Top 10 dei musei più strani da visitare in Italia
L’Italia è un paese ricco di arte e storia, ed è normale che a questo tesoro corrisponda la presenza di tanti musei importanti. Il nostro paese, però, vanta anche una piccola quota di musei strani, bizzarri e speciali… in una sola parola, unici! Scoprite con noi i dieci musei più bizzarri d’Italia, e preparatevi a partire con noi!


“Non cercate un percorso, l’unica via è lo smarrimento”, recita il cartello di benvenuto al Museo della Follia, il progetto itinerante di Vittorio Sgarbi che indaga le relazioni tra arte e disagio psichico attraverso la storia. Dal 2011, abbiamo conosciuto meglio artisti come Vincent van Gogh, Antonio Ligabue, Francis Bacon e Francisco Goya, ma anche protagonisti meno noti di una lunga avventura. Dipinti, fotografie, sculture e installazioni multimediali esplorano una realtà rimasta in ombra, in un itinerario che cambia forma ogni volta conservando un potente impatto emotivo. Aspettando di conoscere la prossima tappa del Museo della Follia, consigliamo una visita al Museo Laboratorio della Mente di Roma, nell’ex manicomio di Santa Maria della Pietà: un’esperienza contemporanea forte e immersiva, con un’installazione site specific creata dal collettivo Studio Azzurro.


Inaugurato a settembre 2012, il Gelato Museum Carpigiani è centro culturale d’eccellenza per la comprensione e l’approfondimento di Storia, Cultura e Tecnologia del Gelato Artigianale e delle professionalità di coloro che lo hanno trasformato nel corso dei secoli. Dalle origini ad oggi, è un percorso interattivo su 3 livelli di lettura: l’evoluzione del gelato nel tempo, la storia della tecnologia produttiva e dei luoghi e modi di consumo del gelato. All’interno del museo, su oltre 1000 metri quadrati, trovano spazio 20 macchine originali, postazioni multimediali, 10.000 fotografie e documenti storici, preziosi strumenti ed accessori d’epoca ed inedite video-interviste. Il Gelato Museum sorge presso la sede Carpigiani ad Anzola dell’Emilia, all’interno di ex spazi industriali ora convertiti in una struttura innovativa per lo studio e l’approfondimento della storia del Gelato Artigianale.


Inaugurato nel 2004, più che un museo, è uno spazio curioso. È il laboratorio, la vetrina di un’idea: quella di creare a Trieste il Museo della Bora e del Vento. La bora è una delle caratteristiche più famose della città, e merita di essere celebrata in un posto speciale che prima o poi nascerà. Questo luogo vuole essere un “museo in progress” per prendere confidenza con il Progetto Bora Museum®, in una dimensione intima e raccolta. È il museo “in piccolo”. La visita viaggia in due direzioni che si incrociano continuamente, “memoria” e “creatività”, cerca di mostrare testimonianze interessanti del passato ma vuole anche mostrare cosa ci si può inventare di nuovo su questo tema. Da una parte, ci si può aggrappare alle celebri corde della bora (la memoria), dall’altra, per esempio, si può ascoltare una pubblicità radiofonica dell’agenzia Armando Testa intitolata “audioguida” dedicata proprio al museo (la creatività). Il vento è invisibile. Il museo si vede e non si vede. La visita dà spazio all’immaginazione. Anche immaginare un museo diventa un’esperienza da vivere e da raccontare. Le visite sono sempre personalizzate, e vi si svolgono anche laboratori per scuole e ricreatori, dove prendere confidenza in modo giocoso con il “fenomeno vento”. Del resto il vento è o non è “aria che gioca”? Non si esce dal Magazzino dei Venti senza imparare a fare una semplice girandola.


