Benedetta Cappa: tutto sulla donna del futurismo
Introduzione a Benedetta Cappa
A dire del Manifesto futurista pubblicato nel quotidiano Le Figaro nel 1909, grazie al capogruppo Filippo Marinetti, il mondo femminile era bandito dal movimento e addirittura se ne proclamava il totale disprezzo. Nell’arco di pochi anni però vi fu una vera e propria inversione di tendenza, il movimento cambiò, dando spazio anche alle voci femminili. A cosa fu dovuto questo inaspettato cambiamento? Proprio ad una donna. Il merito fu proprio di Benedetta Cappa, nata a Roma nel 1897, cominciò sin da giovane a frequentare in modo satellitare il movimento futurista grazie al pittore Balla, il quale la invitò in studio e ben presto divenne anche sua allieva.
Fu così che incontrò Filippo Marinetti di cui se ne innamorò perdutamente, divenendo da lì a poco sua moglie. Certo, l’incontro con Marinetti fu decisivo nella sua vita, ma sarebbe riduttivo e anche meschino, relegarla al ruolo di Moglie di o pittrice per merito di. L’unione felice porterà non soltanto a coltivare la passione per l’arte ma anche a realizzare le sue prime opere silenziosamente rivoluzionarie. Tra queste credo che la sua opera manifesto fu proprio Psicologia di 1 uomo del 1918, in cui esplora, deride e forse esorcizza il mondo maschile in poche parole come orgoglio, materialismo e vuoto, dichiarandosi e proclamandosi inoltre parolibera futurista.


Benedetta Cappa e il movimento futurista
Il vero contributo di Benedetta al movimento e forse alla mentalità futurista, fu ben chiaro alla pubblicazione di un secondo e non molto conosciuto, manifesto futurista pubblicato nel 1913 nella nota rivista Lacerba. La parola Sensibilità ritornava frequente come un mantra e forse come un richiamo severo all’ordine autentico e naturale delle cose oltre che della vera umanità. L’interesse, invece, tutto futurista per le comunicazioni, le tecnologie e gli aereoplani si manifestarà nelle sue opere più importanti. Anche grazie ai numerosi viaggi compiuti con Marinetti, Benedetta realizza opere che raccontano le sue esperienze in aereo. Le è particolarmente caro anche il tema del mare e dell’azzurro, associato all’inconscio.
La sua produzione è caratterizzata dall’uso di colori tenui e una luce nitida che valorizza i volumi. L’ opera Velocità di motoscafo la scia realizzato nel 1924, fu proprio la rappresentazione del dinamismo e della libertà ma sopratutto nel suo essere pienamente futurista racchiude anche un’originalità potente. In una grande distesa di mare, un motoscafo velocissimo è appena passato lasciando la sua scia: la sua corsa ha provocato un maggior ondeggiamento del mare, testimoniato sia dalla prospettiva di un orizzonte fluttuante sia dalle numerose bande d’acqua blu in cui sono ripetuti triangoli giallo-oro. La scia, sollecitata dall’imbarcazione, sale verso l’alto fendendo il mare. Il motoscafo è solo un puntino rosso, un oggetto volto ad esaltare i veri protagonisti del quadro: il mito della velocità, della scomposizione del colore e della forma.


“Velocità di motoscafo”
Cinque grandi e coloratissimi pannelli, invece furono realizzati per il Palazzo delle Poste di Palermo intorno al 1933-34. Realizzati con tempera ed encausto, furono eseguiti per le pareti della Sala delle Conferenze. Nei vari pannelli rappresentò le cinque comunicazioni terrestri, di mare, di radio, aria, telefono e telegrafiche; tutte affiliate al movimento dell’aeropittura. “Sintesi delle Comunicazioni Aeree” risulta fra le più visionarie raffigurazioni della Sala.
In un cielo dominato dall’azzurro è presente solamente una parte di un aereo in volo, forse in fase di atterraggio. Sotto di questo si vede una porzione di mondo, con case, laghi e fiumi mentre in alto, fra le nuvole, si scorge un paesaggio roccioso. Eppure fra questi due mondi c’è un altro non qualificabile. Una sfera, al cui all’interno è rappresentato un paesaggio stavolta marino. L’opera potrebbe forse rappresentare un viaggio ideale, sognato, scaturito dal processo mentale della sua creatrice.


Benedetta Cappa e “Sintesi delle comunicazioni aeree”
L‘artista non fu solamente una pittrice ma durante la sua vita realizzò sintesi grafiche, romanzi e disegni di rappresentazioni teatrali. Si può considerare un artista totale capace di emergere malgrado il successo del marito. E’ stata in grado di conciliare il suo ruolo di moglie, madre e artista. Morirà, dopo una lunga malattia a Venezia, il 15 maggio del 1977 ma grazie a Lei il Futurismo ebbe una sorta di coscienza femminile parallela.
Un ruolo comprimario all’interno del gruppo, facendo di lei stessa e delle sue opere modello della concezione ideologica e promulgatrice del movimento che andava avanti, tra pause e cambiamenti, da quattordici anni. La Cappa raggiunse personalmente premi e riconoscimenti di cui poche donne riuscirono a gloriarsi. Partecipò cinque volte alla Biennale di Venezia e nel 1930 fu la prima donna ad avere un’opera pubblicata nel catalogo di quest’ultima; altrettante alla Quadriennale di Roma. La sua fu un’arte dominata dall’azzurro, dalle forme geometriche, dall’astrazione e dalla fantasia, dalla libertà e dal dinamismo.
Fu lo stesso Marinetti a dire di lei “Benedetta mia eguale e non discepola”.