La regina Elisabetta nell’arte

Introduzione

La regina Elisabetta II ha vegliato sull’Inghilterra per 70 lunghi anni. Un regno lungo raffigurato in centinaia di fotografie e quadri, dai pittori di corte agli artisti di tutto il mondo. Dalle raffigurazioni più istituzionali, su francobolli e monete, fino ai ritratti di Lucien Freud, dalle serigrafie pop di Andy Warhol alle irriverenti copertine dei Sex Pistols. Molti degli artisti che hanno avuto la possibilità di realizzare un’opera con il volto della star regale dei nostri tempi, provengono dalla Royal Society of Portrait Painters, che dal 1984 gode del patrocinio proprio della Regina Elisabetta II. In passato vi hanno fatto parte pittori come John Everett Millais, Alma Tadema o John Singer Sargent.

Il ritratto di Miriam Escofet, il più recente

Nel luglio 2020 è stato presentato l’ultimo ritratto ufficiale della regina, opera dell’artista Miriam Escofet. È stato il primo a essere svelato online senza cerimonia solenne, a causa delle restrizioni da coronavirus.

Ma volendo fare una carrellata cronologica ascendente, dobbiamo partire dal celeberrimo ritratto che la immortala durante l’incoronazione a Westminster il 2 giugno 1953: la regina è maestosa, con al lato il regale mantello che si poggia sulle scale e poi lei in piedi, adornata di tutto punto, con scettro, corona e alle spalle una tenda rosso porpora che esalta il candore del suo abito bianco.

I ritratti più iconici

Successivamente è la volta del ritratto di Sir William Dargie   del 1954 che raffigura la regina, che indossa la Girls of Great Britain and Ireland Tiara (appartenuta a sua nonna, la Regina Mary) e la collana Nizam (un regalo di nozze della sovrana).

Ritratto realizzato da Piero Annigoni

Nel 1955 l’italiano Piero Annigoni chiamato ad eseguirne un ritratto pensò si trattasse di uno scherzo. In realtà quello fu il primo di una lunga serie di ritratti che decretarono il successo dell’artista come valentissimo ed insuperabile pittore di volti e di figure, e a quell’opera ne succedettero poi molte altre come quelle eseguite a ritrarre John Fitzgerald Kennedy o Giovanni Paolo XXIII. “Oggi, a Buckingham Palace, primo incontro con la Regina. Emozione intensa, invincibile, che perdura. Non dimenticherò questo giorno”. Così ricorderà Annigoni nei suoi diari quell’incontro. Occorsero sedici sessioni prima di arrivare al risultato finale. Il pittore e la regina tra loro parlavano in francese: Annigoni, nonostante avesse trascorso diverso tempo in Inghilterra, non parlava ancora bene in inglese. All’epoca, lui aveva quarantaquattro anni, lei ventotto. Per il ritratto, Annigoni decise di rifarsi alla tradizione antica, optando per un taglio dalle ginocchia in su, in posa di tre quarti. Elisabetta II ha indosso la veste dell’Ordine della Giarrettiera: un grande mantello scuro foderato di seta candida, con fiocchi bianchi sulle spalle e la coccarda appuntata al petto. La posa era la stessa del ritratto di Jane Seymour, terza moglie di re Enrico VIII, dipinto attorno al 1537 da Hans Holbein il Giovane. L’ambientazione, un paesaggio di campagna immaginario, che ricorda tanto i paesaggi della pittura fiorentina del secondo Quattrocento, molto cari ad Annigoni. In lontananza, sopra un fiume, s’intravede una barchetta con un pescatore, omaggio alla committenza. L’espressione della regina è assorta, lo sguardo altero e fiero che non incontra quello dell’osservatore. Annigoni è stato il primo artista italiano dopo Tiziano a essere chiamato da una corte per un servizio esclusivo. La critica tuttavia non gli fu molto favorevole.

“God Save The Queen” dei Sex Pistols

Gli anni 70′

A partire dagli anni ’70 la Regina Elisabetta II è stata protagonista, a volte anche suo malgrado, di moltissime opere pop o dissacranti. Nel 1977 per l’anno del giubileo d’argento della regina, l’artista e attivista anarchico inglese Jamie Reid la raffigurò sulla copertina dell’album “God Save The Queen” dei Sex Pistols, una delle immagini punk più iconiche di tutti i tempi. Ne esistono alcune varianti, ma la più celebre è quella in cui la foto in bianco e nero della regina si staglia sullo sfondo della bandiera della Union Jack. A coprire la bocca e gli occhi della Regina è apposto il titolo dell’album e il nome della band con caratteri tipografici che sembrano essere ritagliati da un quotidiano, come a voler simulare una lettera di riscatto. Dell’opera ne esiste anche una versione in cui in perfetto stile punk la bocca della regina è cucita con una spilla da balia mentre gli occhi hanno due svastiche.

Il tributo di Andy Warhol

Anche il genio pop Andy Warhol ha dedicato alle regine regnanti una serie di serigrafie di cui una tra le più note è proprio dedicata alla Queen Elizabeth II. Tra i contemporanei a ritrarla anche K-Guy, londinese di nascita, un artista che da anni ha conquistato i media per la sua arte dissacrante e non convenzionale e che nelle sue serigrafie dal titolo “Cruel Britannia” raffigura la monarca con le mani a coprire gli occhi. Un esplicita allusione alle ombre che hanno attraversato il regno di Elisabetta II e al ruolo dell’Inghilterra negli anni dell’imperialismo.

Le opere di K-Guy, artista di punta della Galleria d’arte romana Restelliartco. sono visibili in una mostra temporanea che si terrà in Galleria fino alla fine di ottobre dedicata proprio alla sovrana più longeva della storia. All’interno della mostra sarà ospitata anche la “Fluo Queen” dell’italiano Fabio Ferrone Viola, in cui i materiali da riciclo che l’artista ama utilizzare conferiscono alla regina un indubbio tocco pop. Non poteva infine mancare il contributo di Banksy che nella sua città, Bristol, omaggia la regina con un graffito in cui appare truccata come Ziggy Stardust.

Gli ultimi lavori

Mentre, in tempi più recenti, ricordiamo la serie di ritratti dal tono strettamente realistico di Phil Richards del 2006, Jeff Stultiens del 2012, David Baily del 2015 e Colin Davidson del 2016.

Ritratto realizzato da Colin Davidson

Insomma, la lista di artisti che negli anni si sono destreggiati per catturare, per sempre e al meglio, i caratteri di questa iconica sovrana sono molteplici ed è certo che grazie ad essi “the queen” resterà viva per sempre.

Articolo di Antonella Graziano

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