Quando nel 1961 Piero Manzoni inscatolò la sua Merda d’artista, il mondo dell’arte gridò allo scandalo. Oggi la vita di un intero museo ruota attorno alle potenzialità dello sterco. L’idea di Gianantonio Locatelli, agricoltore appassionato di arte contemporanea, ha coinvolto artisti come David Tremlett, Anne e Patrick Poirier, un architetto come Luca Cipeletti e un prestigioso collezionista come Massimo Valsecchi. Alle porte di Piacenza una rocca medievale si è trasformata in uno dei più originali musei italiani, la cui fama ha raggiunto le pagine del New York Times. Dagli scarti di 3000 bovini impegnati nella produzione di latte per il Grana Padano, si ricavano energia sostenibile, opere d’arte e oggetti di design nell’innovativo materiale Merdacotta, premiato nel 2016 con il Milano Design Award. Il tutto è a disposizione dei visitatori di Castelbosco, in un percorso che coniuga arte, cultura e impegno ambientale.


Il Museo dei Cavatappi nasce nel 2006 nei locali di un’antica cantina accanto al Castello Comunale di Barolo. Il percorso di visita presenta 500 esemplari di cavatappi antichi provenienti da tutto il mondo e realizzati a partire dalla seconda metà del 1600. Le 19 sezioni del museo raccontano nascita ed evoluzione di questo utensile semplice, ma ricco di storia e di curiosità. All’ingresso un’ampia area a libero accesso accoglie il visitatore con una splendida immagine di un vigneto di Barolo, opera di Bruno Murialdo ed una esposizione di bottiglie di tutti i produttori di Barolo. L’offerta del Museo è completata da un bookshop con vendita di Barolo ed altri vini di Langa, libri, pubblicazioni, cavatappi antichi e moderni, prodotti per enologia, souvenirs, cartoline, poster, gadgets, prodotti alimentari tipici di Langa.
Museo della Satira e Caricatura


Il Museo della satira e della caricatura è un museo di Forte dei Marmi, attualmente chiuso, che si trova all’interno del forte Leopoldo I, o Forte Lorenese. Il museo si propone di raccogliere materiale relativo alla storia della satira e della caricatura mondiali anche se è nato a partire dalle opere presentate al premio Satira politica, istituito nel 1973 . Le opere presentate al premio costituiscono tuttora il principale materiale della raccolta. Nel museo sono conservate ed esposte le opere di Angiolo Tricca, Primo Sinopico, Piero Bernardini, Giovanni Mosca, Bepi Fabiano, Giovanni Manca, Michele Majorana, Albert (Rino Albertarelli), Giaci Mondaini, Mario Bazzi, Filiberto Scarpelli, Carlo Bisi, Golia (Eugenio Colmo), Carletto Manzoni, Ang (Bruno Angoletta), Gino Baldo, Lamb. Giorgio Veccia, Barbariccia, Walter Molino, Ugo De Vargas, George Cruikshank, Melchiorre Delfico, Solatium, Carlo Gripp, Castello, Mippia Fucini, Lorenzo Viani, Uberto Bonetti, Enrico Sacchetti.


Il “Museo del Rubinetto e della sua Tecnologia” di San Maurizio d’Opaglio, è un unicum al mondo; esso affronta l’affascinante ed atavico argomento del sofferto rapporto dell’uomo con l’acqua in un percorso dal quale riemerge il cammino dell’umanità da un insolito punto di vista: la storia dell’igiene e delle innovazioni tecnologiche (di cui rubinetti e valvole costituiscono i componenti fondamentali) che hanno permesso di dominare l’elemento liquido, trasformando la cura del corpo da una pratica di lusso per pochi a fenomeno di massa. Il progetto museale intende quindi ripercorrere la storia sociale dell’acqua e delle innovazioni che hanno permesso di dominare l’elemento liquido, trasformando la cura del corpo da pratica elitaria a fenomeno di massa e determinando il sorgere del distretto industriale del rubinetto e del valvolame nel Cusio.


