Chi è la Scapigliata di Leonardo?

La Scapigliata o Testa di fanciulla è una delle opere più misteriose di Leonardo: è una sorta
di disegno preparatorio che non risponde alle domande che da anni si pongono i suoi
osservatori.


Chi è? Quando è stata composta? L’autore è solo uno? Che vuole rappresentare?


Secondo alcune testimonianze la sua prima destinazione fu la camera di Margherita la
Paleologa, moglie di Federico Gonzaga e nuora di Isabella d’Este. All’inizio del XIX secolo la
ritroviamo in casa del pittore parmense Gaetano Callani, il cui figlio la vendette all’Accademia
di Belle Arti, poi Galleria Nazionale di Parma.


Ció che sappiamo di certo è che è un volto, un volto dipinto a terra ombra, ambra inverdita e
biacca su tavola con inserti di ferro e cinabro. C’è chi pensa si tratti di una Madonna, chi la
riconduce a uno studio per Leda col cigno. Anche riguardo la datazione sono state avanzate le
ipotesi più varie, dall’opera giovanile alla piena maturità.


Resta la bellezza di una giovane dai lineamenti dolcissimi, con le palpebre socchiuse e le labbra
morbide atteggiate a un lieve sorriso, la vibrante capigliatura scomposta in riccioli. L’uso
sapiente del chiaroscuro fa emergere il viso dallo sfondo come un rilievo scultoreo, dando
realizzazione concreta agli studi sui moti dell’anima cui Leonardo si dedicò con passione da
sempre.


“Fa tu adonque alle teste li capegli scherzare insieme col finto vento intorno alli giovanili volti”:
così, in un passo del suo Trattato della pittura, databile al 1490-1492, il grande Leonardo da
Vinci (Vinci, 1452 – Amboise, 1519) suggerisce, al pittore che intenda apprendere i segreti
dell’arte, il modo in cui eseguire i capelli del soggetto raffigurato. Viene quasi naturale
associare questo brano proprio alla Scapigliata (o Scapiliata). Si tratta di una tavoletta di
ridotte dimensioni, peraltro rifilata lungo il bordo destro, probabilmente perché in un momento
imprecisato della storia la si volle adattare a una cornice. Ma la sua storia è ancora in gran
parte tutta da scrivere.


Nei documenti, infatti, non esistono fonti contemporanee a Leonardo che la menzionino espressamente. Il
termine “Scapiliata” compare per la prima volta nell’inventario dei beni del duca Ferdinando Gonzaga
(redatto tra il 12 gennaio e il 3 marzo 1627 e oggi conservato all’Archivio di Stato di Mantova), dove si parla
di “un quadro dipintovi una testa d’una dona scapiliata, bozzata, con cornici di violino, oppera di Lonardo
d’Avinci, stimato lire 180”. Non è certo che si tratti proprio della Scapigliata oggi a Parma, ma molti hanno
voluto associare questa menzione d’inventario al quadretto. La storia conosciuta dell’opera comincia solo
nel 1826, quando gli eredi del pittore Gaetano Callani (Parma, 1736 – 1809) offrono la Scapigliata
all’Accademia di Belle Arti di Parma, dove però alla fine non entrerà, perché sarà la Galleria Palatina ad
accogliere la tavola, nel 1839, con attribuzione a Leonardo da Vinci.


Come già accennato precedentemente, la teoria più avvalorata è che la ragazza rappresentata da Da Vinci
sia un’eroina mitologica perché Leonardo stava studiando per la rappresentazione di “Leda col cigno”, che
raffigura la regina di Sparta Leda, madre di Elena di Troia e di Castore e Polluce e moglie del re Tindaro.
E se l’autore non fosse Leonardo?


In molti hanno ipotizzato, nel corso della storia, che l’opera attribuita a Leonardo potesse anche essere stata
realizzata da un altro artista del periodo, Pietro C. Marani, in quanto il volto della Scapigliata ricorda alcune
rappresentazioni femminili presenti nelle sue opere. L’attribuzione a Leonardo è basata su dati stilistici,
dopo una ricerca nella produzione leonardiana di opere che possano essere raffrontate alla Scapigliata. Un
viaggio tra splendidi ritratti femminili, tutti accomunati dalla naturalezza dei capelli.


Anche se questo lavoro rimane avvolto dal mistero, è indubbio si tratti di un’opera unica che, proprio per la
sua incompletezza è inimitabile. Il valore de La Scapigliata è, chiaramente, inestimabile ma, sebbene non si
possa possedere in senso lato, la si può ammirare in qualunque momento. In fondo, sarebbe stato un
grande peccato nasconderla agli occhi del mondo.

Articolo di Antonella Graziano

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