5 curiosità su Edward Hopper, il pittore dell’American way of life.

Edward Hopper (Nyack, 22 luglio 1882 – Manhattan15 maggio 1967) è stato un pittore e illustratore statunitense famoso per i dipinti sella solitudine dell’ American Way of life.

L’American way of life.

Gli anni 20 in America: i film con Rodolfo Valentino e dell’opulenza di Hollywood, le innovazioni tecnologiche e i grattaceli di  Manhattan,  ma si affaccia il pessimismo verso la società contemporanea: arriva il crollo della borsa nel 29 e sopraggiunge la grande depressione. Nasce un movimento artistico chiamato “American Scene” che si afferma negli anni trenta: Edward Hopper decise di “fotografare” l’America della grande depressione con le iconiche opere dal taglio cinematografico che raccontano la melanconia dell’American way of life degli anni Trenta e Quaranta, la vita quotidiana di un’America rurale , scenari urbani sfuggenti, evocativi e nostalgici che raccontano la solitudine.

‘I nottambuli’

È come se svoltassimo l’angolo e ci trovassimo davanti a un diner degli anni quaranta nel Greenwich Village, a Manhattan, dove l’atmosfera è quella di un film noir: tre personaggi sono assorti e distanti, sospesi nella solitudine e nell’incomunicabilità degli individui che l’artista aveva osservato nelle opere di Manet, come ne ‘L’assenzio’. Il titolo originale dell’opera è Nighthawks che letteralmente significa ”falchi notturni” e fu realizzata nel 1941.  Il quadro venne esposto nella galleria d’arte di Rehn. In quell’occasione il dipinto venne messo in vendita e venne acquistato da Daniel Catton Rich, il direttore dell’Art Institute of Chicago, il 13 maggio 1942 per 3000 dollari. L’ispirazione è stata presa da un breve racconto di Hemingway “The Killers”.

Una carriera che stentava a decollare.

Hopper frequentò la New York School of Art, dove fu allievo di Robert Henri (1865-1929), che introdusse Hopper all’Impressionismo, e di William Merritt Chase, il famoso ‘Pittore dei giardini’. Influenzato dai dipinti intimistici di Jan Vermeer (1632-1675) e da Piero della Francesca (1412-1492). Nel 1906 si recò nell’edonistica Parigi dove alloggio in Rue de Lille, vicino al museo di Louvre. dipinse en plein air lungo la Senna immergendosi nella vivacità artistica e culturale dei musei e dei caffè.

Fu affascinato dai poeti simbolisti e dagli impressionisti; non amò molto le tele di Paul Cézanne ma venne rapito dalle ballerine di Edgar Degas. Visitò il Belgio, la Gran Bretagna, la Germania, l’Olanda e la Spagna, dove confermò la decisione di dedicarsi a una pittura realistica.A causa delle difficoltà economiche ( fino al 1924 Hopper riuscì a vendere sì e no un quadro)  lavorò come illustratore commerciale a New York che durò dal 1010 al 24 e si cimentò nella tecnica ad incisione.

Dalla prima mostra in poi

Solo nel  1920 Hopper riuscì finalmente a tenere la sua prima mostra personale al Whitney Studio Club, esponendo sedici quadri ad olio, dipinti a Parigi, a Monhegan e nel Maine: anche in quest’occasione il pittore non riuscì a vendere nulla e non ricevette nessuna critica.

Il primo articolo monografico dedicato a Hopper è datato 1922 e fu nello stesso anno che rivide Josephine Verstille Nivison, allieva di Robert Henri che ebbe modo di conoscere qualche anno prima e che divenne la modella di tutte le sue opere, nonché sua moglie.Una delle sue tele fu acquistata dall’istituzione del Brooklyn Museum e la carriera di Hopper si consacrò grazie alle acquisizioni di Apartment Houses (1923), da parte della  Pennsylvania Academy nel 1925, e di Casa vicina alla ferrovia (1925), dal Museum of Modern Art nel 1930. Esauriti i paesaggi di New York e quelli di Cape Cod, Hopper percorse la costa del New England per poi inoltrarsi anche fino in Messico nel 1943.La seconda retrospettiva del 1950 al Whitney Museum of American Art e la comparsa sulla copertina della rivista TIME del 1956 resero Hopper un pittore di fama mondiale. Infine, l’artista morì a New York nel 1967.

I luoghi di Hopper: da New York al Maine.

Hopper con i suoi quadri intimi che ritraggono spaccati di vita dal realismo straniante, racconta i luoghi americani, i fari, gli interni pieni di luce, le case sulle spiagge, le ferrovie, le pompe di benzina e i diner, da Huson Valley  a New York, al New England. 

Nyack:  qui Hopper trascorse l’infanzia e scoprì la sua passione per la pittura: è una piccola cittadina di pescatori e artigiani adagiata sull’ Hudson River dove la famiglia, di origini olandesi risiedeva al n. 82 di N Broadway: oggi la casa è un museo ed è in questa cittadina che il pittore riposa.

New york: Hopper ritrasse il Greenwich Village, gli edifici in mattoni rossi, i diner vetrati dalle insegne al neon, gli interni di un vecchio teatro sulla Broadway. Tra i luoghi indimenticabili, tra il vecchio Crawford lunch e il West Village Florist, dove nacque Nighthawks, o la Three lives company bookstore, luogo che ispirò Drugstore, o la mitica Bleeker street ritratta in Sunday Morning. A New York, la casa studio dell’artista dove risiedette dal 1913 fino al 1967 con la sua unica musa, Josephine, è visitabile su prenotazione e offre una magnifica vista su Washington square park.

New England:

Le coste dal dal Massachuttes al Main sono raccontate nei dipinti: i negozi dei piccoli centri, i fari divenuti delle icone, le colline battute dal vento dell’oceano e i suoi famosi incroci.

Il suo punto preferito? Cape Cod: qui, nella sua casa estiva di Truro, che l’artista dipingeva paesaggi rurali ispirati all’ Higland Lighthouse, la Rich House, la Lewis farm, la High Road, le colline di South Truro, i Cottage. Qui è possibile visitare una mostra permanente sull’artista all’ Highland Museum della Truro Historical Society.

Hopper e il cinema.

Hitchcock riprese spesso i tagli compositivi e la rappresentazione degli interni di Edward Hopper: Casa vicina alla ferrovia, del 1925 e attualmente al MoMA, ispirò il film Psycho (1960). Le sue opere impresse nell’immaginario collettivo influenzano ancora oggi: dai film Profondo Rosso di Dario Argento (1975) e Crimini invisibili (1997) di Wim Wenders, all’immagine di copertina dell’album Multisala (2021) del cantautore Franco 126.

Il quadro ‘I nottambuli’ è stato ricreato nel film di Wim Wenders “La fine della Violenza” del 1997, e influenzò gli aspetti notturni del nostro personaggio che si aggirava nella città in Blade Runner  del 1982 diretto da Ridley Scott.  Wim Wender  ha dedicato un cortometraggio alla pittura vivida di Hopper, in scena alla mostra primaverile della Fondation Beyeler che ha realizzato per l’artista nel 2020. Il regista tedesco firma così una micro-fiction all’interno di alcuni dipinti storici di Edward Hopper, che prova a immaginare le storie dei personaggi ritratti, animando a suo modo alcune le immagini emblematiche create dall’artista.

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