San Valentino nell’arte
14 febbraio si festeggia San Valentino, protettore dell’amore, propiziatore della gioia di coppia. Almeno così lo vediamo anche se la sua storia è ben più austera. Sono almeno tre diversi santi di nome Valentino, tutti e tre morirono durante le persecuzioni da parte degli imperatori romani e sono considerati pertanto martiri. La loro festa è stata fissata da Papa Gelasio nel 495. E ‘stato da quel momento che sono menzionati nei primi martirologi.
La prima menzione del giorno di San Valentino con una connotazione romantica risale al XIV secolo in Inghilterra, dove si credeva che il 14 febbraio fosse il giorno del ritorno degli uccelli, dopo i rigori invernali. Questa convinzione è menzionata negli scritti di Geoffrey Chaucer. Era comune durante questo periodo che gli amanti si scambiassero biglietti, chiamati valentini. Uno di questi biglietti, sempre del XIV secolo, è alla British Library .
Nell’iconografia nordica antica appare spesso collegato a una piccola figura sdraiata – un epilettico – e il suo volto è spesso deforme o scavato da profonde rughe, a causa della vecchiaia, poiché, secondo le fonti antiche, sarebbe stato ucciso all’età di 97 anni. La gravità del suo viso tendeva peraltro anche a sottolineare la gravitas della sua figura, che non poteva essere assimilata a a quella di una sorta di mezzano di faccende d’amore. Fu a partire dal Gotico francese e dal Cinquecento italiano che la sua immagine si ingentilì, assumendo i tratti di un giovane sacerdote dai tratti petrarcheschi. Come in “San Valentino e l’epilettico” di Leonhard Beck del 1510.


A prescindere dalla storia del Santo e da come egli potesse essere rappresentato, tante altre opere nella Storia dell’arte rimandano all’amore e al giorno in cui esso è celebrato. Emblematico è Il bacio, di Auguste Rodin, 1888-1889, scultura in marmo.


Gli amanti di Rodin si baciano, eccome. Anzi, lui poggia languidamente una mano sul fianco dell’amata; gesto che, per quanto pudico, allude comunque a un forte desiderio che chiede soddisfazione. Non a caso, la scultura si ispira alla storia di Paolo e Francesca, cui per primo diede voce Dante nel V Canto della Divina Commedia. “Amor, ch’a nullo amato amar perdona, mi prese del costui piacer sì forte, che, come vedi, ancor non m’abbandona”, recita la famosa terzina in cui Francesca confessa proprio quello che Rodin rappresenta.


Un altro bacio del Romanticismo ottocentesco, rappresenta un’altra storia italiana, tra l’altro, perché simboleggia nei colori utilizzati – bianco, rosso, verde e azzurro – i tricolori di Italia e Francia da poco giunte a siglare un’importante alleanza. Al di là del valore storico dell’opera, i visitatori italiani e stranieri della Pinacoteca di Brera restano tuttora ammaliati dal languore di questo bacio. Vero protagonista della scena, tanto che persino la rappresentazione dei volti passa in secondo piano, per assicurare al gesto la massima universalità. Parliamo del celeberrimo Bacio di Francesco Hayez.
Molteplici ancora sarebbero gli esempi artistici di baci, abbracci e sguardi pieni d’amore. Un sentimento così nobile e pieno che ha influenzato l’uomo sin dagli inizi dei tempi e che sempre lo animerà.
Articolo di Antonella Graziano