il volto, un modo per coprire la faccia di chi non vuole farsi riconoscere, di chi preferisce nascondersi dietro ad un non-volto per vivere nella duplicità della vita. 

Giostra al parco, Giuseppe Flangini

Il pittore della quotidianità

Giostra al parco“, forse datata 1935, può essere considerata un’opera espressionista. È una scena molto realistica, un passatempo in grado di portare un po’ di luce nelle giornate spesso faticose del popolo semplice di allora. Tutto è segnato dalla leggerezza del momento, dal divertimento che toglie ogni preoccupazione. I colori sono leggeri e anche le case sembrano senza consistenza regalandoci un senso di freschezza. 

Paesaggio, Giuseppe Flangini

 I paesaggi del cuore

I paesaggi di Flangini sono l’espressione del lavoro e della fatica dell’uomo mischiati a colori vibranti che ricordano Van Gogh o Munch. Con Giuseppe è possibile compiere un viaggio artistico tra i luoghi più belli passando per Ostenda e Bruges senza dimenticare Milano, Verona e Venezia.

Anche nei paesaggi non italiani, c’è sempre qualche elemento che riporta il visitatore nella terra natia dell’artista: la luce che dona serenità al paesaggio come anche le pesanti nebbie che avvolgono le città padane. Sono paesaggi che presentano forme essenziali che portano il visitatore a interrogarsi sulla precarietà della condizione umana, prospettive lineari che suscitano emozioni nell’animo di chi li osserva. Le tinte pastello, chiare e luminose donano freschezza ai paesaggi anche a quelli più cupi delle nostre città. La sua è una visione partecipe ed emozionata della realtà, è un’immersione totale per restituirci l’intimità dell’essenza. Sa unire la drammaticità della dura realtà del lavoro a scorci paesaggistici idilliaci senza rinunciare mai a cogliere le bellezze della natura. Spesso, al centro dei suoi paesaggi, scorre un fiume che per Giuseppe è l’emblema del tempo che passa e che trasporta con sé una grande energia psichica. 

Strade di citta, 1953, Giuseppe Flangini

Non solo paesaggi idilliaci ma anche paesaggi urbani carichi di silenzio dove la presenza umana si fa ombra, anima che rivela la vera realtà che sta dietro la facciata del benessere. In questi quadri si esprime tutta la denuncia sociale dell’artista. L’arte si fa politica per smascherare l’uomo dando voce a quella parte di popolazione che non ne ha ma che contribuisce ad illuminare il benessere della borghesia. Da queste opere emerge la fragilità psicologica dell’uomo, schiacciato dalla ritualità del lavoro quotidiano in una città che muta rapidamente. 

La mia famiglia, 1926-27, Giuseppe Flangini

I ritratti

I ritratti di Flangini presentano espressioni molto intense capaci di catturare sottili sfumature psicologiche. Sono quadri che lasciano trasparire le sofferenze e le malinconie del genere umano, figure silenziose in cui trionfa l’espressionismo dei sentimenti. 

Giuseppe Flangini è un artista forse poco conosciuto, ma con la sua pittura ha lasciato il segno nella storia dell’arte europea e così. La critica parla di lui in questi termini:

“….tutto è filtrato dalla capacità dell’artista di immedesimarsi in ciò che vede, di scoprirne le fibre segrete e di rivelarcele. È allora che la materia sembra intridersi di luce, sembra anzi composta di luce: una luce che l’artista aveva cercato in tutta la sua pittura e in tutta la sua vita……”.

Giuseppe Flangini: il pittore psicologo che con il suo stupore e incanto sa cogliere i tratti distintivi del genere umano immerso nel paesaggio. Un pittore attento alla realtà che sa comunicare con semplicità le emozioni dell’uomo. 

Articolo di Canti Franca

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