Colore e azione: l’arte contro il cambiamento climatico


L’arte si è sempre nutrita del contesto sociale, dei cambiamenti storici, culturali e politici che si sono susseguiti nell’arco della storia, per raccontare con uno sguardo spesso fugace altre volte attento, molte tematiche come la bellezza, i crimini del proprio tempo o l’ambiente circostante. La crisi ambientale rappresenta uno dei grandi temi del nostro secolo con cui non soltanto dobbiamo fare i conti ma che giorno dopo giorno ci sollecita e ci chiede urgentemente di agire. Così l’arte ormai da anni si è fatta promotrice, mediante le arti visive come la street art o la fotografia, di questo forte messaggio sociale.
Già nell’Inghilterra della fine del Settecento, all’indomani della Rivoluzione Industriale i paesaggi di Wiliam Turner furono delle vere e proprie testimonianze su tela dei livelli di inquinamento e delle polveri nocive nell’aria.
Tra gli esempi più noti vi è proprio nel quadro Pioggia, vapore e velocità (1844, olio su tela, 91 x 122 cm. Londra, National Gallery) in cui l’artista rappresenta una locomotiva in corsa nella campagna britannica. E’ interessante soffermarsi sulla percezione del colore da parte dell’artista, per comprendere come tale visione fosse già compromessa dalla presenza di inquinamento nell’atmosfera.
Per tornare ai nostri giorni invece, tra le occasioni di riflessione e di denuncia come non citare l’istallazione di Lorenzo Quinn in occasione della 57 Biennale di Venezia.
Due mani giganti scolpite reggono palazzo Ca’ Sagredo a Venezia. Esse rappresentano il supporto in grado di sostenere uno degli edifici piú storici della splendida cittá, tra le piú minaccitate dall’innalzamento dei mari per via del cambiamento climatico.
Anche la fotografia, che per sua natura specifica ritrae il vero, non poteva sottrarsi ad immortalare come il cambiamento climatico sta modificando la terra e i mari. Significativa è la fotografia di Justin Hofman in cui viene immortalato un cavalluccio marino aggrappato ad un cotton fioc. Racconta così l’autore
“Quella che era iniziata come l’opportunità di fotografare un grazioso cavalluccio marino si è trasformata in un momento di frustrazione e tristezza, mentre la marea trasportava una quantità di infinita di immondizie e acque reflue. Questa immagine è un’allegoria delle condizioni dei nostri oceani, presenti e future.”
Allora l’arte può che essere parte attiva di questo processo di sensibilizzazione e di cambiamento, né è un esempio virtuoso il progetto dei murales antismog come l’opera Hunting Pollution di Iena Cruz. Si tratta del murales più grande d’Europa si trova a Roma,, nel quartiere Ostiense, dal titolo “Hunting Pollution” ed è stato inaugurato il 26 ottobre del 2018. A crearlo è stato lo street artist milanese Iena Cruz (pseudonimo di Federico Massa), in collaborazione con Yourban2030 e Air is Art. È grande 1000 metri quadrati ed è in grado di ripulire l’aria come un bosco di 30 alberi. Tutto questo è possibile grazie ad una speciale vernice con cui è realizzato, ovvero l’Airlite: nata dall’idea di due italiani, a contatto con la luce la vernice trasforma agenti inquinanti come ossidi di azoto e zolfo, benzene, formaldeide e monossido di carbonio in molecole di sale, depurando l’aria, dall’88,8%.
Quelli citati sono solo alcuni dei tantissimi artisti che oggi, grazie all’arte e alle sue mille sfumature, stanno lottando affinché il tema del cambiamento climatico arrivi, attraverso le immagini per informare, sensibilizzare e valorizzare il nostro pianeta. D’altronde non ne abbiamo un altro.