Nato il 5 maggio 2001, il Museo Storico dei Lucchetti si trova nella frazione di Cedogno del Comune di Neviano degli Arduini.
È il primo Museo al mondo dedicato esclusivamente ai lucchetti. Quella esposta è la Collezione di Vittorio Cavalli, che in settant’anni ha raccolto oltre 4.000 serrature portatili di ogni genere, epoca, materiale, dimensione e forma, provenienti dai quattro angoli del globo, in particolar modo da Europa e Asia.
Ce ne sono di svariate tipologie: lucchetti a molla trasversale (sono il gruppo che ha maggiore varietà di forme, dimensioni e provenienze), con molla a barbigli (più frequenti in Asia che in Occidente, sono tra i più antichi), a tamburo dentato (lucchetti massicci con pochi cedimenti all’estetica), a molla elicoidale (alcuni esemplari hanno dimensioni tanto ridotte da essere dei veri e propri virtuosismi degli artigiani costruttori), a combinazione (hanno un meccanismo che non richiede la chiave ma si basa sulla combinazione di numeri, lettere o segni particolari), a segreto svitabile (hanno forme diverse, ma in comune il tipo particolare di segreto formato da una parte svitabile che nasconde il foro della chiave), talismanici (i più diffusi di questa tipologia hanno il corpo orizzontale ed il foro della chiave è laterale), zoomorfi (le loro origini sono molto antiche, presentano generalmente dimensioni ridotte e hanno diversi tipi di meccanismo), per velocipedi e dell’Amore.


La confetteria artigianale della famiglia Mucci situata nel centro storico di Andria, in Via Giammarota 12, racchiude in sé senza dubbio un secolo di prestigiosa attività contrassegnata da riconoscimenti ed onorificenze. Un’attività che ha inizio nel lontano 1894 con Nicola Mucci. Quest’ultimo infatti dopo un apprendistato durato cinque anni presso la cioccolateria Caflish di Napoli, decise di aprire ad Andria nei pressi della Cattedrale una fabbrica di confetti, cioccolato, caramelle e liquori. L’arte dolciaria si perfezionò con la creazione della “Mandorla Imperial” per le nozze di Umberto di Savoia con Maria José e la ideazione dei famosi “Tenerelli” teneri confetti ricoperti da un doppio strato di cioccolato. Oggi la vecchia bottega ha allestito al suo interno un museo composto da quattro sale che espone al pubblico documenti, utensili, attrezzature e stampini per la produzione dolciaria di oltre un secolo di prestigiosa attività.
Museo del Falso e dell’Inganno


Falseum, inaugurato e aperto al pubblico il venerdì 11 settembre 2015, è ospitato all’interno del Castello di Verrone.
La capacità di ingannare i propri simili è una delle caratteristiche più tipiche dell’uomo. Nessun altro essere vivente è in grado di mentire e dissimulare con la frequenza e l’intenzionalità dell’essere umano e questo per ragioni più diverse: difendersi, attaccare, arricchirsi o anche solo divertirsi. Sull’inganno di sono costruite nazioni, si è trovato la giustificazione a guerre ed eccidi, si è stati capaci di orientare l’opinione pubblica e di fomentare le masse. Ma sull’inganno di sono anche costruite storie e leggende che hanno nutrito la fantasia , l’arte e la filosofia dei popoli.
Il Museo vuole quindi raccontare come l’uomo, con il falso, abbia cambiato il corso della storia. In un’epoca in cui ognuno di noi è investito da un flusso di informazioni continue e in cui la notizia falsa rischia di avere la stessa verosimiglianza di quella vera, fempre in bilico tra reale e virtuale, conoscere i falsi del passato significa apprenderne i meccanismi e allenarsi a distinguerli. Il Museo è pensato come una macchina divertente e coinvolgente, con un allestimento flessibile e facilmente rinnovabile nei temi. Inoltre il percorso narrativo consente differenti modi di visita, pensati per soddisfare le esigenze di visitatori diversi.